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Sinassario | 5 marzo 2023

Mar 4, 2023 | Sinassario

5 marzo- Memoria di San Conone di Isauria, martire; del beato padre nostro Marco l’Asceta; del beato nostro padre Eulogio di Palestina; dei santi martiri Eulampio, e Archelao con 42 dei suoi

05.03: San Conone di Isauria, martire -Mark the Ascetic-Saint Mark the Faster of Egypt (5th century)

-Virgin martyr Irais of Antinoe in Egypt (308)
-Martyr Eulogius of Palestine
-Martyr Eulampius of Palestine
-Martyr Onisius of Isauria (1st century)
-Saint Hesychius the Faster of Bithynia (790s)

Sinassario

Il 5 di questo mese memoria del santo e beato martire Conone di Isauria.
Stichi. Alla terra rimette la sua polvere il padre Conone, che allo stesso Signore rese se stesso. Il cinque il santo martire esulta presso Dio.

Lo stesso giorno memoria del santo martire Conone il giardiniere.
Stichi. Conone portando i segni dei chiodi ai piedi venne al Signore, che porta i segni dei chiodi.

Lo stesso giorno memoria del beato nostro padre Eulogio di Palestina.
Stichi. Tutto il creato benedice Eulogio, decapitato per la grazia del Creatore.

Lo stesso giorno memoria del santo martire Eulampio.
Stichi. Con il collo tagliato dalla lama, Eulampio umilia l’empietà orgogliosa.

Lo stesso giorno il santo martire Archelào e i suoi 42 compagni martiri vennero uccisi a fil di spada.
Stichi. Offrendo il collo per primo, Archelào inizia l’olocausto dell’armata del Signore.

Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi e salvaci. Amìn.

  • Memoria di San Conone di Isauria, martire

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Il Santo martire Conone il Giardiniere era originario della città di Nazareth di Galilea, e visse al tempo dell’imperatore Decio (249-251). Lasciò la sua città e si recò in Panfilia, vivendo in un villaggio dove si dedicò completamente alla coltivazione di un orto, che gli garantiva il sostentamento. Per questo l’appellativo di ‘giardiniere’. Aveva una mente così innocente e semplice che, quando gli si presentarono i soldati che dovevano arrestarlo salutandolo, egli ricambiò il saluto dal profondo del suo cuore. Quelli gli comunicarono che il governatore Publio lo aveva convocato, rispose con semplicità: “Per cosa mai il governatore può volere la mia presenza, visto che sono un Cristiano? Dovrebbe invece chiamare i suoi correligionari!”. I soldati lo arrestarono e lo portarono al governatore, che cercò di indurlo a sacrificare agli idoli. Ma il Santo sospirò dal profondo del cuore, maledisse il tiranno e confessò la sua fede in Cristo, aggiungendo che nulla, neanche le sofferenze fisiche, avrebbero potuto allontanarlo dal Signore. Per questo, dopo tortura, fu fatto correre davanti al carro trainato da cavalli del governatore. Il Santo si accasciò, lungo la strada, e, nella preghiera, rese la sua anima a Dio.

  • Memoria di Santa Oliva vergine e martire venerata a Brescia (verso il 119) e di San Clemente abate Monastero di Santa Lucia al Sepolcro a Siracusa (verso l’anno 800)

Di santa Oliva (o Olivia) venerata a Brescia si sa veramente poco e anche il suo culto è desueto: nella Bibliotheca Sanctorum è riportata come vergine, martire e santa[1]. Secondo i Bollandisti la sua festa ricorreva il 5 marzo; per il Faino il 18 aprile[2]. La sua vita,[3], è semplice e si accorda alla tradizione  dei martiri dei primi secoli: Oliva, cristiana, sorpresa a pregare sulle tombe dei martiri bresciani, viene arrestata. Condotta davanti ad Aureliano, prefetto della città, è torturata per indurla a rinnegare la propria fede, ma resiste a lungo; muore pregando nell’anno 119[4].

