Introduzione al Cristianesimo Ortodosso e alla Chiesa Ortodossa

Il cristiano ortodosso è colui che vive in conformità con la fede professata dalla Chiesa Cristiano-Ortodossa, cioè quella fede “che è stata trasmessa ai santi una volta per tutte” (Giuda 3), consegnata da Gesù Cristo agli apostoli e poi tramandata, mediante la Sacra Tradizione, da una generazione all’altra, senza alterazioni. Per questo lo stile di vita del cristiano ortodosso è inseparabile da quello della comunità ortodossa attraverso tutte le generazioni e in ogni paese.

Lo scopo perseguito dalla Chiesa Ortodossa è la salvezza di ogni uomo: unendolo a Cristo nella Chiesa, trasformandolo attraverso la santificazione e donandogli la vita eterna. Questo è il Vangelo, la buona novella: Gesù è il Messia che è risorto dai morti e noi, di conseguenza, possiamo essere da Lui salvati.

I Cristiani Ortodossi venerano il Padre e il Figlio e lo Spirito Santo – la Santissima Trinità, l’unico Dio. Seguendo le Sacre Scritture e i Santi Padri, la Chiesa crede che la Trinità sia costituita da tre persone divine (ipostasi) che condividono una sola essenza (ousía). Questo credo costituisce un paradosso per la ragione, ma è così che Dio si è rivelato. Tutte e tre le persone sono coessenziali l’una all’altra, cioè hanno la stessa essenza (homooúsios) e sono coeterne. Non c’è mai stato un tempo in cui una delle persone della Trinità non sia esistita. Dio è al di là e prima del tempo e ancora agisce nel tempo, muovendosi e parlando nella storia.

Dio non è un’essenza impersonale o un semplice “potere superiore”, in quanto ciascuna delle persone divine si relaziona personalmente con l’umanità. Dio non è nemmeno un semplice nome per tre divinità (politeismo), in quanto la fede ortodossa è monoteista ma allo stesso tempo trinitaria. Il Dio della Chiesa Cristiana Ortodossa è il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, l’IO SONO che si è rivelato a Mosè nel roveto ardente (Esodo 3, 14).

La fonte e l’unità della Santissima Trinità è il Padre, dal quale il Figlio è generato e da cui procede lo Spirito Santo. Così, il Padre è il fondamento sia dell’unità della Trinità sia della sua distinzione. Cercare di comprendere l’ingenerato (il Padre), il generato (il Figlio) o la processione (dello Spirito Santo) porta alla follia, dice  san Gregorio il Teologo, pertanto la Chiesa si avvicina a Dio nel mistero divino, in modo apofatico, accontentandosi di incontrare Dio personalmente nella consapevolezza dell’inadeguatezza della mente umana a comprenderlo.

La principale professione di quanto creduto dalla Chiesa è costituita dal Credo Niceno-Costantinopolitano.

Cristologia

La seconda persona della Santissima Trinità, il Figlio di Dio, generato prima di tutti i secoli dal Padre senza madre, è stato generato nel tempo dalla Vergine Maria, la Madre di Dio (la Theotokos ovvero la Deipara, “che ha generato Dio”), senza padre. È il Logos, il Verbo di Dio, che si è fatto carne e ha abitato in mezzo a noi, com’è affermato all’inizio del Vangelo di Giovanni. Gesù Cristo è Dio incarnato. Questa è la dottrina dell’Incarnazione: Dio si è fatto uomo.

Il Nostro Signore Gesù Cristo è il Theanthropos, il Dio-uomo. Non è mezzo Dio e mezzo uomo, né un ibrido dei due. Realmente è pienamente Dio e pienamente uomo, perfetto nella sua divinità e perfetto nella sua umanità. Ha due nature, unite nell’Incarnazione nell’unica persona di Cristo “senza confusione, senza mutamento, senza divisione, senza separazione” (professione del Concilio di Calcedonia). Essendo pienamente Dio e uomo, ha anche due volontà: una umana e una divina, alla quale quella umana è sottomessa. Ha due nature, ma rimane una sola persona, una sola ipostasi.

Gesù è Dio, la seconda persona della Santissima Trinità. Egli è l’IO rivelato a Mosè. Egli è la via, la verità e la vita. È il Dio prima dei secoli, venuto sulla terra come un bambino, morto sulla croce come uomo e risorto dai morti. Lui e il Padre sono una cosa sola, perché è coessenziale al Padre. Durante la sua passione e morte in croce, uno della Trinità ha sofferto nella carne.

