- Memoria del nostro Padre tra i santi, NICOLA, arcivescovo di MYRA, il Taumaturgo
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
Emulo degli apostoli e ferventi imitatore di Nostro Signore Gesù Cristo, colonna vivente della Chiesa con il suo zelo nel difendere la fede e modello dei santi gerarchi con la sua cura pastorale, il nostro santo Padre Nicola si mostrò valoroso intendente della grazia di Dio con i suoi innumerevoli miracoli a favore dei poveri, degli abbandonati, di coloro che soffrivano l’ingiustizia e di tutti coloro che, fino ad oggi, chiedono la sua paterna protezione. Egli nacque nella città di Patara, in Licia, verso la fine del III sec., in una famiglia cristiana da molto priva di progenitura. Fin dalla più tenera infanzia mostrò il suo amore per le virtù e il suo zelo nell’osservanza delle istituzioni della Chiesa, astenendosi a prendere il seno della nutrice fino a sera, ogni mercoledì e venerdì. Pio e riservato, fu educato nelle lettere sacre, ancora giovane fu ordinato prete da suo zio, l’arcivescovo Nicola. Veglie, digiuni, preghiere, erano le virtù in cui il giovane eccelleva ma, dopo la morte dei genitori, distribuì generosamente i suoi beni ai bisognosi e l’elemosina divenne per lui il più gran titolo di gloria avanti a Dio. Egli si considerava come il semplice economo dei beni che appartenevano ai poveri e manteneva una cura particolare a mantenere segrete le buone azioni per non essere privato delle ricompense celesti (Mat. 6,3). Fu così che salvò dall’infamia tre ragazze che il loro padre, affogato dai debiti, voleva far prostituire, deponendo segretamente e tre riprese, oro sufficiente a sposarle. Scoperto dal padre, Nicola fece promettere a costui, sotto pena di eterna maledizione, di non rivelare a nessuno la beneficenza.
In cambio, Dio lo fece brillare avanti agli uomini per i suoi carismi e i suoi miracoli. Di ritorno da un pellegrinaggio ai Luoghi Santi, calmò in due riprese con la sua preghiera, la tempesta che metteva in pericolo la nave su cui era imbarcato.
Al suo ritorno, tra la felicità popolare fu designato vescovo della vicina città di Myra, a seguito dell’intervento di un Angelo di Dio presso i vescovi riuniti in sinodo per l’elezione. Messo in prigione durante la grande e ultima persecuzione di Diocleziano, e Massimiliano (305), il santo pastore con cessò di confermare il suo gregge nella fede e, proclamata la pace della Chiesa dopo l’avvento di Costantino, mostrò zelo ardente nel distruggere i templi degli idoli e scacciare i demoni. L’eresia empia di Ario non tardò a turbare e dividere il Santo Corpo di Cristo ma trovò san Nicola al primo posto tra i campioni dell’Ortodossia, tra i Padri riuniti per il Primo Concilio Ecumenico di Nicea, nel 325.
Dopo aver salvato la città di Myra dalla carestia, apparendo al capitano di una nave carica di grano, l’uomo di Dio salvò dalla morte tre ufficiali romani, ingiustamente accusati di complotto, apparendo in sogno all’imperatore Costantino e al perfido prefetto Avlavius. Una volta liberati, i tre militari pieni di riconoscenza verso il santo, divennero monaci.
Ancora a più riprese, tanto in vita che dopo la morte, san Nicola è intervenuto miracolosamente a proteggere i naviganti. Fu così che apparve un giorno al timone di una nave smarritasi nella tempesta e la condusse in porto mentre un’altra volta, andò in soccorso ad un viaggiatore caduto di bordo e che gridò:<< San Nicola vieni in mio soccorso! >> si ritrovò subito nella sua casa circondato dai suoi famigliari.
Per lunghi anni il santo vescovo fu per i suoi fedeli come la presenza di Cristo, l’Amico degli uomini e il Buon Pastore, non esisteva alcun malumore che egli non risanasse o ingiustizia che non correggesse, né discordia che non riappacificasse. Si distingueva dovunque si trovasse per il suo viso luminoso e l’atmosfera di pace radiosa che si liberava dalla sua persona. Quando, dopo tanta beneficenza, egli sia addormentò nella morte per guadagnare il Regno dei Cieli, gli uomini piansero per aver perso il pastore e la loro provvidenza, ma gli Angeli e i Santi esultarono di gioia, ricevendo tra loro il dolce Nicola. Le sue reliquie furono deposte a Myra, in una chiesa costruita in onore del santo e ricevevano ogni anno l’omaggio di un gran numero di pellegrini. Il diavolo non potendo sopportare questa gloria postuma, prese un giorno le sembianze di una povera vecchia che, col pretesto di non poter affrontare una lunga traversata, affidò a dei pellegrini in partenza per Myra, una giara di olio destinata ad alimentare le lampade che bruciavano perpetuamente sulla tomba del Santo; ma nel tragitto, Nicola apparve al capitano della nave e gli ordinò di gettare quell’olio magico in mare. Appena fatto la superficie delle acque si alzò con grandi onde tra lo spavento dei passeggeri che resero grazie a Dio per aver attraverso il Santo salvato il santuario.
Nel 1087 essendo Myra caduta sotto il potere dei Saraceni, le truppe italo-normanne della prima Crociata si impadronirono delle sante reliquie che trasferirono a Bari, in Italia meridionale, procurando un gran numero di miracoli ovunque passassero (+ 9 maggio). È lì che da allora sono venerate. San Nicola è, con san Giorgio, uno dei santi più cari al popolo cristiano. Tanto in Oriente che in Occidente. Innumerevoli sono le chiese che gli sono dedicate, i fedeli o i luoghi che hanno preso il suo nome. Particolarmente amato dal popolo russo come protettore dei raccolti, è considerato in Occidente come il protettore dei bambini e degli scolari, perché secondo la leggenda, avrebbe resuscitato tre bambini tritati a pezzi da un macellaio che voleva mescolarli al suo paté.