Note

  1. ^A. NODARI, voce Olivia (Oliva), in Bibliotheca Sanctorum, IX, col. 1171.
  2. ^B. FAINO, Martyrologium sanctae brixianae ecclesiae, Brescia 1665, pp. 54-57.
  3. ^Eppure pare che le sue ossa siano conservate a Brescia nella chiesa di Sant’Afra in Sant’Eufemia Sito Catholic forum Archiviato il 3 maggio 2006 in Internet Archive.
  4. ^A. BARCHI, Storia dei santi martiri bresciani, Brescia 1842, pp. 96-97.

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San Clemente abate Monastero di Santa Lucia al Sepolcro a Siracusa (verso l’anno 800)
Tratto da https://santiebeatidisicilia.wordpress.com/c/clemente-santo-abate-benedettino/

Fu abate del più antico monastero di tradizione benedettina di Sicilia: S. Lucia al Sepolcro.

Uomo di grande santità, attento alle necessità dei poveri, morì intorno al IX secolo e fu sepolto nello stesso cenobio,venerato dalla Chiesa di Siracusa per molti secoli insieme al Vescovo Eutichio. Giorgio Maniace per sottrarre le Reliquie alla profanazione dei musulmani, traslò le stesse a Costantinopoli nel 1040 unitamente a quelle delle Vergini e Martiri Agata e Lucia e di San Leone,Vescovo di Catania, accolte dall’Imperatrice Teodora e deposte nel Monastero di S.Maria.

Una Reliquia è nel Tesoro della Cattedrale di Messina.

  • Memoria del nostro beato Padre Marco l’Asceta

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Il nostro santo Padre Marco l’Asceta fiorì intorno al 430. Fu discepolo di San Giovanni Crisostomo, secondo Niceforo Callisto, e fu contemporaneo di San Nilo di Ancira e Isidoro di Pelusio, quei famosissimi asceti. Uomo laborioso e dedito alla meditazione delle Sacre Scritture, che conosceva a memoria, compose molti discorsi pieni di ogni sorta di istruzione e di utilità. Niceforo Callisto ne ricorda trentadue, ora non più reperibili, che insegnano tutte le vie della vita ascetica. Si sono salvati solo otto dei suoi discorsi, diversi da quelli ricordati: questi li ricordano Callisto e il Patriarca Fozio.

Gli scritti di Marco sono ricordati anche dal santo martire Pietro di Damasco, da san Gregorio di Tessalonica, da Gregorio il Sinaita, dal santissimo Patriarca Callisto, da Paolo Everghetinòs e da molti altri padri: avendo essi letto queste cose spingono anche noi alla stessa lettura.

Anche la Santa Chiesa di Cristo onora Marco facendone memoria il 5 marzo e proclamando le sue lotte ascetiche, la sua sapienza nei discorsi e la grazia dei miracoli a lui concessa dall’alto.

[Nota biografica di san Nicodemo Aghiorita]

Alcuni suoi scritti sono riportati nel volume I della Filocalia. Le sue opere erano tenute in tale considerazione che in passato vi era un detto: “Vendi ogni cosa che hai e compra Marco”.

  • Da ‘La legge spirituale’ di San Marco l’Asceta

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Da ‘La legge spirituale’ di San Marco l’Asceta