Egli è il Messia, il Cristo, l’Unto di Dio, preannunciato dai profeti dell’Antico Testamento. È il Salvatore del mondo, l’Agnello di Dio, il Figlio dell’Uomo. Come descritto nei Vangeli. Gesù Cristo è nato da una donna, è diventato uomo, ha predicato, guarito, insegnato ai suoi discepoli, è morto fisicamente sulla croce ed è risorto dai morti corporalmente il terzo giorno. È poi asceso al Cielo e si è assiso alla destra del Padre. Lui solo è senza peccato.

La sua opera sulla Terra è stata finalizzata alla salvezza dell’umanità, per la vita del mondo. Tutto ciò che ha fatto è stato per la nostra salvezza, dalle parabole al battesimo, alla sua gloriosa morte e risurrezione.

In virtù della sua divino-umanità e di ciò che ha fatto per noi, abbiamo l’opportunità di diventare per grazia ciò che lui è per natura. Possiamo cioè rivestirci di Lui, diventando partecipi della natura divina.

Ecclesiologia

La Chiesa è il Corpo di Cristo, comunione teantropica (divino-umana) di Gesù Cristo con il suo popolo. L’unico capo della Chiesa è Cristo. La fede tradizionale della Chiesa è attestata nel Credo Niceno-Costantinopolitano che la definisce una, santa, cattolica e apostolica. Con ciò si intende che la Chiesa è indivisa e non molteplice (una), santificata e riservata all’opera di Dio (santa), integra e caratterizzata da pienezza e universalità (cattolica) ed è chiamata ad estendersi in tutto il mondo onde predicare il Vangelo e battezzare le genti (apostolica).

La Chiesa è la Sposa di Cristo, la sposa escatologica del Figlio di Dio, unita a lui nella fede e nell’amore, per i quali Egli si è consegnato alla morte sulla croce. L’intimità tra marito e moglie è un’immagine terrena dell’intimità che Cristo ha con la sua Chiesa, e l’unione del matrimonio terreno è un’ombra dell’unione del matrimonio dell’Agnello di Dio con la Chiesa.

La comunità ecclesiale è il luogo della salvezza per l’umanità; è veramente l’Arca in cui l’umanità può essere salvata dal diluvio della corruzione e del peccato. In essa i cristiani operano sacramentalmente la loro salvezza con timore e tremore (Fil 2, 12), adorando la Santissima Trinità in spirito e verità. La Chiesa è la colonna e il fondamento della verità (I Tim 3, 15) e quindi imprescindibile nella lotta del cristiano per comprendere l’unica verità. La Chiesa è eterna e le porte dell’inferno non prevarranno contro di essa (Matteo 16, 18).

La Chiesa è composta dai profeti e dai santi dell’Antica e della Nuova Alleanza, dagli angeli e dalla concreta comunità storica dei credenti in questa vita terrena.

I confini della Chiesa sono in ultima analisi noti solo a Dio stesso, ma al di fuori del contesto storico della Chiesa Ortodossa – la natura del legame di qualsiasi essere umano (credente, o meno, in Cristo) con la Chiesa è a noi sconosciuto. Nel corso della storia vari gruppi si sono staccati dalla Chiesa, Si tratta di una tragica realtà che non divide la Chiesa, ma separa credenti dalla Chiesa. Lo status finale dei cristiani in tali comunità dipende dalla misericordia e dalla grazia di Dio, come nel caso di coloro che appartengono alla Chiesa in questa vita.

La Sacra Tradizione

La Santa Tradizione è il deposito della fede data da Gesù Cristo agli Apostoli e trasmessa nella Chiesa da una generazione all’altra senza aggiunte, alterazioni o sottrazioni. Vladimir Lossky ha descritto la Tradizione come “la vita dello Spirito Santo nella Chiesa”. È dinamica nell’applicazione, ma immutabile nei dogmi. È crescente nell’espressione, ma sempre uguale nell’essenza. A differenza di molte concezioni popolari della tradizione, la Chiesa Ortodossa non considera la Santa Tradizione come qualcosa che cresce e si espande nel tempo, formando un insieme di pratiche e dottrine che si accumulano, diventando gradualmente qualcosa di più sviluppato e alla fine irriconoscibile rispetto a quanto era dei primi cristiani. Piuttosto, la Santa Tradizione è la stessa fede che Cristo ha insegnato agli Apostoli e che essi hanno dato ai loro discepoli, conservata in tutta la Chiesa e soprattutto nella guida di essa attraverso la successione Apostolica.
La posizione centrale nella Sacra Tradizione è occupata dalle Sacre Scritture, la testimonianza scritta della rivelazione di Dio nella Chiesa. In quanto tali, le Scritture sono sempre interpretate all’interno della Tradizione che costituisce il contesto della loro scrittura e canonizzazione.

