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Sinassario | 8 marzo 2023

Mar 7, 2023 | Sinassario

8 marzo- memoria del nostro santo padre e confessore Teofilatto, vescovo di Nicomedia; di Erma apostolo dei 70; del beato Domezio

Sinassario

L’8 di questo mese memoria del nostro santo padre e confessore Teofilatto, vescovo di Nicomedia.
Stichi. Già fu bandito dalla sua patria, Teofilatto, in più si esilia dal suo corpo. L’otto, unendo la sua voce ai celesti accordi, il santo custodito da Dio rientrò nell’ovile.

Lo stesso giorno memoria del nostro beato padre Paolo Plusiadis, confessore.
Stichi. Paolo Plusiadis zittisce la tromba restando l’unico suono della tromba.

Lo stesso giorno memoria del santo apostolo Erma, di cui fa memoria il santo apostolo Paolo nell’epistola ai Romani.
Stichi. Al discepolo del Signore Erma morente, intaglio un soffio di parole.

Lo stesso giorno il santo martire Dion perì di spada.
Stichi. Anche se la destra del malvagio ti scanna, la destra del Sovrano ti incorona, o Dion.

Lo stesso giorno il beato Domezio si addormentò in pace.
Stichi.> Domezio, pagò l’ultimo debito e gli angeli lo condussero in alto.

Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.

 

  • 03: Memoria di San Litifredo (o Liutfredo) di Pavia Vescovo (verso 874)

a cura del Protopresbitero Giovanni Festa

San Litifredo (o Liutfredo) di Pavia Vescovo (verso 874)

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/44290

Litifredo o Liutfredo I è il trentunesimo vescovo di Pavia, che governò la diocesi nel IX secolo.
Nella lista dei vescovi egli compare dopo Liutardo e prima di Giovanni II (874-911).
Di San Litifredo non sappiamo nulla.
Si ritiene che governò la diocesi per dieci anni, tra il 864 e 874, la cui presenza è suffragata da una menzione in un’epistola di papa Giovanni VII, datata 8 maggio 878.
La tradizione ci tramanda che fu proprio Litifredo a volere la traslazione delle reliquie di Sant’Onorata, sorella di Sant’Epifanio.
I suoi resti sono conservati nella cappella del Sacro Cuore del duomo di Pavia e il suo culto fu confermato da papa Leone XIII nel 1888..

Tratto da http://www.eltestigofiel.org/index.php?idu=sn_815

Litifredo fu vescovo di Pavia nella seconda metà del IX secolo. Non sappiamo nulla della tua patria, così come della tua data di nascita.
 Esiste breve elogio funebre in un documento chiamato “Breviarium Sanctorum Ticiniensis Episcoporum Ecclesiae” (Breviario dei santi vescovi della Chiesa di Pavia); In esso ci viene detto che Litifredo ha dato presto segni  sulla sua futura santità, dedicandosi a Cristo nello studio sacro, già nella sua adolescenza. Una volta nell’episcopato di Pavia, ha mostrato segni di pietà, pazienza e mitezza. Ci è stato tramandato  che ha preparato la sua anima alla giustizia e al timore di Dio e ha rafforzato il suo cuore nella battaglia contro le tentazioni. La tradizione ci tramanda che fu proprio Litifredo a volere la traslazione delle reliquie di Sant’Onorata, sorella di Sant’Epifanio al monastero di San Vincenzo

  • 03: Memoria di San Probino Vescovo di Como (verso il 420)

a cura del Protopresbitero Giovanni Festa

Martirologio Romano A Como, san Provino, vescovo, che, fedele discepolo di sant’Ambrogio, preservò dall’eresia ariana la Chiesa a lui affidata.