1. Poiché avete più volte espresso il desiderio di sapere come è la legge spirituale secondo l’Apostolo e quali siano la conoscenza e l’attività di quelli che la vogliono custodire, noi ne diremo dunque ciò che è nelle nostre possibilità.
2. Primo: sappiamo che Dio è il principio, il centro e il fine di ogni bene. E il bene è impossibile operarlo o crederlo se non nel Cristo Gesù e nello Spirito santo.
3. Ogni bene è dono del Signore, in conformità alla sua dispensazione: chi così crede, non lo perderà.
4. La fede salda è una forte torre. E Cristo diviene il tutto per colui che crede.
5. Colui che sta al principio di ogni bene sia al principio di ogni tuo proposito, affinché ciò che devi fare sia secondo Dio.
6. Chi è di umile sentire ed ha un’attività spirituale, quando legge le Sacre Scritture riferisce tutto a e stesso e non agli altri.
7. Supplica Dio perché apra gli occhi del tuo cuore e tu veda il guadagno della preghiera e della lettura capita nell’esperienza.
8. Chi ha qualche carisma spirituale e ha compassione di quelli che non l’hanno, custodisce il suo dono grazie a questa compassione. Chi è vanitoso lo perderà, sotto i colpi dei pensieri della vanità.
9. La bocca di chi ha umile sentire, parla di verità: chi invece contraddice alla verità è simile a quel servo che colpì il Signore alla guancia.
10. Non essere discepolo di chi loda se stesso affinché tu non impari superbia in luogo di umiltà.
11. Non si innalzi il tuo cuore per riflessioni relative alla Scrittura, perché non ti accada di cadere con l’intelletto nelle mani dello spirito di bestemmia.
12. Non tentare di risolvere un affare difficile con la contesa, ma mediante ciò che ti promette la legge spirituale, mediante pazienza, preghiera e speranza senza oscillazioni.
13. Chi prega con il corpo ma non ha ancora la conoscenza spirituale è un cieco che grida: Figlio di Davide, abbi pietà di me!
14. Colui che un tempo era cieco, una volta recuperata la vista e veduto il Signore, lo adorò confessandolo non più “figlio di Davide” ma “Figlio di Dio” (Gv 9, 35-38).
15. Non innalzarti quando versi lacrime durante la preghiera: è Cristo che ha toccato i tuoi occhi e tu hai riacquistato la vista spirituale.
16. Chi, a imitazione del cieco, ha gettato via il mantello e si è avvicinato al Signore, diventa suo seguace e araldo dei dogmi più perfetti.
17. La malizia, esercitata nei pensieri, rende il cuore insolente; ma quando è eliminata mediante la continenza e la speranza, lo fa essere contrito.
18. Vi è un’equa e benefica contrizione del cuore che lo porta alla compunzione; ve ne è un’altra disordinata e nociva che lo porta a prendersela con se stesso.
19. Veglia, preghiera e sopportazione di quanto ci accade, costituiscono un’afflizione che non danneggi ail cuore, ma anzi gli è di vantaggio: purché per la cupidigia non spezziamo la coesione fra queste cose. Chi infatti in esse persevera, riceverà aiuto anche per il resto. Chi invece le trascura e le separa, al momento della morte avrà sofferenze intollerabili.
20. Un cuore che ama i piaceri diviene nell’ora della morte prigione e catena per l’anima; quello che ama la fatica, è una porta aperta.
21: Porta di ferro che conduce alla città è un cuore duro: ma si apre automaticamente per chi è nella pena e nell’afflizione, come quella porta fece con Pietro (cfr. At 12, 10)
22. Molti sono i modi della preghiera, l’uno diverso dall’altro: ma nessuno di essi può essere dannoso, purché, anziché trattarsi di preghiera, non si tratti di operazione diabolica.
23. Un uomo che voleva compiere il male, prima pregò mentalmente come d’abitudine e, impedito a compierlo per divina dispensazione, rese grazie ampiamente.
26. Leggi le Sacre Scritture e comprendi ciò che vi si trova nascosto, “perché tutto ciò che è stato un tempo scritto, è stato scritto a nostro ammaestramento” (Rm 15, 4).
41. Quando hai fatto qualcosa di virtuoso, ricordati di colui che ha detto: “Senza di me non potete fare nulla”
42. È mediante la tribolazione che i beni vengono preparati agli uomini: e i mali, attraverso la vanagloria e la voluttà
43. Chi crede alla retribuzione che riceverà dal Cristo è pronto, nella misura della sua fede, a sopportare ogni ingiustizia.
