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Sinassario | 23 febbraio 2024

Feb 22, 2024 | Sinassario

  • Memoria di san Policarpo vescovo di Smirne

Dalla sua celebre passio (comunemente nota come Martirio di san Policarpo), redatta sotto forma di lettera circolare inviata alla comunità cristiana di Filomelio, città della Frigia posta tra Licaonia e Antiochia di Pisidia, si deduce che nacque nel 69 (avrebbe subito il martirio all’età di 86 anni): figlio di genitori cristiani, fu discepolo, con Papia di Ierapoli, di Giovanni il Presbitero (per la tradizione Giovanni apostolo), dal quale fu consacrato vescovo della città di Smirne.

Divenne uno dei più autorevoli e stimati vescovi del suo tempo, tanto che nel 154 fu scelto come rappresentante della Chiesa d’Asia e inviato a Roma a discutere con papa Aniceto la questione della data di celebrazione della Pasqua.

A Roma e a Smirne contrastò la diffusione delle dottrine docetiche di Marcione e Valentino.
Secondo Ireneo di Lione, che era stato discepolo di Policarpo, Marcione incontrò Policarpo nel 154 e attribuisce a Marcione la condanna, “il primogenito del demonio”, che Policarpo aveva scritto nella sua lettera ai Filippesi, senza indicare nomi.

Durante l’impero di Antonino Pio (138 – 161) fu catturato per ordine del proconsole Stazio Quadrato: essendosi rifiutato di sacrificare per l’imperatore, fu condannato ad essere arso vivo nello stadio della sua città e, visto che miracolosamente le fiamme non lo consumavano, fu ucciso con un colpo di pugnale.

  • Memoria dei nostri beati padri Giovanni, Mosè, Antioco e Antonino

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Questi quattro venerabili padri vissero sulle montagne vicino Cirro in Siria come asceti nel V secolo. Giovanni era amico e discepolo di San Limnaios (22 febbraio), e da lui è stato ispirato a imitare il suo esempio di vivere sui fianchi di una montagna, senza riparo, indossando pelli di capra, caricato di pesanti catene e senza mangiare altro che pane e sale. Anche Mosè, Antioco e Antonino abbracciarono questo stesso tipo di vita.

Tutti questi uomini erano ancora vivi quando il vescovo Teodoreto scrisse raccontando il loro stile di vita e il loro esempio. Secondo quest’ultimo, in Siria Limnaios radunò molti che erano stati privati ​​della vista ed erano stati costretti a mendicare. Costruendo ricoveri su entrambi i lati, orientale e occidentale, li invitò a vivere lì e cantare inni a Dio, dicendo a coloro che lo visitavano di fornire il cibo di cui avevano bisogno. Lui stesso, in una cella tra i due gruppi, li esortava entrambi al canto. Anche Giovanni aveva abbracciato questo modo di vivere con intensità, un uomo che spiccava, oltre che per altre virtù, per gentilezza e finezza di modi. Riparandosi su una cresta frastagliata, soggetta a tempeste ed esposto a nord, trascorse lì venticinque anni, esposto all’azione contrastante degli agenti atmosferici.

Tutti gli altri dettagli, cioè il cibo, i vestiti e i pesi di ferro portati addosso, erano più o meno gli stessi degli altri asceti descritti sopra. Era così distaccato da tutte le cose umane che non ne ricava alcun conforto. Una chiara prova sta in un episodio della sua vita. Una persona di buone intenzioni aveva piantato un mandorlo proprio accanto al suo giaciglio, che poi con il tempo era divenuto un albero; egli dispose che fosse tagliato, affinché non potesse fornirgli ombra e riposo ai suoi occhi.

Questo tipo di vita venne abbracciata anche da Mosè, che lottò asceticamente su un’alta collina posta al di sopra del villaggio di Rama, da Antioco, un uomo anziano che si rinchiuse in un recinto su una montagna completamente disabitata, e da Antonino, che con un corpo da anziano lottò proprio come fanno i giovani. Ebbero lo stesso vestito, cibo, permanenza in posizione eretta, preghiera, fatiche tutta la notte e tutto il giorno; né il tempo né la vecchiaia né la debolezza fisica vinsero la loro resistenza, ma conservavano in sé un amore per l’ascesi come all’inizio.

  • Memoria di Santa Gorgonia, sorella di San Gregorio il Teologo

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Santa Gorgonia era la sorella più giovane di san Gregorio il Teologo e un membro della piissima famiglia dei santi Gregorio il Vecchio e Nonna. Ella era pari in virtù e santità con gli altri fratelli. Suo marito si chiamava Alipio e ebbero cinque gemelli, due figli che si dedicarono a Dio e tre figlie: Alipiani, Eugenia e Nonna. A causa di una grave malattia si addormentò nel Signore alla giovane età di 38 anni.

Suo fratello Gregorio pronunciò un’orazione funebre al cospetto delle persone che la conoscevano, e alla presenza del suo vescovo locale e padre spirituale, probabilmente a Iconio. Erano presenti anche i suoi anziani genitori. È un eloquente e tenero elogio in cui Gregorio presenta sua sorella come un modello di virtù e santità sia per gli uomini che per le donne, per coloro che sono sposati e per coloro che vivono nella verginità, perché Gorgonia li aveva superati tutti. Parlò anche della guarigione miracolosa da un incidente quasi mortale, poiché era stata calpestata da un branco di muli, rifiutando poi le cure mediche per preservare la sua modestia. Un’altra volta, racconta san Gregorio, fu guarita da una malattia mortale dopo essersi unta con gli elementi sacri dell’Eucaristia.

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