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Sinassario | 20 febbraio 2024

Feb 19, 2024 | Sinassario

  • Memoria del beato Padre Bessarione d’Egitto

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Il nostro Santo e Venerabile Padre Bessarione nacque in Egitto. In giovane età si ritirò dal mondo per vivere una vita solitaria. Fu iniziato alla vita angelica da Sant’Antonio il Grande ed era un discepolo di San Macario, il fondatore di Scete. Trascorse poi la sua vita vagabondando, sempre senza riparo, fortificato dalla fede e dedicandosi a vincere le passioni della carne. Il suo ascetismo era così severo che si narra che abbia detto: “Per quaranta notti sono rimasto in piedi tra le spine senza dormire”.

  • Memoria dei 34 santi martiri del Monastero di Valaam

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

I trentaquattro Venerabili Padri del Monastero della Trasfigurazione di Valaam sul Lago Ladoga offrirono coraggiosamente la loro vita per la santa fede ortodossa, il 20 febbraio 1578. Furono uccisi da una compagnia di convertiti al luteranesimo, che, dopo aver assediato il monastero, aveva tentato invano di farli rinunciare all’Ortodossia. Dal giorno del loro martirio, ogni anno è stato celebrato un Ufficio di Commemorazione dei Defunti nel katholikon del monastero. I nomi di questi santi confessori e martiri sono: Tito e Tikhon ieromonaci; i monaci Gelasio, Sergio, Barlaam, Saba, Conone, Silvestro, Cipriano, Poemen, Giovanni, Simone, Giona, Davide, Cornelio, Niphon, Atanasiuo, Serapione, e i novizi Atanasio, Luca, Leonzio, Tommaso, Dionisio, Filippo, Ignazio, Basilio, Pacomio, Basilio, Teofilo, Giovanni, Teodroe e Giovanni. La loro memoria è stata ufficialmente riconosciuta dal Patriarcato di Mosca nell’agosto 2000.

  • Memoria di sant’Agatone, papa di Roma

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Sant’Agatone nacque in Sicilia da genitori facoltosi e devoti, preoccupati che il loro figlio fosse ben istruito e che apprendesse le Scritture divinamente ispirate. Alla morte dei suoi genitori distribuì la sua eredità ai poveri e divenne monaco presso il Monastero del Sant’Ermete a Palermo. Là si sforzò di acquisire tutte le virtù, e distinse per la sua umiltà, la natura mite e un cuore traboccante di gentilezza. Per questo fu da Dio ritenuto degno di ricevere il dono dell’operare miracoli.

Il 27 giugno dell’anno 678, Agatone fu eletto vescovo di Roma ed effettuò il giuramento di incoronazione papale. Si rivelò anche molto efficiente negli affari, infatti teneva personalmente i registri contabili, contrariamente alla consuetudine.

Poco dopo la sua intronizzazione, una piaga mortale colpì Roma. Agatone istituì processioni e preghiere pubbliche per implorare la misericordia di Dio sul popolo. Molti furono guariti grazie alle sue suppliche e per questo divenne noto come taumaturgo. In un’occasione abbracciò persino un lebbroso, che fu immediatamente guarito. Nel 679 Papa Agatone sostenne anche San Wilfred, vescovo di York (634-709), nella sua disputa per portare le forme e le usanze romane in Gran Bretagna, come la datazione della Pasqua e la regola benedettina. Quando Wilfred fu ingiustamente deposto dal suo ruolo, Agatone convocò un Sinodo in Laterano e lo fece reinstallare.

Il grande evento del suo pontificato fu comunque il Sesto Concilio Ecumenico, che si svolse a Costantinopoli negli anni 680-681. In questo Concilio fu condannata l’eresia monotelita e ristabilta ancora una volta la comunione tra le sedi di Costantinopoli e Roma. Agatone dispose che si svolgessero in Occidente sinodi locali in preparazione a questo Sinodo, in modo che tutti potessero essere uniti nel presentare la fede ortodossa al Sinodo ecumenico. “La Lettera di Agatone e del Sinodo Romano dei 125 Vescovi” doveva servire come istruzione ai legati inviati per partecipare al Sesto Sinodo Ecumenico nel Trullo (sala a cupola) del Palazzo Imperiale. Quando questa lettera venne letta alla quarta sessione, lettera che ribadiva la convinzione tradizionale della Chiesa sulla duplice volontà del Cristo, divina e umana, il Sinodo proclamò di comune accordo: “Pietro ha parlato per bocca di Agatone”, proprio come I Padri del Quarto Concilio avevano fatto per papa Leone. Quando il Sinodo si concluse, nel settembre del 681, i monoteliti Sergio e Ciro furono condannati, insieme all’ormai defunto papa Onorio di Roma (fatto che divenne un ostacolo per i sostenitori dell’infallibilità papale nel XIX secolo). Quando le decisioni del Sinodo furono inviate a Roma, Agatone si era già addormentato nel Signore, l’11 gennaio di quell’anno. Il suo successore Leone II approvò le risoluzioni del Concilio e le fece pervenire a tutti i vescovi d’Occidente. Il Sesto Sinodo Ecumenico non solo pose fine all’eresia monotelita, ma sanò anche la divisione tra Costantinopoli e Roma che esisteva all’epoca a causa di questa eresia. La rinnovata armonia tra le due sedi può essere colta guardando la provenienza dei successivi sedici Papi. Solo quattro di essi nei novanta anni successivi saranno originari di Roma: gli altri principalmente siriani, siciliani o greci.

