- Memoria dei Santi Martiri Ermilo e Stratonico
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Il diacono Ermilo e Stratonico, suo amico, furono martirizzati durante il regno di Licinio, nell’anno 314. Ermilo, per la sua professione di fede in Cristo, fu percosso così intensamente che il suo corpo era diventato interamente ricoperto di ferite. Stratonico, vedendolo sopportare questo ed altri tormenti, che lo avevano ridotto in fin di vita, scoppiò in un pianto di dolore per il suo amico. Così anche lui fu scoperto essere cristiano, venendo a sua volta percosso senza pietà, dopo la sua aperta professione di fede. Alla fine, i due amici furono gettati nel Danubio, ricevendo così insieme la corona del martirio.
- Memoria di S. Massimo “il Bruciacapanne”
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Nel XIV secolo Massimo, monaco del monte Athos, condusse una vita ascetica in maniera del tutto originale. Fingeva di essere matto e cambiava costantemente dimora. Il suo rifugio consisteva in una capanna fatta di rami d’albero. Costruiva una capanna dopo l’altra e poi le bruciava: da qui il nome Kafsokalivitos, “Bruciacapanne”. Fu considerato pazzo fino all’arrivo sul M. Athos di S. Gregorio il Sinaita, che scoprì in Massimo un asceta unico, un intercessore e taumaturgo, un “angelo nella carne”. Si addormentò nel Signore nell’anno 1320.
- Memoria di Sant’Ilario, vescovo di Poitiers
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Il santo gerarca Ilario nacque da genitori pagani in Gallia; ricevette un’alta istruzione in filosofia e retorica, oltre alla conoscenza molto profonda della lingua greca. In un tempo in cui il paganesimo era ancora forte nella sua terra, Sant’Ilario comprese la falsità del politeismo dopo aver studiato gli scritti del Vecchio e del Nuovo Testamento, così da abbandonare il neoplatonismo per il cristianesimo, insieme a sua moglie e a sua figlia (chiamata, secondo la tradizione, Sant’Abra). Fu battezzato e accolto nella Chiesa.
Intorno all’anno 350 fu ordinato vescovo di Poitiers, quando Arles e Milano erano nelle mani degli
Ariani e l’ariano Giulio Costanzo era l’unico imperatore. Come per il suo contemporaneo sant’Atanasio,
l’episcopato di sant’Ilario fu caratterizzato da una lunga lotta contro gli Ariani. In qualità di vescovo di Poitiers, Sant’Ilario vide la futura grandezza di San Martino (12 novembre) e lo tenne molto vicino a sé. Nel 355, quando gli fu chiesto di accettare la condanna di sant’Atanasio secondo le decisioni del Sinodo di Milano, Ilario scrisse una lettera all’imperatore Costanzo condannando i torti commessi dagli Ariani e richiedendo, tra le altre cose, il reinsediamento dei vescovi ortodossi, compreso Atanasio. Per questo, Ilario fu esiliato in Asia Minore, dove scrisse la sua più grande opera, Sulla Trinità.
- Ilario partecipò a diversi sinodi durante il periodo dell’esilio, incluso quello di Seleucia del 359. Nel 360 tentò senza successo di ottenere un’udienza privata con Costanzo II, nonché di intervenire nel sinodo riunitosi a Costantinopoli in quell’anno. Quando questo sinodo ratificò le decisioni di Rimini e Seleucia, Ilario non le sottoscrisse, rispondendo con il polemico In Constantium, che attaccava l’imperatore qualificandolo come Anticristo e persecutore dei Cristiani ortodossi. Le pressanti e ripetute richieste di S. Ilario per un pubblico confronto con i suoi avversari, specialmente con Ursacio e Valente, indussero le autorità a ritenerlo una persona così scomoda, che venne rimandato nella sua diocesi, dove si presentò nel 361, a brevissimo tempo dall’ascesa al trono dell’Imperatore Giuliano. Sant’Ilario incoraggiò S. Martino a fondare un monastero vicino Poitiers, dove Martino rimase fino a essere consacrato vescovo di Tours nel 371.
Nei suoi ultimi anni, Sant’Ilario, si adoperò per la deposizione di Aussenzio, il vescovo ariano di Milano; ma questi, producendo una confessione di fede ortodossa, mantenne la sua sede.
Sant’Ilario si addormentò in pace intorno all’anno 368, Aussenzio nel 374; successore di quest’ultimo fu il Santo Ambrogio, che continuò la battaglia di Sant’Ilario contro l’arianesimo.
Le sue sante reliquie si trovano nella cattedrale di Poitiers in Francia, a lui intitolata.
- Memoria del massacro avvenuto nel Monastero di San Teodosio in Palestina ad opera dei Persiani
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Il Santo Monastero di San Teodosio il Cenobiarca è situato a est di Betlemme, all’inizio del deserto, sull’antica strada principale che porta al deserto del Fiume Giordano e al Mar Morto. Fu fondato da San Teodosio nel quinto secolo.
Nell’anno 614 i Persiani guidati dal re Cosroe II invasero la Terra Santa causando danni incalcolabili a Gerusalemme e ai suoi dintorni. Massacrarono i fedeli, distrussero chiese e monasteri, uccisero sacerdoti e
monaci. Gli allora fiorenti monasteri di San Teodosio il Cenobiarca, San Saba il Santificato, San Giorgio il Chozebita, San Gerasimo di Giordania e molti altri furono ridotti in rovina.
Quando i miscredenti si scagliarono contro i Santi Padri del Monastero di San Teodosio il Cenobiarca, furono tutti massacrati senza pietà, glorificando con mitezza Cristo loro Salvatore. Ricevettero la doppia corona del martirio e della pura vita ascetica. Poiché nessuno di loro abiurò, furono percossi, decapitati, fatti a pezzi, crocifissi. Dopo che il monastero fu saccheggiato, venne dato alle fiamme.
Quando i Persiani infedeli se ne andarono, asceti ed eremiti delle grotte vicine si recarono al monastero e seppellirono i corpi dei Santi Padri nelle stanze della Grotta dei Magi, situata al centro del monastero. In tempi recenti queste sacre reliquie sono state scoperte: portavano il segno della santità per la loro bella fragranza. Sono stati poi spostati nel katholikon del monastero per potere essere venerate dai fedeli.