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Sinassario | 25 febbraio 2024

Feb 24, 2024 | Sinassario

  • Memoria del nostro padre tra i santi Tarasio, arcivescovo di Costantinopoli

San Tarasio, Patriarca di Costantinopoli, veniva da un’illustre famiglia. Nacque e fu educato nella capitale. Fece una rapida carriera alla corte dell’imperatore Costantino VI (780-797) e di sua madre, la santa imperatrice Irene (797-802; comm. 7 agosto), raggiungendo il rango di senatore. In questo periodo la chiesa era agitata dalla questione iconoclasta. Il santo Patriarca Paolo (780-784, comm. 30 agosto), sebbene non d’accordo con l’iconoclastia, non era riuscito a combattere con decisione l’eresia, e preferì ritirarsi in un monastero. Paolo dichiarò che colui che più degnamente doveva succedergli era Tarasio, a quel tempo ancora un semplice laico. Tarasio a lungo rifiutò, non considerandosi all’altezza di un compito così alto, ma alla fine si arrese alla comune opinione, ponendo però la condizione che fosse indetto un concilio ecumenico per esprimere un giudizio sulla questione iconoclasta. Progredendo in poco tempo per tutti i gradi ecclesiastici, Tarasio fu elevato al trono patriarcale nel 784. Nell’anno 787, nella città di Nicea, fu indetto il Settimo Concilio Ecumenico, presieduto dal Patriarca Tarasio. Erano presenti 367 vescovi. Fu confermato il culto delle sante icone, e furono riammessi nel pleroma della Chiesa quei vescovi che, convinti in precedenza dall’iconoclastia, si fossero pentiti.

Tarasio governò con saggezza la Chiesa per 22 anni. Condusse una vita strettamente ascetica. Usò tutti i suoi averi  in maniera gradita a Dio, sfamando e confortando gli anziani, i poveri, le vedove e gli orfani, e nel giorno di Pasqua preparava per loro il pasto e lo serviva di persona. Il santo Patriarca senza timore denunciò l’imperatore Costantino quando questi decise di divorziare dalla sua consorte, l’imperatrice Maria d‘Amnia –la nipote del giusto Filarete il Misericordioso (+ 792, comm. 1 dicembre)- così da risposarsi con Teodota. Tarasio in maniera decisa si rifiutò di annullare il matrimonio, e per questo cadde in disgrazia. Presto, tuttavia, Costantino fu deposto da sua madre, l’imperatrice Irene. Tarasio morì nell’anno 806. Prima della sua morte, i demoni lo portarono a ricordare tutta la sua vita, dal tempo della giovinezza,  e provarono a far ammettere al santo di aver commesso peccati che gli erano estranei. “Sono innocente, rispetto a ciò di cui parlate – rispose il santo-, e quindi falsamente mi diffamate: ma voi non avete alcun potere su di me”.

Pianto dalla Chiesa, il santo fu seppellito in un monastero da lui costruito sul Bosforo. Molti miracoli avvennero presso la sua tomba. Oggi la sacra reliquia è conservata a Venezia, presso la chiesa di San Zaccaria, ma anche presso il monastero di San Panteleimon, sul Monte Athos

  • Memoria di sant’Alessandro di Pozzuoli

Archimandrita Antonio Scordino

sant’Alessandro di Pozzuoli, martire in Tracia

  • Μemoria del santo Ieromartire Reggino, Vescovo di Skopelos

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

Il 25 di questo mese, memoria del santo Ieromartire Reggino Vescovo di Skopelos*.

San Reggino è nato a Livadia, in Beozia, nei primi anni del 4 ° secolo d.C. da genitori pii e virtuosi, che lo hanno aiutato ad avere una educazione sia laica che ortodossa. Il suo amore per il Signore e il suo progresso spirituale lo resero un vaso eletto e un tempio della Santissima Trinità.

Il santo visse al tempo del regno dei due figli di Costantino il Grande, Costanzo a Costantinopoli ( Oriente ), e le Costante a Roma ( Occidente ). Entrambi i successori di Costantino sono stati cresciuti con i principi della fede cristiana, ma mentre Costanzo accettò consapevolmente i principi dell’arianesimo, Costante rimase fedele alle decisioni dottrinali del Primo Concilio Ecumenico. Entrambi avevano come caratteristiche comune della loro politica religiosa, da un lato, il controllo della religione nazionale, dall’altro la difesa dell’unità della Chiesa.

