Memoria del santo profeta Zaccaria
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Il profeta Zaccaria, nato a Galaad in Palestina, era figlio di Barachia, della tribù di Levi e contemporaneo del profeta Aggeo. Nei giorni della cattività babilonese si rivolse, come è scritto nel libro di Esdra, “agli Ebrei che erano in Giuda e in Gerusalemme”. Nel libro di Esdra è chiamato “Zaccaria, il figlio di Iddò (Esd. 5, 1), ma nel suo libro profetico è chiamato più compiutamente “Zaccaria, figlio di Barachia, figlio di Iddò” (Zac. 1,1). Ha l’undicesimo posto tra i Profeti minori e il suo libro profetico è diviso in quattordici capitoli. Fu chiamato al ministero profetico nel 520 a.C. Mediante visioni e parabole, egli annunzia l’invito di Dio alla penitenza, condizione perché si avverino le promesse. Le sue profezie riguardano il futuro del rinato Israele, del suo carattere spirituale del rinato Israele e della sua santità. Questa rinascita è frutto esclusivo dell’amore di Dio e della sua onnipotenza. L’azione divina in quest’opera di santificazione raggiungerà la sua pienezza col regno del Messia. L’alleanza prefigurata nella promessa messianica fatta a Davide riprende il suo corso a Gerusalemme: la profezia si avverò alla lettera nell’entrata solenne di Gesù nella città santa. Così, insieme all’amore verso il suo popolo, Dio unisce un’apertura totale verso le genti, che purificate entreranno a far parte del regno.
Ritornato nella vecchiaia dalla Caldea in Palestina, aiutò Zorobabele nella ricostruzione del Tempio di Gerusalemme.
Il suo nome significa “Jahvé è ricordato”. Sozomeno riferisce che ai tempi dell’imperatore Onorio, le sante reliquie di Zaccaria furono ritrovate in Eleuteropoli di Palestina. Il Profeta apparve insogno ad un certo Calimero, dicendogli il luogo dove avrebbe trovato la sua tomba. Il suo corpo fu trovato incorrotto (St. Eccl., Libro IX, 17
- Memoria di san Teodoro il generale (stratelates) primo Patrono di Venezia
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
San Teodoro il Generale proveniva da Eucaita di Galazia ed è vissuto ad Eraclea del Ponto Eusino (Mar Nero). Militare di professione, si distinse per il suo coraggio e rapidamente fu promosso ai più alti gradi della gerarchia militare. Atleta valoroso, Teodoro, era anche modello di modestia come si addice ad un vero e proprio cristiano.
Quando nel 320 dC Licinio arrivò a Nicomedia, sentito che Teodoro era cristiano e aborriva gli idoli. Immediatamente inviò ad Eraclea alti funzionari per accompagnarlo con onore a Nicomedia. Ma Teodoro si scusò con gli stessi messaggeri di Licinio, perché per molte ragioni, conveniva che fosse presente ad Eraclea e quindi lo esortò a venir lì. Licinio accettò la sua proposta è andò ad Eraclea, dove gli andò incontro con splendore Teodoro, verso cui Licinio stese la mano, sperando che attraverso Teodoro avrebbe attratti cristiani alla idolatria. Un giorno davanti alla gente, Licinio esortò Teodoro a sacrificare agli idoli. Teodoro si rifiutò e chiese che egli venissero dati le statuette d’oro e d’argento degli dei, per offrire loro sacrifici nella sua casa privatamente per poi offrire sacrifici pubblicamente. Invero, Teodoro ridusse le statuette a pezzi e distribuì l’oro e l’argento ai poveri. Il centurione Massenzio vide la testa della dea Afrodite nelle mani di un povero e riferì l’accaduto a Licinio, che considerò Teodoro irriverente e disprezzante verso gli idoli. Pertanto lo arrestarono subito iniziarono sottoporlo molteplici pene. Colpirono, graffiarono e bruciarono il corpo del Martire . Poi i carnefici lo crocifissero e trafissero i piedi, le mani e le membra attraverso forcole,colpirono la sua faccia in tale modo che ci rimettesse gli occhi e lo lasciarono sulla croce. Licinio, temendo l’ira della folla, ordinò di decapitarlo. Così la paura gli concesse il suo posto nella gioia e il dolore e la fatica il riposo.
Le venerabili reliquie furono trasferite l’8 giugno da Eraclea, alla patria d’origine del santo, Eucaita, secondo il desiderio espresso dal santo prima della decapitazione al suo segretario Varo. La nostra Chiesa celebra il 8 giugno la traslazione delle sue reliquie.
L’esarca Narsete avrebbe diffuso a Venezia nel VI secolo il culto del Teodoro venerato ad Amasea e festeggiato il 9 novembre e una piccola chiesa a lui intitolata sarebbe esistita fin dal VI secolo nell’area attualmente occupata dalla basilica di San Marco. A Venezia fu invocato come patrono sino al XIII secolo, poi sostituito con san Marco. Nel 1267 sarebbero comunque arrivate, nella Chiesa di San Salvador di Venezia, delle reliquie relative a un san Teodoro identificato col titolo di stratelates. A quest’ultimo santo fu allora intitolata una confraternita (detta localmente “Scuola”). Venezia ricorda il santo in molte espressioni d’arte (mosaici, una vetrata e due portelle d’organo), ma soprattutto con una colonna (Colòna de San Tòdaro), posta in Piazza San Marco, sulla cui sommità vi è una statua raffigurante il santo in armatura di guerriero con un drago, simile ad un coccodrillo, ai suoi piedi.
Nell’arte bizantina e veneziana i due santi sono spesso raffigurati assieme, affiancati o specularmente. Talvolta sono rappresentati a cavallo e si distinguono per essere l’uno soldato armato di spada (San Teodoro tiron, (EL) Agios Teodoros o tyron), l’altro un generale portatore di lancia (San Teodoro stratelate, (EL) Agios Teodoros o stratelates).
- Memoria delle sante sorelle Marta e Maria e del santo martire Licarione
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Marta e Maria erano sorelle, ed erano considerate colpevoli da parte dei pagani perché avevano dedicato la vita a diffondere la fede cristiana nel mondo delle donne. Il governatore durante il processo a loro carico finse di compiangerle, e le spinse a rimpiangere la loro giovinezza. Quelle risposero che le loro vite potevano essere considerate sprecate, ma solo da coloro che perderanno la loro anima. Perché, secondo l’Evangelista Giovanni, “Chi crede nel Figlio avrà la vita eterna. Chi non crede nel Figlio non vedrà la vita, e l’ira di Dio rimane su di lui”. Il governatore prese atto della loro risposta e ordinò quindi che morissero crocifisse. I presenti, per quanto pagani, erano ammirati del loro giovanile coraggio. Alla fine, il governatore diede l’ordine ai soldati di decapitarle.
In alcuni Sinassari in questo giorno si menziona, oltre alle due sorelle vergini, anche San Licarione. È riportato che questi era un bambino che viveva insieme a Marta e Maria. Subì crocifissione e decapitazione insieme a loro.