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Sinassario | 31 marzo 2023

Mar 30, 2023 | Sinassario

31 marzo: memoria del santo ieromartire e taumaturgo Ipazio, vescovo di Gangre (326); di sant’Acacio il confessore, vescovo di Melitene (431); di san Teofilo e dei suo compagni martiri a Creta (1575); dei santi martiri della Persia Audà, vescovo, Beniamino diacono e dei loro 9 compagni di martirio e di molti altri martiri (V sec.); di san Biagio di Amorio, presbitero (909)

Όσιος Ακάκιος ο Ομολογητής επίσκοπος Μελιτηνής
Άγιος Θεόφιλος ο Μάρτυρας και οι συν αυτώ μαρτυρήσαντες εν Κρήτη
Άγιος Αυδάς επίσκοπος Περσίας, Βενιαμίν ο Διάκονος και οι μαζί μ’ αυτο….
Άγιος Μένανδρος
Όσιος Βλάσιος ο εξ Αμορίου
Άγιοι Τριάντα οκτώ Μάρτυρες
Όσιος Στέφανος ο Θαυματουργός

Sinassario

Il 31 di questo mese memoria del santo ieromartire Ipazio, vescovo di Gangre.
Stichi. Una donna uccide Ipazio colpendolo con un sasso: misera donna! Il trentun marzo Ipazio raggiunse il termine dell’esistenza.

Lo stesso giorno memoria del nostro santo padre Akakios il confessore, vescovo di Melitinì.
Stichi. Gli angeli trovarono ad Akakios morente, angelo terrestre, un posto nella dimora celeste.

Lo stesso giorno memoria dei santi martiri della Persia Audà, vescovo, Beniamino diacono e dei loro 9 compagni di martirio e di molti altri santi gettati in prigione e divorati da ratti e felini rinchiusi con loro.
Stichi. Rafforzato dal Verbo dell’Altissimo, Audà abbatté la forza degli atei e il suo capo fu reciso dalla spada. Dico che attraverso il bastone ramoso e la terribile frantumazione, Beniamino superò ogni pesantezza dell’anima. Siano scritti anche i nove uomini ai quali furono infilzate canne sotto le unghie e divennero martiri e anche molti altri martiri che, incarcerati, perirono mangiati da topi e felini. I corpi dei martiri erano asilo delle bestioline, diventando cibo per topi e felini nella profonda fossa.

Il santo martire Menandro morì trascinato nudo sulle pietre.

Il beato nostro padre Biagio, nato nella città di Amorio, moriva in pace.

I santi trentotto martiri, parenti tra loro, perirono di spada.

Il beato nostro padre Stefano il taumaturgo si addormentò in pace.

Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi e salvaci. Amìn.

 

 

  • 03: Memoria di Santa Balbina Martire a Roma (II sec.)

Santa Balbina Martire a Roma

Tratto da quotidiano Avvenire

Secondo la tradizione era figlia del tribuno romano e martire Quirino con cui venne uccisa introno al 130 per poi essere seppellita sulla via Appia. Tuttavia il cimitero che vi si trova nonché la chiesa sul piccolo Aventino non avrebbe alcun legame con lei. Balbina era stata battezzata da Papa Alessandro I insieme al padre convertitosi al cristianesimo. Ammalatasi gravemente fu portata dal Pontefice che allora era imprigionato e ne venne guarita. Di estrazione nobile venne chiesta più volte in sposa ma rimase sempre fedele al suo voto di verginità. Arrestata insieme col padre per ordine dell’imperatore Adriano venne decapitata dopo lunghe torture. L’iconografia la raffigura con croce e scettro di gigli; talvolta anche con un angelo che indica il cielo. Altre immagini la rappresentano mentre tiene in mano una catena. Sarebbe infatti guarita dal mal di gola sfiorando le catene che tenevano imprigionato Papa Alessandro I.

 

Martirologio Romano: A Roma, commemorazione di santa Balbina, la cui basilica fondata sull’Aventino reca il suo venerando nome.