Il culto

L’adorazione nella Chiesa Ortodossa è intesa come la più alta vocazione dell’uomo, cadere ai piedi di Dio Onnipotente, la Santissima Trinità, e abbandonarsi completamente a Lui, unendosi misticamente a Lui nei santi misteri. Adorare Dio significa realizzare lo scopo per cui siamo stati creati.

Il culto ortodosso è liturgico, cioè segue specifici schemi e cicli rituali con riverente dignità e abbracciando l’intera persona umana. La sua riverenza e il suo timore sono dovuti al fatto che è inteso come un ingresso nella sala del trono del Creatore. Il culto ortodosso è trasformante, in quanto porta il Cristiano a una più profonda comunione con Dio e, nella sinergia con Lui, lo trasforma in una persona santa, un santo.

L’adorazione si distingue dalla venerazione in quanto quest’ultima è semplicemente il rispetto genuino che i Cristiani Ortodossi mostrano per le persone e le cose sacre, mentre l’adorazione stessa è una totale rinuncia a sé stessi per unirsi a Dio.

Una componente secondaria ma essenziale del culto nell’Ortodossia è l’insegnamento dei dogmi della fede, che forma il cristiano nelle dottrine della Chiesa.

Il centro della vita liturgica Cristiana Ortodossa è la Divina Liturgia.  Altre funzioni principali sono i Vespri e l’Orthros (Mattutino).

Sacramenti

I sacramenti, più propriamente definiti sacri misteri, costituiscono l’azione deificante della Santissima Trinità nel creato. L’intera vita della Chiesa è sacramentale. Nei misteri il Cristiano è unito a Dio, diventando partecipe della natura divina (II Pietro 1, 4). Attraverso i sacramenti Dio si rende presente nella creazione attraverso le sue energie divine increate, restando assolutamente trascendente e impartecipabile nella sua essenza. L’azione dei misteri si avvale della materia di questo mondo per trasmettere al Suo popolo la Sua presenza.

I sacramenti comunemente riconosciuti sono sette, anche se il numero non è mai stato fissato dogmaticamente. I tre sacramenti di iniziazione alla Chiesa sono il battesimo, la cresima e l’Eucaristia. Quest’ultima è il mistero centrale nella vita della chiesa, quello che porta a compimento ogni azione ecclesiale e di conseguenza è cioè che sugella tutti gli altri sacramenti: per questo l’Eucaristia è il sacramento dei sacramenti. Gli altri sacramenti sono: l’unzione dei malati per la guarigione dell’anima e del corpo, la confessione per il pentimento e la riconciliazione con la Chiesa, il matrimonio per coloro che si uniscono in comunità matrimoniale e l’ordinazione per coloro che sono chiamati a servire la Chiesa nell’ordine sacro.

I sacramenti richiedono una piena partecipazione alla vita della Chiesa e quindi non possono essere amministrati ai non ortodossi. Solo il battesimo viene amministrato a coloro che non sono ancora membri della Chiesa: esso è il mistero che unisce il Cristiano a Cristo e quindi lo introduce nella Chiesa, portandolo da credente come catecumeno (che si prepara al battesimo) a membro a pieno titolo del Corpo di Cristo.

Antropologia

L’antropologia cristiano-ortodossa insegna che l’uomo è stato creato da Dio per adorarlo in comunione con Lui, in quanto  fatto a Sua immagine e somiglianza. Tutti gli esseri umani hanno quindi un valore unico e inestimabile, perché portano l’impronta indelebile del Creatore. Gli esseri umani sono composti da un’anima e da un corpo, che costituiscono in modo permanente la natura umana.

Con la caduta, Adamo ed Eva non solo peccarono violando i comandamenti di Dio, ma trasformando il loro stato ontologico. La loro natura non è stata cambiata in sé, ma l’immagine di Dio in loro è stata oscurata dal peccato, che è una separazione ontologica da Dio. L’uomo caduto non è quindi totalmente corrotto, ma soffre della malattia del peccato che gli rende molto più difficile raggiungere la santità.