La loro politica ecclesiastica ebbe come conseguenza non solo la mantenimento, ma anche l’espansione della scissione della Chiesa tra sostenitori e oppositori del Primo Concilio Ecumenico. Gli interventi continui, o meno arbitrari, in materia ecclesiastica furono fonte di tensione nelle controversie ariane del 4 ° secolo d.C.

Così il Santo fu inviato nell’isola di Skopelos ( Sporadi del Nord ) dal divino Achille ( protettore della città di Larissa, 15 maggio ), per rafforzare gli esuli che erano lì e per rafforzarli alla fede ortodossa.

Secondo alcune informazioni del Sinassario di san Achille, san Reggino seguì i lavori del Primo Concilio Ecumenico nel 325 d.C. insieme a san Achille. Ma anche se unanimemente condannata dai Santi Padri l’eresia dell’arianesimo, i seguaci di Ario non scomparvero e continuarono a diffondere le loro falsità eretiche. Prevalse ancora una volta una grande agitazione all’interno della Chiesa, una crisi e di conseguenza divisione in due fazioni, cosa che fece particolarmente preoccupare i due imperatori Costanzo e Costante. Alla fine i due imperatori concordarono di convocare una nuova sessione a Sardica (Sòfia). In effetti, il Sinodo è stato convocato nel 343 d.C. E, anche san Reggino vi partecipò il quale confutò tutte le eresie con la ragione e il coraggio della sua opinione.

Dopo la fine del vertice san Reggino tornò a Skopelos. Ma ancora una volta, la Chiesa di Cristo fu sconvolta e turbata, questa volta, dall’imperatore di Costantinopoli Giuliano l’Apostata (361-363 d.C.), che voleva ripristinare la religione degli antichi greci.

Durante le persecuzioni ordinate dal re, arrivò a Skopelos il governatore provinciale di Grecia e delle Sporadi. Immediatamente chiamò il Prelato di Skopelos e gli suggerì di cambiare fede e di abbracciare l’idolatria. Ma il Santo disprezzò il suggerimento e si mantenne saldo con abilità intellettuale e fermezza fede dei Padri. Il 25 febbraio, 362 d.C. guidato per l’ultima volta dal governatore provinciale. Gli fu chiesto di rinnegare Cristo, il Santo non diede alcuna risposta. Così fu portato sullo stadio dell’isola, dove subì altre torture orribili, e poi presso “Il Vecchio Ponte”, gli fu recisa fuori dal carnefice la sua veneranda testa. Di notte i cristiani presero le reliquie del santo e le seppellirono nei boschi della collina circostante in cui vi è oggi la tomba.

*Una strana casualità vuole che oltre oltre ad avere come Patrono un santo il cui nome letteralmente vuol dire proprio reggino, gli abitanti dell’isola vengano chiamati Skopellitis (singolare) Skopellites (plurale), ricordando un cognome grandemente diffuso a Reggio.

  • Memoria di San Markellos di Cipro

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Nel Synaxarion di Costantinopoli si ricorda oggi San Markellos, Vescovo di Apamea di Cipro, e si dice che si sia addormentato in pace. Questo richiede un chiarimento. Anzitutto, Apamea non è a Cipro, ma in Siria. Il nome più più simile a Cipro è l’antica città di Aepeia, che in seguito divenne nota come Soli. Quindi avrebbe potuto essere vescovo di Soli a Cipro. Oppure si tratta del san Markellos vescovo di Apamea commemorato il 14 agosto, che era appunto vescovo della città siriana.

In secondo luogo, sebbene il Synaxarion di Costantinopoli affermi che si sia addormentato in pace, i versi giambici chiariscono che fu decapitato, quindi morì di morte martirica. Se è la stessa persona di San Markellos, il vescovo di Apamea, commemorato il 14 agosto e morto martire, abbiamo ancora una differenza, poiché il Markellos del 14 agosto è morto bruciato vivo. Lo studioso cipriota Kyprianos nel XVIII secolo confermò quanto scritto da Étienne de Lusignan nel XVI secolo, che menzionava un San Markellos vescovo di Soli a Cipro, senza menzionare l’epoca, ma solo ricordandone la commemorazione il 25 febbraio. Egli affermava che fosse morto martire, senza fornire ulteriori dettagli. Da quanto sopra possiamo quindi supporre che San Markellos fosse Vescovo di Soli a Cipro e che andò incontro alla sua fine attraverso la decapitazione. [da www.johnsanidopoulos.com]

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