  

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/47950

 E’ ricordata nel Martirologio Romano al 31 marzo. NelI’antichità Balbina non ha avuto culto né è commemorata nel Martirologio Geronimiano. Floro, nel suo Martirologio, la ricorda il 18 gennaio, tratto in errore da una commemorazione mal compresa del Martirologio Geronimiano. Adone la ricorda al 31 marzo, aggiungendo arbitrariamente che era sepolta nel cimitero di Pretestato sulla via Appia, perché, essendo figlia del martire Quirino, doveva essere sepolta vicino a lui.

La Vita leggendaria di Balbina è pervenuta a noi tramite due passiones: la prima è una passio Alexandri, forse del VI secolo, che confonde papa Alessandro con l’omonimo martire nomentano; la seconda è una passio ss. Balbinae et Hermetis, una specie di appendice alla passio Alexandri. Secondo queste due leggende, Balbina era figlia del martire Quirino, il quale, convertitosi alla fede cristiana, fu battezzato insieme con lei da papa Alessandro. Essendosi Balbina ammalata gravemente, fu portata dal padre al papa, che allora era imprigionato, e ne fu risanata. Per le sue ricchezze e per la sua nobiltà fu domandata in sposa da molti giovani, ma ella volle rimanere fedele al suo voto. Arrestata insieme col padre per ordine dell’imperatore Adriano (117-35), dopo non pochi tormenti fu decapitata.
A Roma erano indicati col nome di B. un titolo, del quale si ha col nome di B. un titolo, del quale si ha notizia nel sinodo del 595, ed un cimitero situato tra la via Appia e l’Ardeatina. Probabilmente l’eroina della leggenda agiografica fu la fondatrice dell’uno e dell’altro, ed in seguito, secondo un costume caro agli antichi agiografi, fu elevata alla dignità di martire.

 

Tratto da https://it.wikipedia.org/wiki/Balbina_da_Roma

Di Balbina non si hanno molte notizie certe. La vita leggendaria di Balbina è pervenuta a noi tramite due tradizioni agiografiche: la ‘’passio Alexandri’’ (VI secolo), che confonde papa Alessandro I con l’omonimo martire della via Nomentana; e la ‘’passio ss. Balbinae et Hermetis’’, che della prima è un’appendice.

La leggenda narra che la figlia di Quirino un tribuno nell’esercito romano, al quale era stato ordinato di tenere in prigione a causa della loro fede cristiana papa Alessandro I e un uomo di nome Hermes. Poi convertitosi, Quirino chiese al Papa di guarire sua figlia Balbina che aveva una grande gozzo. Papa Alessandro gli chiese di portargli la figlia al suo cospetto, così Quirino rapidamente tornò a casa e portò la figlia al carcere dove era rinchiuso il papa; entrambi si inginocchiarono davanti a lui in segno di riverenza. Poiché Balbina baciava gli anelli delle catene con le quali il Papa era legato, quello le disse: “Non baciare queste catene, ma vai a trovare quelle di san Pietro e, una volta che le hai trovate, baciale con devozione e presto guarirai”. Quirino sapeva dove Pietro era stato detenuto prima del suo martirio e immediatamente prese Balbina con sé, la portò lì e la fanciulla subito guarì. Quirino rilasciò papa Alessandro e Hermes liberi. Insieme con la moglie e la figlia fu battezzato dal papa. Papa Alessandro stabilì che il miracolo delle catene doveva essere celebrato da quel giorno in avanti e fece costruire la chiesa dedicata all’apostolo Pietro, nel luogo dove da allora sono tenute le catene, oggi San Pietro in Vincoli

Secondo un altro racconto a Quirino era stato ordinato di giustiziare Alessandro e altri due, Evenzio e Teodolo, che erano stati arrestati per ordine di Traiano . Quirino, però, si convertì al Cristianesimo dopo aver assistito ai miracoli compiuti da questi tre santi e fu battezzato insieme alla moglie e la figlia Balbina.