Tutta l’umanità soffre degli effetti del peccato (morte, malattia e tutti i mali). Nella teologia ortodossa il peccato originale è inteso come il peccato commesso da Adamo ed Eva nel paradiso e non come una colpa trasmessa dai Protogenitori ai loro discendenti (cioè a tutta l’umanità). Quello che l’umanità ha ereditato sono le conseguenze del peccato originale, ovvero la morte e la condizione precaria nel mondo condannato alla fatica della sopravvivenza e al parto nel dolore. Il peccato originale non costringe nessuno a peccare, bensì è considerato nell’Ortodossia piuttosto alla stregua di una malattia ereditaria che può essere curata, consentendo così al Cristiano di riprendere il cammino dinamico volto a ripristinare la somiglianza con Dio e dunque a restaurare la perfetta immagine di Lui. Per questo la teologia ortodossa vede nella Madre di Dio colei che ha resistito al peccato senza aver bisogno di una particolare elezione divina (come nel dogma cattolico dell’immacolata concezione, non accolto dalla Chiesa ortodossa).

Soteriologia

La soteriologia è la dottrina della salvezza. Nella Chiesa Ortodossa la salvezza è intesa come deificazione o divinizzazione (théosis), processo di infinita di assimilazione a Dio. Il significato della deificazione è che il cristiano può diventare sempre più compreso nella vita divina, diventando per grazia ciò che Cristo è per natura. Come disse Sant’Atanasio il Grande: “Dio si è fatto uomo perché l’uomo diventi Dio”. Partecipando all’incarnazione, l’uomo diventa come Cristo.

La salvezza è un processo che comprende non solo l’intera vita terrena del cristiano, ma anche la vita eterna nel secolo futuro. Viene spesso descritta articolarsi in tre fasi: catarsi (purificazione), theoria (illuminazione) e theosis (divinizzazione). La salvezza, quindi, non è soltanto il liberarsi dal peccato (purificazione), ma è progresso nella luce divina. Così, il cristiano, pieno di Dio e in unione con Lui, risplende con le sembianze divine, diventando portatore della luce increata. Sebbene si faccia riferimento schematicamente questi tre gradini, tra di essi c’è sovrapposizione e così l’intero processo è generalmente definito théosis.

È solo in Cristo e attraverso Cristo che l’uomo può essere salvato. La salvezza non può essere guadagnata, essendo un dono gratuito di Dio. La sua acquisizione, tuttavia, richiede la cooperazione dell’uomo, perché Dio non viola la libera volontà dell’uomo. Pertanto, la vita di perenne conversione dal peccato  mediante la partecipazione ai sacramenti è il mezzo con cui l’uomo coopera con Dio. Questa cooperazione è chiamata sinergia (synérgeia).

Nella deificazione (théosis), l’uomo si riempie della vita divina. Assume gli attributi di Dio, ma non si fonde con la Santissima Trinità. C’è unione senza confusione. L’uomo può diventare un dio per grazia, non in senso politeistico, bensì nel senso di figlio o figlia dell’Altissimo per adozione. I Padri hanno sovente utilizzato l’immagine della spada arroventata per descrivere la théosis: la spada assume infatti gradualmente le proprietà del fuoco (luce e calore), ma rimane pur sempre una spada.

La Chiesa ortodossa non prende posizione su chi esattamente verrà salvato o cosa succederà a coloro che non saranno nel mondo a venire.

Clero

I chierici sono coloro che nella Chiesa Ortodossa sono stati chiamati da Dio a svolgere funzioni specifiche di servizio e di guida nella Chiesa. Non sono degni di per sé di adempiere a queste funzioni, ma per la grazia dell’ordinazione, Dio li mette in grado di compiere la Sua volontà. Per questo motivo, nella tradizione ortodossa al termine dell’ordinazione a uno dei gradi del sacerdozio viene gridata l’acclamazione Axios! (“Degno!”) dall’intera assemblea, non perché la Chiesa affermi la dignità particolare di quell’individuo a essere ordinato (visto che a quel punto è già stato ordinato), ma dichiara che lo Spirito Santo è sceso su di lui trasformando quell’uomo in un chierico.