44. Chi prega intensamente per gli uomini da cui subisce ingiustizia, abbatte i demoni; chi invece si oppone ai primi, è ferito dai secondi.
49. L’insulto degli uomini procura afflizione al cuore, ma diviene causa di purità in chi lo sopporta.
51. Dal momento che non stai subendo alcun danno, attenditi strettezze; e rigetta la cupidigia, da persona che sa di dover rendere conto.
54. Non pensare né fare alcuna cosa se la tua intenzione non è secondo Dio. Perché chi viaggia senza una meta, getterà via la sua fatica.
56. Un evento doloroso porta, a chi ha senno, il ricordo di Dio: analogamente, è motivo di oppressione per chi si dimentichi di Dio.
63. Occupati dei tuoi mali e non di quelli del prossimo: e non sarà saccheggiata la tua “officina spirituale”.
66. Non dire di avere acquisito una virtù senza afflizione: non è virtù provata, quella che è ottenuta nell’agio.
67. Considera il risultato di ogni sofferenza non cercata e troverai in essa la distruzione del peccato.
69. Se cerchi la guarigione, datti cura della tua coscienza, fai quanto ti dice e ne avrai vantaggio.
71. L’uomo persegue, secondo la propria volontà, ciò che è nelle sue possibilità: ma è Dio che ne produce il risultato secondo la sua giustizia.
77. Dall’amore per il piacere viene la negligenza e dalla negligenza ha origine l’oblio. Dio ha infatti donato a tutti la conoscenza di ciò che giova.
82. Altro è la sapienza della parola e latro la saggezza: allo stesso modo altro è la rozzezza della parola e altro la stoltezza.
85. Leggi attraverso le azioni le parole della Sacra Scrittura e non fare sproloqui gonfiandoti per puri concetti!
86. Chi ha lasciato la pratica e si appoggia solo sulla scienza, tiene in mano un bastone di canna anziché una spada a due tagli (cfr. Eb 4, 12), e questo al momento della guerra gli forerà la mano –come dice la Scrittura-, vi penetrerà e vi inietterà il naturale veleno di fronte ai nemici.
87. Ogni pensiero ha presso Dio un peso e una misura. È infatti possibile pensare la stessa cosa tanto in modo passionale che in modo semplice.
88. Chi ha accolto un comandamento accolga la prova che per esso gliene viene. Perché l’amore per il Cristo è provato mediante le avversità.
89. Non essere mai sprezzante, trascurando di darti cura dei tuoi pensieri. Perché Dio non passa sopra a nessun pensiero.
94. Il diavolo c’induce a non fare nessun conto dei piccoli peccati: non ha altro modo infatti per portare a mali maggiori.
95. La lode degli uomini è radice della turpe concupiscenza, mentre il rimprovero per il male è radice di saggezza: non però quando lo si ascolta soltanto, ma quando lo si accetta.
96. Non guadagna nulla chi rinuncia al mondo e poi resta attaccato ai piaceri. Ciò infatti che faceva mediante le ricchezze, lo fa anche senza avere nulla.
99. Causa di ogni male sono la vanagloria e la voluttà: chi non le odia non toglie la passione.
101. L’intelletto è accecato da tre passioni: l’avarizia, la vanagloria e il piacere.
102. Queste sono, secondo la Scrittura, tre figlie della sanguisuga, amate di grande amore da madre stoltezza.
103. Conoscenza e fede, le compagne della nostra natura, non sono state offuscate da altro che da quelle.
104. Furore e ira, guerre e omicidi e tutta la serie degli altri mali, hanno terribilmente prevalso tra gli uomini in forza di quelle.
105. Bisogna rigettare l’amore per il denaro, odiare la vanagloria e la voluttà: perché sono madri dei mali e matrigne delle virtù.
106. A motivo di queste ci è stato comandato di non amare il modo e quello che è nel mondo: non perché prendiamo in odio, senza discernimento, le creature di Dio, ma perché recidiamo le cause di quelle tre passioni.
107. È detto che “nessuno, impegnato nel servizio militare, si immischia negli affari della vita civile” (2Tm 2, 4). Chi infatti vuole vincere le passioni restando in questi impacci è simile a chi cerca di spegnere un incendio con della paglia.
108. Chi si irrita con il prossimo per motivi di denaro o gloria o voluttà, non ha ancora conosciuto che Dio governa le cose con giustizia.
109. Quando senti il Signore che dice: “Se qualcuno non rinuncia a tutto ciò che possiede non è degno di me” (Lc 14, 33), non devi intendere questo come riferimento alle sole ricchezze, ma anche a tutte le azioni viziose.