In entrambi i racconti Quirino fu poi arrestato come cristiano e martirizzato con la decapitazione il 30 marzo 116  Fu sepolto nella Catacombe di Pretestato sulla Via Appia. La sua tomba fu poi considerata con grande venerazione ed è indicato nelle antiche guide per i pellegrini delle catacombe romane. Non è noto cosa è successo a Balbina dopo la morte di suo padre: secondo una versione fu arrestata insieme a suo padre nel 116 e decapitata dopo lunghe torture; ma secondo altri racconti visse come un suora vergine fino alla sua morte: venne chiesta più volte in sposa ma rimase sempre fedele al suo voto di verginità. Poi nel 130 fu riconosciuta colpevole di essere cristiana e condannata a morte dall’imperatore Adriano  Venne annegata o sepolta viva, a seconda delle versioni dei racconti agiografici.

Dopo la sua morte, fu sepolta accanto a suo padre nella catacomba di Pretestato sulla Via Appia. In una data successiva, le ossa e le reliquie di Quirino e Balbina furono portate nella chiesa costruita in suo onore nel IV secolo.

 

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  • 03: Memoria di San Mauricillo (Maurilio) Vescovo di Milano

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/93268

 San Mauricillo, detto anche Maurilio, è il 38° vescovo di Milano; gli antichi cataloghi dei vescovi milanesi, gli attribuiscono solo quattro mesi di episcopato, ma alcuni studiosi, asseriscono che bisognerebbe leggere 4 anni, oppure 10 anni e 4 mesi; non si conosce il giorno della sua morte, né il luogo della sepoltura; il suo episcopato è da collocarsi comunque, poco dopo la metà del secolo VII (dal 660 al 670). 

Bisogna dire che san Mauricillo o Maurilio, non è ricordato dal Martirologio Romano; la prima opera agiografica che gli dà il titolo di santo, è il “Beroldo Nuovo” del XIII secolo.
Nei Messali ambrosiani, a partire dal XV secolo, si trova in data 31 marzo, un’Orazione e un Prefazio in suo onore.
A causa che la sua festa cadeva nel periodo della Quaresima, l’arcivescovo san Carlo Borromeo, nel 1578, tolse il suo nome dal Calendario Ambrosiano insieme ad altri santi.
San Mauricillo, è venerato di culto locale nella Basilica milanese di San Satiro, dove nel IX secolo l’arcivescovo Ansperto (868-881) ne aveva traslato le reliquie; in questa chiesa lo si festeggiava il 31 marzo, anche con una processione per le vie della città.
L’arcivescovo Filippo Visconti nel 1793, accordò al clero di San Satiro, l’Ufficiatura di san Mauricillo con rito solenne, mentre l’arcivescovo card. Gaysruk (1818-1846), volle che la festa fosse celebrata il 23 agosto, ma la disposizione durò finché egli visse, per ritornare poi al 31 marzo.
San Carlo Borromeo, nel 1611, fece una ricognizione canonica delle reliquie di s. Mauricillo, che attualmente si trovano sotto l’altare maggiore della Chiesa di San Satiro.

 

 

 

31.03: Memoria di sant’Ipazio di Gangre

Sant’Ipazio fu uno di coloro che glorificarono la Chiesa nei primi secoli e lottarono per il trionfo del cristianesimo e dell’ortodossia. Proveniente dalla Cilicia, fu vescovo di Gangre negli anni del Grande. Costantino e partecipò al Primo Concilio Ecumenico a Nicea (325), contro l’eresia di Ario. Nel suo lavoro pastorale, ha continuato a insegnare e guidare il suo gregge, ma soprattutto si è opposto alle eresie, in particolare alla setta dei Novaziani, che predicava un intenso rigorismo dottrinale e intendeva la Chiesa come assemblea di pochi e perfetti. Il successo con cui la combatté suscitò le passioni selvagge e gli eretici tramarono per la sua eliminazione. Così, nell’anno 326 pagarono alcuni pagani, che in una zona rocciosa picchiarono il Santo con bastoni e pietre e lo lasciarono mezzo morto. Prima che si riprendesse, una delle fanatiche eretiche lo lapidò a morte.

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