Il clero non è intrinsecamente più elevato o migliore dei partecipi del sacerdozio regale di Cristo. Il ministero del clero, tuttavia, è visto come un ruolo più intenso e potenzialmente rischioso dal punto di vista spirituale, poiché ha compito dell’amministrazione dei santi misteri e la responsabilità dell’insegnamento al popolo di Dio. Nella Chiesa infatti ogni dono, ogni carisma e ogni responsabilità vengono dall’alto, “scendendo dal Padre delle luci” (Giac 1, 17), per cui ogni ruolo costituisce non una prerogativa personale bensì un servizio sinergico alla volontà di Dio per la salvezza del Suo popolo.

Nella Chiesa esistono due classi di chierici: quelli con ordini  minori e quelli con ordini maggiori. Gli ordini minori attualmente in uso nella Chiesa sono il lettore, il cantore e l’ipodiacono (in alcune tradizioni non si hanno cantori ordinati perché si usa la musica corale). Gli ordini maggiori, risalenti ai tempi apostolici,  sono il diaconato, il presbiterato e l’episcopato. Questi tre costituiscono il sacerdozio vero e proprio.

Santi

Sono santi, in primo luogo, quanti fanno parte della Chiesa, il Corpo di Cristo. Il termine santo si riferisce letteralmente a chi è stato messo a parte per gli scopi di Dio, significato essenziale della santità. Essere santi significa essere messi a parte e quindi non dipende dal proprio valore personale.

In accezione più comune i santi sono coloro la cui vita ha mostrato con ogni evidenza di esser stati messi a parte per il servizio di Dio. La loro santità, che non è loro ma di Cristo, ha brillato in modo così evidente che i cristiani ortodossi portano loro un grande rispetto, che viene definito venerazione. Questa venerazione è dovuta in ultima analisi all’opera di Cristo ed è un riconoscimento della gloria di Cristo manifestata nei suoi eletti (che sono i Santi).

Dal momento che la Chiesa riconosce l’opera di Cristo nei santi, essa li glorifica mediante la canonizzazione, attraverso la quale i santi sono indicati al popolo affinché la loro vita possa essere imitata, così come l’apostolo Paolo esorta a imitarlo come lui ha imitato Cristo (Filip 3, 17; 1 Tess 1, 6). Con la canonizzazione degli uffici liturgici sono composti per celebrare la memoria dei santi in particolari momenti dell’anno e il loro culto è ufficialmente stabilito in tutta la Chiesa.

La storia ecclesiastica

La storia della Chiesa registra l’opera di Cristo nel corso della storia umana. La Storia nell’Ortodossia ha un significato teologico in ragione dell’incarnazione di Gesù Cristo: così come Dio ha scelto di diventare un uomo, vivente e respirante, ha scelto anche di operare nella storia umana per portare la salvezza. Così, la storia della Chiesa è storia sacra, non nel senso della storia Biblica, che costituisce la storia della salvezza, ma come una manifestazione degli effetti continui della storia della salvezza nell’esperienza dell’uomo.

