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Sinassario | 11 marzo 2023

Mar 10, 2023 | Sinassario

11 Marzo- Memoria di San Sofronio, patriarca di Gerusalemme (638); del santo ieromartire Pionio di Smirne (III sec.); del beato Giorgio il Sinaita (VI sec.)

Sinassario

L’11 di questo mese memoria del nostro santo padre Sofronio, arcivescovo di Gerusalemme.
Stichi. Osservata le legge fino allo iota, Sofronio sale con gloria al cielo. Il suo spirito salvo viene meno per gli anni e l’undici Sofronio scende nella tomba.

Lo stesso giorno memoria del santo ieromartire Pionio, presbitero della santa Chiesa di Smirne.
Stichi. Come un pane cotto nella cenere, saporito e tenero, Pionio viene offerto al suo Signore.

Lo stesso giorno memoria del nostro beato padre Giorgio, teoforo e taumaturgo del Diippio, apparso recentemente.
Stichi. Lassù come quaggiù dimori nei pressi del vergine, amico di Cristo.

Lo stesso giorno memoria dei santi martiri Tròfimo e Tallo, martirizzati a Laodicea.

Lo stesso giorno ritrovamento, a Costantinopoli, delle reliquie del santo martire Epìmaco.
Stichi. In te si custodisce, o Città fortunata, tra tanti tesori, anche il corpo del martire Epìmaco.

Lo stesso giorno memoria del nostro padre Giorgio sinaita.
Stichi. Come puoi attraversare così tanta terra? Forse perché sei come un incorporeo in questa vita, o padre?

Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.

 

  • 03: Memoria di San Benedetto Crispo vescovo di Milano (verso il 725)

a cura del Protopresbitero Giovanni Festa

Tratto da

http://www.santiebeati.it/dettaglio/44540

E’ il quarantunesimo vescovo di Milano, vissuto tra la fine del sec. VII e l’inizio dell’VIII. A Benedetto è attribuita la costruzione di una chiesa in onore di san Benedetto (con annesso un monastero benedettino), nella zona di Porta Nuova, e l’epitafio in onore di Caedwalla, re del Wessex (Inghilterra), da lui stesso catechizzato e accompagnato a Roma, dove fu battezzato da papa Sergio I nel sabato santo del 689 e dove morì il 20 aprile dello stesso anno. Paolo Diacono racconta che Benedetto, da lui definito «uomo di particolare santità, la cui buona fama si diffuse in tutta l’Italia», si recò ancora a Roma nel 707 ca. per difendere il suo diritto di consacrare il vescovo di Pavia, che, invece, veniva ordinato a Roma: il papa avrebbe respinto la sua istanza, perché ormai da tempo il vescovo di Pavia dipendeva direttamente dalla Santa Sede. L’autore anonimo di un ritmo intitolato Versus de Mediolano civitate, che risale ai primi decenni del sec. VIII, lo ricorda tra i santi e i grandi vescovi milanesi e lo dice sepolto nella basilica di Sant’Ambrogio. Il suo episcopato sarebbe stato lunghissimo: ben quarantasette anni. La sua festa negli antichi cataloghi ricorreva l’11 marzo, in alcuni più recenti il 9 o il 10 dello stesso mese. Nel 1623, per ordine del cardinale Federico Borromeo, il rito ambrosiano ne trasferì la festa al 6 settembre, perché essa solitamente cadeva durante la quaresima, tempo in cui, nella liturgia ambrosiana non si celebrano i santi; il Martirologio Romano, invece, ne ha conservato la memoria alla data tradizionale dell’11 marzo.
Benedetto, insieme con altri santi, era invocato come protettore da coloro che fossero impegnati nei processi sia come attori ed accusatori sia come convenuti e rei. Erroneamente gli sono stati attribuiti dal cardinal Mai i versi sulla medicina di un certo diacono milanese di nome Crispo: per questo motivo gli fu dato il cognome di Crispo.

Tratto da http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2017/3/11/SAN-BENEDETTO-Santo-del-giorno-l-11-marzo-si-celebra-san-Benedetto-Crispo/753071/

San Benedetto Crispo viene così appellato perché a lungo gli è stata attribuita la redazione di alcuni versi dedicati al diacono Crispo, anche se oggi sussistono dubbi in merito. Egli si annovera tra gli uomini di fede che, nei primissimi secoli di diffusione del cristianesimo, hanno contribuito con il loro lavoro a rendere la Santa Chiesa sempre più solida nei suoi dogmi e nei suoi precetti. Difatti egli visse tra il VII e l’VIII secolo dopo Cristo; l’unica data che conosciamo con esattezza è quella della sua morte, avvenuta nel 725. Secondo il ritmo Versus de Mediolano civitate composto da autore ignoto agli inizi dell’VIII secolo, san Benedetto dovrebbe essere sepolto nella basilica di Sant’Ambrogio.

