- Alcuni momenti della vita di San Trifilio
a cura del Protopresbitero Benedetto Colucci
Oggi la Chiesa Ortodossa festeggia San Trifillio, discepolo di San Spiridione. Entrambi parteciparono al Concilio di Nicea. San Trifillio fu amico e difensore di san Atanasio d’Alessandria. Quando era diacono di San Spiridione fu sgridato dal Santo perché, nel leggere il Vangelo, aveva sostituito una parola con un sinonimo più elegante. Il Santo lo fermò nel mezzo della Liturgia e gli disse: Chi sei tu per ritenerti più sapiente di colui che ha scritto il Vangelo? Un’altra volta, una donna pagana si avvicinò ai due santi chiedendo di riportare in vita il suo figlio morto, cosa che fecero. Tuttavia, fu tanta la gioia della madre per la risurrezione del figlio, che morì. San Trifillio disse a San Spiridione: E adesso, lasciamo questo bambino orfano? Allora San Spiridione risuscitò anche la madre. Invece, mentre si recavano al concilio di Nicea, si fermarono la notte in una taverna e lasciarono i loro due muli nella stalla. Alcuni sabotatori, che non volevano che i due partecipassero al concilio, decapitarono i due muli. I due santi, la mattina, scoprirono il triste evento. San Spiridione disse a Trifillio di chiudere le porte della stalla e iniziò a pregare, poi riattaccò le teste ai muli. Siccome era buio invertì le teste: al mulo bianco attaccò la testa di quello nero e viceversa. San Trifillio divenne vescovo di Leucosia a Cipro, nonostante fosse avviato ad una brillante carriera lasciò tutto per servire il gregge di Dio, diventando per il suo zelo e la sua umiltà un vero imitatore del suo padre spirituale.
- Memoria della santa martire Aquilina
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo – Napoli
Questa Martire visse a Byblos di Siria durante l’impero di Diocleziano, nel 289. Proveniva da una famiglia nobile e ricca di Palestina
Fu battezzata a 5 anni dal vescovo Eutalio, il quale creò le condizioni appropriate affinché la sua figlia spirituale rimanesse ferma nella fede cristiana, rafforzando la sua naturale saggezza in vari modi. Così, in giovane età, Aquilina iniziò a predicare e insegnare con fervore la parola di Dio e, diventando amica di figlie di famiglie pagane, riuscì ad attirarne molte alla retta fede. Allo stesso tempo, si profondeva in opere filantropiche. Questa luminosa condotta fu denunciata al governatore che, dopo averla arrestata, tentò in tutti i modi di costringerla a rinunciare alla sua fede. Tuttavia, la Santa rimase inamovibile e con baldanza, nonostante la sua giovane età, confessò la sua fede nell’unico e vero Dio. Indignato, il governatore la colpì violentemente sul viso così che la santa si ritrovò inondata di sangue. Poi la sottopose a orribili torture e alla fine, incapace di piegare la sua fede, diede l’ordine che venisse decapitata. E così Aquilina raggiunse la sua perfezione nel martirio.
- Memoria della venerabile Anna e di suo figlio Giovanni, della città di Larissa, asceti in un’isola dell’Adriatico
a cura del Protopresbitero Benedetto Colucci
Nel Codice Vaticano græcus 1588 (fogli 71-73) è riportato un mineo del XVI secolo, contenente il mese di giugno. Il mineo in questione è un riassunto di un’opera di Paolo di Monevasiàs (X sec.) dedicato a figure di santi uomini e donne, asceti.
In quest’opera, Paolo racconta di aver incontrato uno ieromonaco che era di ritorno a Costantinopoli dopo essere stato a Roma. Durante il viaggio di andata – racconta lo ieromonaco- la nave, a causa delle avverse condizioni, fu costretta a fermarsi per alcuni giorni in un’isola deserta del mare Adriatico.
Lo ieromonaco decise così di scendere per fare due passi. Mentre passeggiava, vide da lontano una figura femminile senza alcun vestito. La donna da lontano gridò al sacerdote di lanciarle il suo mantello. Cosa che subito fece. La donna, poi, inginocchiatasi ringraziò Dio di aver mandato un sacerdote.
Il sacerdote subito le chiese circa la sua identità. La donna, allora, disse:
“Mi chiamo Anna, nacqui a Larissa (Tessaglia, Grecia) da genitori poveri. Essendo rimasta orfana fui adottata da un uomo nobile della città che mi allevò come fossi sua figlia, nella fede e nella modestia, e mi diede in sposa a suo figlio. Purtroppo, i parenti di mio marito non mi accettarono mai nella loro famiglia a causa delle mie umili condizioni e ogni giorno lo rimproveravano per questo matrimonio sfortunato. Così, chiesi a mio marito il divorzio per potergli garantire una moglie migliore. Quanto a me, mi sarei ritirata in monastero. Ma lui non accettò. Allora decisi di fuggire di notte e, senza sapere che fossi già incinta, mi imbarcai per la Sicilia. La nave attraccò in quest’isola deserta dove decisi di rimanere per vivere in ascesi. Dopo nove mesi, diedi alla luce mio figlio e lo allevai con erbe selvatiche. Ogni giorno pregavo Dio che mandasse un prete per battezzarlo ed, ecco, oggi, dopo 30 anni, sei arrivato tu. Ora, ti supplico, battezza mio figlio e celebra per noi la Divina Liturgia”.
Il sacerdote non perse tempo. Ritornò sulla nave, prese tutto il necessario e, una volta ritornato dalla santa, battezzò prima suo figlio, dandogli il nome Giovanni, e poi celebrò la Divina Liturgia e comunicò i due al purissimo Corpo e al prezioso Sangue di Nostro Signore.
Mentre i due si allontanavano, la Santa chiese allo ieromonaco: “Se vuoi raccontare ciò che Dio ti ha rivelato, ti prego solo di non rivelare la posizione dell’isola, affinché noi possiamo rimanere nascosti agli occhi del mondo”.
Secondo il Codice Vaticano, Anna e suo figlio Giovanni, dopo aver riverito e ringraziato il sacerdote, consegnarono le loro anime nelle mani di Dio.