Chiesa ortodossa

La Chiesa Ortodossa è l’unica Chiesa fondata da Gesù Cristo e dai suoi apostoli, costituita il giorno di Pentecoste con la discesa dello Spirito Santo nell’anno 33 d.C. È anche conosciuta (soprattutto nell’Occidente contemporaneo) come Chiesa Ortodossa Orientale o Chiesa Ortodossa Greca. Può anche essere chiamata Chiesa Cattolica Ortodossa, Chiesa Cristiana Ortodossa, Chiesa una, santa, cattolica e apostolica, Corpo di Cristo, Sposa di Cristo o semplicemente Chiesa.
I vescovi della Chiesa Ortodossa sono i successori degli apostoli secondo una successione ininterrotta e ricevono la loro consacrazione per opera dello Spirito Santo. Tutti i vescovi ortodossi, indipendentemente dai loro titoli (cioè che siano Patriarchi, Arcivescovi, Metropoliti o Vescovi), sono uguali nel loro ufficio sacramentale. I titoli dati ai vescovi sono semplicemente amministrativi o onorifici nella loro essenza. In un concilio, ogni vescovo può esprimere un solo voto, sia che si tratti del Patriarca Ecumenico, sia che si tratti semplicemente di un vescovo ausiliare senza una diocesi.
Quindi, non vi è alcun equivalente al papato cattolico romano all’interno della Chiesa Ortodossa.
Come nella successione Apostolica, la fede della Chiesa è quella trasmessa da Cristo agli apostoli. Nulla viene aggiunto o sottratto a quel deposito di fede che è stato “consegnato una volta per tutte ai santi” (Giuda 3). Nel corso della storia, varie eresie hanno afflitto la Chiesa, e in quei momenti la Chiesa si è pronunciata dogmaticamente (nei concili Ecumenici) enunciando mediante nuove definizioni e nuovi termini quanto è sempre stato creduto dalla Chiesa, impedendo così la diffusione dell’eresia e chiamando al pentimento coloro che hanno diviso il Corpo di Cristo. Come si è già detto la principale professione di fede è il Credo Niceno-Costantinopolitano, stabilito dai Concili di Nicea I (325) e di Costantinopoli I (381).
Quasi duemila anni fa, Gesù Cristo, il Figlio di Dio, è venuto sulla terra, ha fondato la Chiesa e ha inviato i Suoi Apostoli e discepoli ad annunciare la Sua Salvezza all’intera umanità. Gli Apostoli diffusero la Chiesa e i suoi insegnamenti e fondarono diverse chiese, tutte unite nella fede, nel culto e nella partecipazione ai Misteri (ovvero, come vengono chiamati in Occidente, i Sacramenti). Le Chiese fondate dagli stessi Apostoli comprendono i Patriarcati di Alessandria. Antiochia, Gerusalemme, Roma e Costantinopoli. La Chiesa di Alessandria fu fondata da San Marco, quella di Antiochia da San Paolo, quella di Gerusalemme dai SS. Pietro e Giacomo, la Chiesa di Roma dai SS. Pietro e Paolo e la Chiesa di Costantinopoli da Sant’Andrea. Quelle fondate nei secoli successivi grazie all’attività missionaria delle prime Chiese sono state le Chiese del Sinai, della Russia, della Serbia, della Bulgaria, della Romania e molte altre. Alcune chiese sono nate per ragioni storico-politiche, come la Chiesa greca, nata dopo l’indipendenza dall’impero ottomano, cosa che comportò una semi-autonomia rispetto al Patriarcato di Costantinopoli.
Ogni chiesa ha sempre avuto un’amministrazione indipendente, ma, ad eccezione della Chiesa di Roma, che si è separata dalle altre nell’anno 1054, esse sono unite nella fede, nella dottrina, nella tradizione apostolica, nei sacramenti, nella Liturgia eucaristica e negli altri uffici liturgici. Insieme costituiscono la cosiddetta “Chiesa Ortodossa”, che letteralmente significa “retto insegnamento” o “retto culto”, derivato da due parole greche: orthos, “retto/giusto” e doxa, “insegnamento” o “culto”.
La Chiesa Ortodossa è in diretta continuità storica con le prime comunità cristiane fondate nelle regioni del Mediterraneo orientale dagli apostoli del Signore Gesù.
Il destino del Cristianesimo in queste aree fu plasmato dal trasferimento, nel 320 d.C., della capitale imperiale dalla Roma Antica alla Nuova Roma – Costantinopoli da parte dell’imperatore Costantino I. Di conseguenza, durante i primi otto secoli di storia della Chiesa, i principali sviluppi culturali, intellettuali e sociali della Chiesa cristiana ebbero luogo in questa regione; ad esempio, tutti i concili ecumenici di quel periodo si svolsero a Costantinopoli o nelle sue vicinanze.
I missionari, provenienti da Costantinopoli, convertirono gli Slavi e altri popoli dell’Europa orientale alla Cristianità (Bulgaria, 864; Russia, 988) e tradussero le Scritture e i testi liturgici nelle lingue vernacolari utilizzate nelle varie regioni. Così, la liturgia, le tradizioni e le pratiche della Chiesa di Costantinopoli furono adottate da tutti e costituiscono tuttora i modelli di base dell’Ortodossia contemporanea.
L’evoluzione della Cristianità Occidentale non fu tuttavia coerente con questo stato delle cose, che ha rappresentato il volto della Cristianità nel primo millennio: il ruolo del papa, vescovo di Roma e, successore dell’apostolo Pietro fu oggetto di un’evoluzione che portò a considerarlo come il capo assoluto della Chiesa universale per designazione divina. I cristiani orientali che fino alla fine del primo millennio avevano accettato senza problemi il ruolo del papa come primo tra i patriarchi non potevano recepire questa innovazione. Questa differenza spiega le varie rotture che si sono verificate tra la Chiesa di Roma e le altre Chiese locali orientale, producendo un allontanamento sempre più grave. Una delle dispute più accese riguardava l’introduzione unilaterale della clausola del filioque nel Credo Niceno-Costantinopolitano da parte della Chiesa occidentale.
Lo scisma si sviluppò progressivamente. Le crescenti controversie tra Oriente e Occidente raggiunsero l’apice dal 1054, quando i vescovi di Roma e di Costantinopoli si scambiarono anatemi. Fu tuttavia il saccheggio di Costantinopoli da parte delle armate occidentali durante la Quarta Crociata (1204 d.C.) a radicare la rottura tra le due parti della cristianità.
Successivamente si ebbero dei tentativi di riconciliazione, in particolare con i concili di Lione (1274 d.C.) e di Firenze (1438-39 d.C.), i quali tuttavia non ebbero successo. Quando il papato si dichiarò infallibile (Concilio Vaticano I, 1870 d.C.), la frattura tra Oriente e Occidente si allargò ulteriormente. Solo dopo il Concilio Vaticano II (1962-65) la deriva di allontanamento si è invertita, portando a un sincero dialogo finalizzato a giungere a una comprensione reciproca e a ristabilire l’unità dei cristiani.