  • Memoria dello ieromartire Sadok e di 128 martiri con lui

20.2 johnsanidopoulos.com-Holy Martyr Sadoth and the 120 Martyrs With Him

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Sadoth, noto anche come Shahdost o Sadok, fu vescovo di Seleucia-Ctesifonte dal 341 al 343. Fu martirizzato durante la grande persecuzione del re persiano Sapore II, responsabile del martirio di migliaia di Cristiani. Il racconto più antico e più circostanziato dell’episcopato e del martirio di Sadoth si legge nella Cronaca di Seert del IX secol. Ιl nome Shahdost è persiano e significa ‘amante e devoto del re’ (shāh “re” e dūst “amico”). Shahdust di Ctesifonte era di Beth Garmai, anche se alcuni dicono che fosse di Susa. Era l’arcidiacono di Shemʿon Bar Sabbaʿe. Era un uomo buono e pio.

Poiché, dopo la morte di Shem’on, la chiesa era rimasta senza guida, egli si diede tutto a nostro Signore Gesù Cristo, e così divenne patriarca. Nello specifico si racconta che i padri e i fedeli, riunitisi in segreto, dopo aver pregato Dio, scrissero diversi nomi e tirarono a sorte. Il nome di Shahdost fu sorteggiato. Il santo accettò l’incarico che gli era stato affidato senza lasciarsi scoraggiare dalla paura della morte, e ricevette l’investitura del titolo di patriarca segretamente, nell’abitazione di un cristiano. Scelse alcuni uomini e li ordinò per sostituire i padri che erano stati martirizzati con il santo Mar Shemon; tra loro c’era anche Barbaʿshmin, nipote di Shem’on bar Sabbaʿe. Tutti si impegnarono a morire per la salvezza del gregge affidato loto, prendendo a visitare i cristiani notte e giorno per incoraggiarli contro la persecuzione di Sapore. Alla fine, il ruolo di Shahdost fu scoperto, e il patriarca venne arrestato. Tre notti prima aveva visto in sogno una scala, con la base a terra ma ritta fino al cielo. Shemʿon era sulla scala e diceva: “Shahdost, sali fino a me su questa scala, come l’ho fatto io ieri”. Il santo capì il significato del sogno, ne parlò ai fedeli, ed essi si allarmarono per questo. Tre giorni dopo venne arrestato a Seleucia-Ctesifonte con 128 vescovi, sacerdoti, diaconi e uomini e donne cristiani. Rimasero in prigione per cinque mesi, subendo ogni tipo di tortura. Furono spinti ad abbracciare la religione dei magi, ma rimasero saldi nella loro fede. Il satrapo di Seleucia-Ctesifonte ordinò quindi di uccidere 120 di loro, ma mandò Shahdost con le donne cristiane da Sapore. Quando il patriarca si presentò, il re gli disse: ‘Ho ucciso Semon, il capo dei cristiani, e un gran numero di abati e vescovi. Perché sei diventato il capo delle persone che detesto?” Shahdost rispose: ‘Il vero capo dei cristiani è Iddio, l’Altissimo. È lui che, di sua scelta, dà loro le guide spirituali. Il mare non sarà mai prosciugato e il cristianesimo non sarà mai distrutto. Più cristiani uccidi, più essi si moltiplicheranno”. Il maledetto si infuriò, poi lo trattò con gentilezza, sperando di persuaderlo ad adorare il sole, e gli parlò in modo amichevole nella speranza di convertirlo alla religione dei magi. Ma lungi dal convertirlo, da lui non ottenne altro che parole energiche e dure e la più viva resistenza. Ordinò quindi la sua morte e quest’ordine fu eseguito nello stesso luogo in cui Sem Sheon era stato giustiziato. Anche i suoi compagni furono uccisi. Tra loro c’erano Miles al-Razi, il suo discepolo Aborsam e molti altri, comprese le due sorelle di Shem’on. I fedeli raccolsero i loro corpi e li seppellirono nella chiesa.

Secondo questo racconto, Shahdost fu patriarca per due anni e cinque mesi

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