- Memoria del santo martire LONGINO il CENTURIONE
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
San Longino visse sotto il regno dell’imperatore Tiberio (15-34 d.C.). egli era originario di Cappadocia e serviva nell’armata romana come centurione sotto gli ordini di Pilato, governatore della Giudea. Fu a lui ed ai suoi uomini che venne comandato di eseguire la Santa Passione del Nostro Signore Gesù Cristo e di controllare la tomba, per paura che i discepoli derubassero il corpo per far credere alla sua resurrezione. Così Longino fu testimone di tutti i miracoli grandiosi che accompagnarono la Passione di Cristo: il terremoto, lo oscuramento del sole, la rottura del velo del tempio, le montagne che si ruppero, le tombe che si aprirono ed i corpi di numerosi santi dei tempi antichi che resuscitarono e si mostrarono a tutti… Vedendo questi prodigi, gli occhi del cuore del centurione si aprirono ed egli gridò a forte voce: << Veramente, egli era il Figlio di Dio! >> (Mt 27,54; Mc 15,39). Quando, il terzo giorno, le guardie della tomba furono testimoni dell’apparizione dell’angelo alle sante donne, essi furono presi da grande terrore e restarono come morti. Qualcuno tra loro andò a raccontare ai grandi sacerdoti giudei questi avvenimenti. Costoro si riunirono con gli anziani e, avendo deliberato, decisero di dare a Longino ed ai suoi uomini una forte somma di denaro, perché facessero passare la voce che i discepoli erano andati di notte a derubare il corpo mentre le guardie dormivano. Ma, ormai illuminato dalla luce della fede nella Resurrezione, Longino e due dei suoi soldati rifiutarono il denaro. Egli abbandonò allora la sua carica di centurione e lasciò l’armata per ritornare in patria, la Cappadocia, e propagare la Buona Novella e imitazione degli Apostoli. Apprendendo ciò e incitato dal denaro e dai regali dei giudei avidi di vendetta, Pilato scrisse all’imperatore Tiberio per denunciare Longino.
La provvidenza volle che, senza saperlo, gli uomini inviati alla ricerca di Longino da Tiberio, in Cappadocia, si fermassero alla casa dove si era rifugiato il centurione disertore, per chiedere ospitalità e prendere qualche informazione su Longino che essi non avevano mai visto.
Fu il santo stesso che li ricevette con tutte le cure che hanno i discepoli di Cristo per gli stranieri. Conversando, essi gli rivelarono la fine del loro viaggio; Longino trovò una immensa gioia a questa notizia e manifestò allora verso i suoi ospiti una dolcezza ancora più grande. Egli li installò confortabilmente, poi andò, con grande serenità, a preparare la sua tomba e ciò che era necessario ai suoi funerali. Andò a cercare i due compagni che erano fuggiti con lui dalla Palestina e decisero di offrirsi con lui al martirio. Poi tornò dai suoi ospiti e gli rivelò che era Longino, colui che essi cercavano per giustiziarlo. Gli inviati dell’imperatore restarono stupefatti dall’audacia del santo e mostrarono un profondo dispiacere nel dover compiere il loro fosco compito su colui che aveva offerto loro una tale ospitalità. Ma il santo stesso li implorò di non tardare a riunire lui ed i suoi compagni al loro Signore e Maestro. Con la morte nel cuore gli inviati dell’imperatore tagliarono la testa dei tre discepoli di Cristo e inviarono la testa di Longino a Gerusalemme. Numerosi anni più tardi, una nobile e ricca donna di Cappadocia, che era improvvisamente caduta malata ed aveva perso la vista, andò in pellegrinaggio nella città santa, in compagni del suo unico figlio, per pregare per la sua guarigione. Ma una volta arrivata in città, suo figlio morì, aggiungendo un tormento più grande alla malattia della povera donna. Una notte, san Longino le apparve in sogno e le rivelò il luogo dove era sepolta la sua testa, promettendole che avrebbe ricevuto la guarigione dalla preziosa reliquia. Dopo aver cercato affannosamente, la pia donna trovò la testa del santo martire e ricevette la guarigione dalla sua cecità per la divina grazia deposta nella reliquia del santo. Ma non furono solo i suoi occhi corporali che si aprirono ma Dio le accordò anche di vedere con gli occhi della sua anima che suo figlio si teneva accanto a san Longino nella dimora dei benemeriti. Riconfortata e piena di riconoscenza, ella depose la reliquia del santo martire e il corpo di suo figlio in una chiesa che fece costruire in onore del santo.