Credenze e pratiche

La Chiesa Ortodossa riconosce la sua massima autorità nel Concilio ecumenico. La dottrina e la disciplina sono quindi fondate sulle autorevoli decisioni dei sette concili ecumenici che si sono riuniti tra il 325 d.C. e il 787 d.C. e che hanno stabilito una volta per tutte le dottrine fondamentali della Trinità divina e dell’Incarnazione divino-umana di Cristo. Nei secoli successivi altri concili, accolti come normativi dall’intera Chiesa ortodossa, si sono pronunciati su diverse dottrine, come la natura increata della Grazia (1341 d.C., 1351 d.C.) o la condanna del filetismo (cioè del nazionalismo come criterio ecclesiologico) (Costantinopoli, 1872 d.C.); vi sono state inoltre delle prese di posizione pan-ortodosse rispetto agli insegnamenti occidentali, come nell’Enciclica dei Patriarchi orientali del 1895 in risposta all’Enciclica di Papa Leone XIII sulla riunificazione.
La Chiesa ortodossa mantiene le antiche tradizioni della unità sacramentale dell’iniziazione cristiana, per cui i bambini (ma anche gli adulti) subito dopo il battesimo ricevono la Cresima e partecipano all’Eucarestia; l’episcopato, in quanto sommo grado del sacerdozio, è inteso alla luce della Successione Apostolica. Il matrimonio non preclude il sacerdozio, per cui i sacerdoti sono scelti tra gli uomini sposati o tra i monaci. I vescovi sono invece scelti tra i soli monaci. La venerazione di Maria come Madre di Dio (Theotokos) è centrale nella teologia ortodossa dell’Incarnazione, e l’intercessione dei santi è anche enfatizzata nella Sacra Tradizione.

Dopo la controversia sulle immagini sacre, scatenata dall’eresia iconoclasta, le icone – cioè le sacre raffigurazioni di Cristo, della Vergine Maria o dei santi – sono riconosciute dogmaticamente dal Settimo Concilio ecumenico (Nicea II, 787 d.C.) come testimonianze visibili del fatto che Dio ha assunto la natura umana nella persona del Signore Gesù Cristo.
La Liturgia celebrata dalla Chiesa Ortodossa è stata tradotta dal greco in molte lingue. È sempre cantata, non solo recitata. I fedeli ricevono la Santa Comunione nelle due specie del Corpo e del Sangue di Cristo, mediante un cucchiaio. La Chiesa ortodossa confessa che il Pane e il Vino offerti sull’altare divengono il vero Corpo e il vero Sangue di Cristo per l’azione dello Spirito Santo che viene invocato dal sacerdote nella cosiddetta preghiera dell’Epiclesi. La Santa Eucaristia viene distribuita ai fedeli mediante un cucchiaio; essa non viene mai presa da una “riserva”, se non nel caso della comunione ai malati.

Il monachesimo, che ha avuto origine nell’Oriente Cristiano (Egitto, Siria, Cappadocia), è considerato da sempre nella Chiesa Ortodossa come un ministero profetico di uomini e donne che, attraverso la loro perpetua vita ascetica, mostrano l’azione dello Spirito Santo. La repubblica monastica del Monte ATHOS, in Grecia, costituisce a tutt’oggi il cuore spirituale della Chiesa ortodossa ed è guardato da tutti i cristiani ortodossi come un modello realizzato di vita in Cristo.