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/91194

Probino era discepolo di s. Ambrogio, il quale lo inviò come collaboratore del protovescovo s. Felice a Como e quando questi morì nel 391, Probino ne divenne il successore; fu vescovo della diocesi fino al 420.
Il suo episcopato dovette rifulgere per saggezza e santità, perché dopo la sua morte, ebbe un culto ininterrotto; la reliquia del suo capo fu conservata in un tempietto fuori città, fatto edificare da lui stesso e dedicato ai santi Gervasio e Protasio, che pochi anni prima che divenisse vescovo, nel 386, ne erano stati scoperti i corpi a Milano ad opera di s. Ambrogio.
La reliquia restò lì fino al 1118 quando per salvaguardarla dalle scorrerie nemiche, fu trasferita entro le mura della città di Como, nella chiesa di S. Antonio, che prese il nome di S. Probino.
Si hanno notizie delle successive ricognizioni delle reliquie, avvenute negli anni 1504, 1618, 1836, 1933; l’afflusso dei fedeli al suo sepolcro fu continuo, specie da parte degli ammalati di febbri maligne, di cui s. Probino è ritenuto guaritore.
Nel 1096 una parte del cranio, fu ceduta alla collegiata di Agno nel Canton Ticino e posta in un busto d’argento, qui si è poi sviluppato un culto molto intenso e ogni anno, l’8 marzo si celebra la sua festa liturgica con grande concorso di fedeli, provenienti anche da altre zone; per l’occasione si tiene una importante fiera, rinomata in tutto il Ticino.

  • 03: Memoria di San Teofilatto, vescovo di Nicomedia

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

San Teofilatto, di origine asiatica, giunse giovanissimo a Costantinopoli per perfezionare i suoi studi. Per la sua eccellente istruzione rapidamente acquisì un’ottima reputazione e sviluppò relazioni amichevoli con alti funzionari statali, come il futuro patriarca Tarasio, che a quel tempo era primo segretario imperiale. Quando nel 784, succedendo a Paolo IV, Tarasio divenne Patriarca di Costantinopoli, Teofilatto fu inviato insieme a Michele (il futuro vescovo di Sinnada) in un monastero sul mar Nero. Poco più tardi, probabilmente intorno all’anno 800, fu scelto come vescovo di Nicomedia. In questa nuova posizione, san Teofilatto si distinse per le opere di carità e di assistenza sociale. Costruì chiese, il grande ospedale dei Santi Anargiri Cosma e Damiano, case di accoglienza per i malati e i poveri, per le vedove e gli orfani.
Alla morte dfel Patriarca Tarasio, nell’806, fu scelto a succedergli Niceforo I. Questi chiese l’aiuto ad un gruppo di vescovi per combattere l’indirizzo iconoclasta dell’imperatore Leone V l’Armeno: tra essi, il beato Teofilatto, sant’Emiliano di Cizico, sant’Eutimio di Sardi, Eudossio di Amorio, san Michele di Sinnada e san Giuseppe di Tessalonica. Tutti insieme si recarono al palazzo imperiale ed esposero i motivi della correttezza dogmatica del culto delle icone. Ma l’imperatore non cambiò idea. Il beato Teofilatto allora prese la parola e disse apertamente al sovrano che a causa del suo disprezzare il sacrificio e la longanimità del Signore, una morte terribile era nel suo destino, senza nessuna possibilità di aiuto. L’imperatore si infuriò e condannò tutti all’esilio. Il patriarca Niceforo a Crisopoli, sul Bosforo, gli altri vescovi in diversi luoghi, e Teofilatto a Strobilo in Asia Minore, dove rimase per trent’anni, ivi morendo in pace nell’840. Leone l’Armeno, così come profetizzato dal beato, fu aggredito la notte di Natale dell’820 nella cappella del palazzo imperiale, trovando la morte senza che nessuno potesse soccorrerlo.
Diversi anni dopo, al tempo dell’imperatrice Teodora e del patriarca Metodio, il corpo del santo fu riportato a Nicomedia, nell’anno 846, e seppellito nella chiesa dei Santi Anargiri, che egli stesso aveva fatto costruire. San Teodoro lo Studita parla del beato Teofilatto come “colonna della verità, fondamento dell’Ortodossia, custode della pietà, sostegno della Chiesa”.

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