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Sinassario | 12 gennaio 2024

Gen 11, 2024 | Sinassario

  • Memoria del nostro santo padre Elia il taumaturgo

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Da “Vite dei padri del deserto” di San Girolamo, cap.7:

“… E incontrammo anche un sacerdote nel deserto di Antinoe, nella Tebaide, il cui nome era Elia; aveva circa centodieci anni e i monaci dicevano che lo spirito di Elia il Profeta era su di lui. Questo uomo benedetto era famoso nel deserto, poiché vi aveva vissuto per settanta anni, ed è impossibile trovare le parole per descrivere adeguatamente la sterilità e la desolazione di quel deserto e della montagna in cui viveva. Non era mai sceso nel villaggio, ed uno stretto sentiero lungo il quale si poteva camminare con grande difficoltà, con pietre grezze poste su entrambi i lati della strada, portava alla sua dimora sotto una roccia, in una caverna. Il suo aspetto era terribile, e a causa della sua età avanzata tremava molto; tuttavia quotidianamente operava prodigi e non smetteva mai di guarire i malati. I padri ci dissero riguardo a lui che non c’era nessuno tra loro che ricordava il momento in cui era andato a vivere in montagna.

Ora che era anziano usava mangiare tre once di pane ogni sera e tre olive, ma nella sua giovinezza si era sostenuto prendendo il cibo solo una volta alla settimana.

 Detti del padre del deserto Elia il taumaturgo

  1. Il padre Elia disse: “Io ho timore di tre cose: di quando l’anima uscirà dal corpo, di quando m’incontrerò con Dio, di quando la sentenza sarà proferita contro di me”.
  2. Gli anziani dissero al padre Elia in Egitto che il padre Agatone era stato un bravo padre. Dice loro l’anziano: “Rispetto alla sua generazione è bravo”. “E rispetto agli antichi?”, gli dicono. “Vi ho detto –ripetè- che è bravo rispetto alla sua generazione. Quanto agli antichi, ho visto un uomo a Scete che poteva arrestare il sole nel cielo, come Gesù figlio di Navì. Ciò udendo furono presi da meraviglia e diedero gloria a Dio.
  3. Disse il padre Elia, il diacono: “Che cosa può più il peccato dove vi è il pentimento? E a cosa giova l’amore dove c’è l’orgoglio?”
  4. Il padre Elia raccontò: “Ho visto un tale che aveva sotto al braccio una fiaschetta di vino. Per svergognare i demoni, poiché si trattava di un’immaginazione, chiesi al fratello: “Fammi la carità, tira su un po’ la tua veste”. Quando ebbe alzato il mantello, si trovò che non aveva nulla. Vi ho detto questo perché non vi fidiate nemmeno di quello che vedete con gli occhi, né di quel che sentite. Fate piuttosto attenzione ai vostri pensieri e a ciò che avete nel cuore e nell’anima, sapendo che sono i demoni a mettere le idee in voi, per corrompere l’anima e farle pensare ciò che non dovrebbe, per distogliere lo spirito dal ricordo dei suoi peccati e dal pensiero di Dio”.
  5. Disse ancora: “O gli uomini pongono mente ai peccati e a Gesù, o agli uomini”.
  6. Disse ancora: “Se la mente non salmodia insieme al corpo, è vana la fatica. Se infatti uno ama la tribolazione, essa gli diverrà poi gioia e quiete”.
  7. Raccontò ancora che un anziano viveva in un tempio. Vennero i demoni a dirgli: “Vattene da questo luogo che ci appartiene”. E l’anziano disse: “Nessun luogo vi appartiene!”. Allora cominciarono a disperdergli tutti i rami di palma. Ma l’anziano pazientemente li raccolse. Infine, presagli la mano, il demonio lo trascinò fuori: ma egli, giunto alla porta, l’afferrò con l’altra mano gridando: “Gesù, aiutami!”. E subito il demonio fuggì. E il vecchio si mise a piangere. Ma il Signore gli disse: “Perché piangi?”. L’anziano disse: “Perché osano impossessarsi di un uomo e fare tali cose”. “Sei stato negligente –gli disse il Signore-, vedi che mi sono lasciato trovare appena mi hai cercato”. Dico questo perché è necessaria molta fatica: se non c’è, non si può trovare Dio. Egli stesso infatti è stato crocifisso per la nostra salvezza”.
  8. Un fratello che seguiva la vita esicasta nel monastero della grotta del padre Saba si recò dal padre Elia e gli disse: “Padre, dammi una parola di vita”. L’anziano disse al fratello: “Ai tempi dei nostri padri si ricercavano con ogni cura queste tre virtù: povertà, obbedienza e digiuno. Ma ora i monaci sono dominati dall’avidità, dalla sfrontatezza e dall’ingordigia. Scegli tu stesso cosa vuoi di più”.
  • Memoria del santo martire Mertios