Struttura attuale della Chiesa

La Chiesa Ortodossa è una, unica e indivisa: essa è l’una, santa, cattolica e apostolica Chiesa. Essa è organizzata in base al criterio territoriale, che ha una ragione puramente pastorale: ogni giurisdizione ecclesiastica, cioè ogni chiesa locale, non è pertanto una parte incompleta della Chiesa, bensì costituisce il pleroma (la pienezza) della Chiesa in un particolare territorio. La Chiesa ortodossa è pertanto costituita da una famiglia di chiese locali in piena comunione di fede tra esse, ciascuna amministrativamente indipendente sul proprio territorio: oggi le chiese locali contano quindici Chiese autocefale e cinque chiese autonome. Solitamente queste chiese vengono indicate come “giurisdizioni”. Il numero di Chiese autocefale è variato nella storia: esse sono pienamente autogovernate in tutto ciò che fanno, mentre le chiese autonome, che hanno un certo grado di autonomia, dipendono per la conferma del loro primate (cioè del loro primo vescovo) dalla Chiesa autocefala madre. Tutte le Chiese Ortodosse rimangono in piena comunione tra loro, condividendo la stessa fede e la stessa prassi.

Nel corso della storia si sono verificate occasionali interruzioni della comunione tra alcune chiese autocefale ortodosse, principalmente a causa di problemi di competenza territoriale, spesso connessi a ragioni storiche e politiche estranee all’essenza della Chiesa, ma in genere queste fratture sono durate per breve tempo e non hanno mai dato vita a uno scisma completo. L’unica ragione di uno scisma è infatti il cambiamento della fede. Si spera che anche il Grande Scisma con la chiesa di Roma possa un giorno venir ricucito.

Il Patriarcato di Costantinopoli porta il titolo di Patriarcato Ecumenico, prerogativa riconosciuta in Oriente sin dal quinto secolo. Esso ha lo status di “primo tra i pari” tra le Chiese Ortodosse, in virtù delle prerogative attribuite alla sede costantinopolitana dai Sacri canoni dei Concili ecumenici. In particolare la Chiesa di Costantinopoli ha il diritto, sancito dal Concilio di Calcedonia, di accogliere l’appello di vescovi nelle controversie locali e di esercitare la propria giurisdizione nelle “nuove terre”.

Il principio di governo della Chiesa ortodossa nasce dall’equilibrio tra la primazialità e la sinodalità, sancito dal 34° canone apostolico, per cui l’organo di governo della chiesa è costituito dal Santo Sinodo della chiesa locale presieduto dal suo primate. La Chiesa non è pertanto un’organizzazione centralizzata sottoposta a un pontefice regnante, bensì una comunità organica guidata dallo Spirito Santo. L’unità della Chiesa è visibile nella fede comune e nella comunione dei sacramenti. Nessuno, se non Cristo stesso, è dunque il vero capo della Chiesa Ortodossa.

Numero di aderenti

La stima più comune del numero di Cristiani Ortodossi nel mondo è di circa 225-300 milioni di individui.

Altre stime, come quelle contenute nell’Enciclopedia del Mondo in via di sviluppo, indicano che nel 1996 il numero complessivo di fedeli Ortodossi era di 182 milioni di persone, con la seguente ripartizione:

  • Federazione Russa: 70-80 milioni
  • Ucraina: quasi 30 milioni
  • Romania: 20 milioni
  • Grecia: 9,5 milioni
  • Stati Uniti: quasi 7 milioni
  • Serbia e Montenegro: quasi 7 milioni
  • Bulgaria: 6 milioni
  • Bielorussia: 5 milioni
  • Kazakistan: 4 milioni
  • Moldavia: 3 milioni
  • Georgia: 2,8 milioni
  • FYROM: 1,2 milioni
  • Uzbekistan: 900.000
  • Polonia: 800.000
  • Germania: 550.000
  • Australia: 480.000
  • Regno Unito: 440.000
  • Lettonia: 400.000
  • Estonia: 300.000
  • Francia: 260.000
  • Lituania: 150.000
  • Austria: circa 70.000
  • Svizzera: circa 70.000
  • Finlandia: 61.000

In Italia, secondo le stime del CESNUR, aggiornate al 2022, in Italia gli ortodossi sono 1.818.000 (di cui 1.403.000 immigrati e 415.000 italiani).