San Benedetto fu il 41esimo vescovo della Città di Milano, a cui la sua memoria è particolarmente legata. Della sua vita ci sono giunte poche notizie, per lo più episodi, ma la testimonianza maggiore che si ha circa il suo apostolato viene dallo storico Paolo Diacono che ne tesse gli elogi. Diacono ci dice infatti che il vescovo san Benedetto fu un uomo buono e saggio, in odore di santità già mentre era in vita. Lo dimostra il fatto che egli fosse noto in tutta Italia per le sue virtù, e non solo nel territorio di Milano. San Benedetto fu fautore dei buoni rapporti con l’Inghilterra, fu lui infatti a far convertire al cristianesimo il re del Wessex Caedwalla, che si fece battezzare a Roma nel 689 da papa Sergio I. Il sovrano morì poco dopo, e san Benedetto scrisse per lui l’epitaffio.

Durante il suo vescovato, san Benedetto dimostrò anche di avere un carattere forte e battagliero. Infatti si recò di persona dal papa a Roma per chiedere il diritto di consacrare il vescovo di Pavia, che invece a quei tempi veniva deciso dal Pontefice stesso. Probabilmente per questo motivo oggi il santo è invocato come protettore di chi deve intervenire in un processo, tanto come accusato che come accusatore. Al vescovo si attribuisce un lungo periodo di episcopato, oltre quarant’anni, e la costruzione presso la zona di Porta Nuova, a Milano, della chiesa e del monastero dedicati a san Benedetto

Da sempre la festa in sua memoria cade l’11 marzo; successivamente però il rito ambrosiano spostò la data al 6 settembre perché secondo questo rito durante la Quaresima non si festeggiano i santi. Per il martirologio cristiano san Benedetto continua ad essere commemorato nel giorno 11 marzo, come esempio delle virtù che lo hanno animato nel suo importante ruolo di guida della comunità cristiana di Milano. 

  • 03: Memoria di San Sofronio, patriarca di Gerusalemme

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

San Sofronio nacque in una pia famiglia di Damasco nella seconda metà del VI secolo; a causa proprio della sua origine viene anche indicato come ‘Damasceno’. In giovane età divenne monaco nella lavra di San Teodosio, dove incontrò e divenne amico di San Giovanni Mosco. Tra il 600 e il 606 Sofronio e Giovanni intrapresero un pellegrinaggio spirituale per la Palestina, la Siria, l’Asia minore, raggiungendo infine l’Egitto, dove entrarono in contatto con il Patriarca Giovanni l’Elemosiniere ad Alessandria. Dopo la caduta di Gerusalemme ad opera dei Persiani, San Sofronio e San Giovanni partirono per Roma, dove Giovanni, nel 620, morì. Sofronio riportò le sue reliquie a Gerusalemme. Tornò poi ad Alessandria, dove cominciò a soffrire di una grave malattia agli occhi, dalla quale fu guarito miracolosamente nel corso del pellegrinaggio alla Chiesa dei Santi Ciro e Giovanni ad Abukir. Questo miracolo fu da lui incluso nell’Encomio per i due Santi che egli poi scrisse. Si adoperò molto in difesa del quarto Concilio di Calcedonia, e si recò a Costantinopoli per incontrare il Patriarca Sergio e manifestargli la sua contrarietà alla dottrina monotelita che, in accordo con l’imperatore Eraclio, si stava preparando per sedare le controversie tra Monofisiti e Ortodossi.Fallì però nel suo intento e, deluso, di nuovo tornò a Gerusalemme. Alla morte del Patriarca della Città Santa Modesto, nel 634, Sofronio salì al trono patriarcale, in una triste situazione. Al suo interno l’Ortodossia soffriva a causa del monofisismo, all’esterno la Terra Santa era messa a ferro e fuoco dagli eserciti della nuova religione che si ispirava a Maometto, che si erano già impadroniti di Betlemme. Nel sermone di Natale del 637 il Santo si lamentava proprio di non potere celebrare la Festa della Natività del Signore in quella città. Infine, nel 637, il califfo Omar si impadronì anche di Gerusalemme. Dopo aver curato il suo gregge per tre anni e tre mesi, San Sofronio si addormentò nel Signore, l’11 marzo del 638. I suoi scritti sono chiari e poetici. Si è distinto particolarmente nella scrittura di idiomela e nella compilazione delle vite dei Santi Anargiri, di San Giovanni l’Elemosiniere e di Santa Maria l’Egiziana.

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