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Mertios era un soldato del battaglione mauritano durante l’impero di Diocleziano (284-305). Nell’anno 298, fu riferito che era un cristiano, per cui venne arrestato e portato davanti all’imperatore, che esortò Mertios a offrire un sacrificio agli idoli. Rimanendo risoluto nella sua confessione di fede, venne spogliato della cintura che era il simbolo del suo grado militare. Successivamente venne picchiato con verghe di legno e gli lacerarono la carne. Il Santo resistette alle crudeli torture con cuore coraggioso, in modo che nemmeno il minimo lamento sfuggisse dalla sua bocca. Questo stupì molto il tiranno.

Poiché infierirono su di lui a lungo, il corpo del Martire si ricoprì completamente di ferite. Per questo il tiranno ordinò che fosse gettato in prigione. Dopo otto giorni, le ferite erano tutte suppurate, ed emettevano un forte cattivo odore. Sopraffatto dal dolore, l’atleta di Cristo consegnò la sua anima preziosa nelle mani di Dio, ricevendo così la corona incorruttibile del martirio.

  • Memoria di sant’Eulogia, madre di San Teodosio il Cenobiarca, seppellita nel monastero del figlio

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Il 12 gennaio commemoriamo S. Eulogia, la madre di San Teodosio, il giorno dopo della festa del figlio. Era una pia donna che crebbe Teodosio nella fede cristiana; rimasta vedova si fece monaca e si sottomise all’obbedienza verso suo figlio finché non si addormentò nel Signore, venendo seppellita nella grotta del monastero.

Il Santo Monastero di San Teodosio il Cenobiarca si trova a est di Betlemme, all’ingresso al deserto sull’antica strada, che porta dal deserto del Giordano al Mar Morto, su un altopiano. Si poteva vedere

Betlemme dal Santo Monastero, così come Gerusalemme, il Monte degli Ulivi, il fiume Giordano e il Mar Morto. Questo Santo Monastero è costruito sopra la Grotta dei Magi, di grande interesse perché, secondo la tradizione, i Tre Magi trascorsero la notte in quel luogo, al ritorno da Betlemme. È una grotta naturale, con alcuni parti scolpite, e nei secoli passati è stata utilizzata prima come chiesa e poi come cimitero.

All’interno delle tombe in marmo lungo le pareti della grotta sono seppelliti il fondatore del Monastero S.

Teodosio, il patriarca di Gerusalemme S. Sofronio che visse in quel luogo da monaco, S. Eulogia la madre di S. Teodosio, S. Sofia madre di San Saba il santificato, S. Teodota madre dei Santi Anargiri Cosma e Damiano, S. Eubula madre di S. Panteleimon, S. Maria madre dei SS. Arcadio e Giovanni e moglie di S. Senofonte, S. Giovanni Moschos che fu monaco in quel monastero e autore del famoso Prato spirituale, insieme ad altre importanti figure del monachesimo in Palestina. IN tutto nella grotta sono contenute 35 tombe di Santi.

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