112. Se qualcuno, peccando manifestamente e non facendo penitenza, ciononostante non ha patito fino alla morte, puoi pensare che il suo giudizio sarà senza pietà.
114. Se ricevi danno o oltraggio o sei perseguitato da qualcuno, non pensare al presente, ma attendi ciò che verrà. E ti accorgerai che tutto ciò che è stato per te motivo di molti beni, non solo nel secolo presente, ma anche in quello futuro.
115. Come agli inappetenti fa bene l’amaro assenzio, così ai cattivi caratteri conviene patire mali. Queste medicine fanno star bene gli uni e convertire gli altri.
116. Se non vuoi patire del male, non voler neppure farlo, perché infallibilmente una cosa segue l’altra, Infatti, ciò che ciascuno semina lo mieterà anche.
137. Se ti sei innalzato per le lodi, aspettati il disonore. Perché è detto: “Chi si innalza sarà umiliato” (Lc 14, 11).
138. Quando avremo rigettato qualsiasi volontaria malizia dalla nostra mente, allora dovremo combattere contro le passioni preconcepite.
139. Tale preconcepimento consiste nel ricordo involontario dei mali passati: in chi lotta gli viene impedito di giungere fino alla passione; nel vincitore esso è respinto quando è ancora allo stato di stimolo.
140. Lo stimolo è il moto senza immagini del cuore: a guisa di luogo fortificato in una gola montana, esso viene preso in anticipo (prima die nemici) da quelli che hanno esperienza.
141. Dove il pensiero è accompagnato da immagini, là vi è stato consenso, perché lo stimolo non colpevole è un moto senza immagini. Vi è però che riesce a sfuggirne come un tizzone estratto dal fuoco, mentre altri non si distoglie sinché non faccia divampare tutto il fuoco.
142. Non dire: “Mi succede anche se non voglio”. Perché in ogni caso, anche se non vuoi proprio questa cosa in sé, ne ami tuttavia le cause.
143. Chi ama la lode si trova nella passione. E chi dà in lamenti per una tribolazione che sopravviene, ama la voluttà.
144. Il pensiero di chi ama la voluttà è instabile come fosse su una bilancia: ora piange e dà in lamenti per i peccati, ora combatte e contraddice il prossimo, difendendo le sue voluttà.
154. Se uno si imbatte in uomini che fanno vani discorsi, ritenga se stesso responsabile di queste parole: se non per un motivo recente, ci sarà ugualmente qualche vecchio debito.
159. Accetta con equo pensiero l’intrecciarsi di bene e mali: è così che Dio rovescia la non equità delle cose.
174. Non pensare che qualsiasi tribolazione venga sugli uomini a causa del peccato. Vi è chi è gradito a Dio ed è tentato. Sta scritto: “Gli empi e gli iniqui saranno scacciati”. E allo stesso modo: “Quelli che vogliono vivere pienamente in Cristo saranno perseguitati” (2Tm 3,12).
175. Nel tempo della tribolazione, guardati dall’assalto della voluttà: la si accetta infatti volentieri appunto perché addolcisce la tribolazione.
177. Prima che i tuoi mali siano stati distrutti, non ubbidire al tuo cuore: perché va cercando di aggiungere materiale conforme a quello che ha in deposito.
179. Quando vedi che il tuo interno è fortemente agitato e provoca alla passione l’intelletto che è nell’esichia, sappi che anche di questi moti l’intelletto è stato la guida, li ha posti in azione e li ha inseriti nel cuore.
180. La nube non si forma se non per il soffio del vento: così la passione non nasce se non in forza del pensiero.
182. Le immagini già fissate nell’intelletto sono particolarmente gravi e vigorose; ma loro causa e fondamento sono le operazioni della nostra ragione.
184. Dio valuta secondo le azioni e le intenzioni. È detto infatti: “Ti dia il Signore secondo il tuo cuore” (Sal 19,4).
187. Chi non si assume le pene volontarie che provengono dall’amore per la verità, è duramente ammaestrato da ciò che gli accade contro il suo volere.
192. La pace è rimozione delle passioni: e non può essere trovata senza l’operazione dello Spirito santo.
199. Giacobbe fece a Giuseppe una tunica variegata. Anche il Signore al mite concede in grazia la conoscenza della verità, come sta scritto: “Il Signore insegnerà ai miti le sue vie” (Sal 24.9).
200. Opera sempre il bene secondo la tua possibilità, e quando ti è data l’occasione di scegliere il più, non volgerti verso il meno. Perché è detto che chi si volge indietro non è adatto per il regno dei cieli (cfr. Lc 9, 62).

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