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Sinassario | 11 febbraio 2024

Feb 10, 2024 | Sinassario

  • Memoria di San Biagio di Sebaste

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

Armeno di nascita e medico di professione, Biagio conduceva una vita simile a quella del giusto Giobbe: << integra e diritta, avendo timore di Dio e guardandosi da tutto il male >>. Poiché aveva guadagnato per le sue virtù l’affetto degli concittadini, fu eletto vescovo della città di Sebaste. Al tempo della grande Persecuzione, confessò la vera fede ed incoraggiò i santi martiri a condurre fino alla fine il << buon combattimento >>. Egli visitò san Eustrazio nella prigione prima del suo glorioso martirio, e celebrò per lui la Divina Liturgia, poi si preoccupò di raccogliere le preziose reliquie dei Cinque Martiri ( + 13 dicembre ) per trasmetterle alla venerazione del popolo cristiano. Dopo qualche tempo, si ritirò su una montagna dei dintorni, chiamata Argea, e si chiuse in una grotta al fine di elevare a Dio preghiere pure, esente da ogni distrazione. Attirate dal profumo delle sue virtù, come verso un nuovo Adamo, le bestie selvatiche andavano da lui e aspettavano tranquillamente all’entrata della grotta che avesse terminato la preghiera per ricevere la sua benedizione o la guarigione dei loro mali.
Sotto il regno dell’imperatore Licinio (316), Agricolao governatore di Cappadocia, andò a Sebaste per arrestare i cristiani. Poiché aveva progettato di liberare i condannati alle bestie feroci nell’anfiteatro, inviò i suoi uomini nella montagna per catturarli vivi. Arrivati in prossimità della caverna del santo, i soldati ebbero la sorpresa di trovare là un gran numero di leoni, tigri, orsi, lupi ed altre belve che gli tenevano tranquillamente compagnia. Essi informarono subito il governatore che diede l’ordine di arrestare Biagio. Il santo eremita li ricevette con affetto, annunciandogli di essere stato avvertito del loro arrivo da una visione e i seguì senza opporre la minima resistenza. Sul cammino numerosi pagani si convertirono a Cristo, vedendo la pace e la grande dolcezza che emanavano dalla sua persona, ed al suo passaggio, i malati, uomini e bestie, ritrovavano la salute. Una donna in lacrime gli presentò il suo bambino che era sul punto di morire perché aveva ingoiato una spina di pesce. Il santo appoggiò la sua mano sulla gola del bambino e pregò il Signore di liberar lui e tutti quelli che, soffrendo dello stesso male nel seguito dei tempi, avrebbero invocato la sua intercessione, e il bambino fu subito reso a sua madre in piena salute.
Arrivato a Sebaste e tradotto avanti al tribunale, Biagio rispose con ardore alle domande di Agricolao, condannando la vanità del culto degli idoli senza vita. Egli sopportò con gioia i colpi di bastone, poi fu gettato in prigione. Dopo essere stato sottoposto a nuovi supplizi e aver dichiarato al governatore:<< Io non temo le tue torture perché guardo verso i ben futuri >>; fu nuovamente gettato, sanguinante, nella prigione. Sette pie donne lo seguirono, raccogliendo le gocce di sangue che colavano a terra, per bagnarsi il viso come del più prezioso profumo. Esse furono immediatamente arrestate e presentate al governatore che le minacciò di crudeli tormenti qualora si fossero rifiutate di sacrificare agli idoli. Fingendo di acconsentire esse chiesero che si portassero le statue a alla riva del lago – quello stesso lago che divenne tempo dopo teatro del glorioso combattimenti dei Quaranta Martiri ( + 9 marzo ) – affinché esse potessero lavarle prima di offrire un degno sacrificio. Quando le statue furono portate, esse le gettarono sul fondo del lago. Apprendendo questa notizia, Agricolao si infuriò e fece preparare un grande braciere, con del piombo fuso e delle punte di ferro e chiese loro di scegliere fra queste torture e delle ricche parure di gioielli che aveva fatto esporre vicino. Una delle donne, madre di due ragazzi, si precipitò e gettò la parure nel fuoco, incoraggiata dai suoi figli che gridavano:<< Non ci abbandonare! Come ci hai nutriti del tuo latte materno,lasciaci seguirti per ereditare il Regno dei Cieli! >>.Il tiranno fecce allora attaccare le sante donne a dei pali e ordinò che venisse loro lacerato il corpo con dei pettini di ferro. Poi, poiché essa rimanevano miracolosamente indenni, dopo essere state gettate nelle fiamme, ebbero la testa tagliata, indirizzando ferventi preghiere di ringraziamento a Dio e al suo servitore Biagio. Gli sforzi di Agricolao per modificare la risoluzione di san Biagio erano rimasti vani per cui egli lo condannò ad essere annegato nel lago. Quando il carnefice lo portò sulla riva, il santo martire fece il segno della Croce e si mise a camminare sulle acque, come il Signore. Arrivato in mezzo al lago, invitò i pagani ad andare a raggiungerlo, se credevano di poter confidare nei loro dei. Sessantotto tra essi avanzarono e morirono annegati, mentre un Angelo luminoso appariva e invitava il santo a tornare riva per ricevere la corona di gloria.
Condannato ad essere decapitato con u due audaci ragazzi, san Biagio, risplendente di luce divina, elevò la sua preghiera in favore di tutti coloro che avrebbero implorato il suo soccorso nelle malattie e nelle prove. Il Signore gli apparve allora in tutta la Sua gloria, dicendo:<< Ho inteso la tua preghiera e ti accordò ciò che tu mi domandi >>. I corpi dei santi martiri, piamente seppelliti dopo la loro esecuzione, divennero in seguito sorgente di benedizioni per tutti coloro che si riunivano ogni anno su questi luoghi per celebrarvi la loro memoria. San Biagio è uno dei santi guaritori più venerato, tanto in Oriente che in Occidente.
Il suo prezioso capo è conservato al Monastero di Kostamonitou, al Monte Athos. A Brescia, nel tesoro della chiesa di San Lorenzo, si conserva il reliquiario di san Biagio, con alcuni denti e un osso ritenuti del santo

  • Memoria di Santa Teodora imperatrice                                                                                          

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

La Santa imperatrice Teodora nacque in Paflagonia, in una famiglia aristocratica di origine armena. Moglie dell’imperatore Teofilo l’iconoclasta (829-842), non ne condivideva l’eresia e segretamente venerava le sante icone. Dopo la morte del marito, Santa Teodora divenne reggente per il figlio Michele III, che era ancora minorenne. Nominò Metodio I patriarca di Costantinopoli e convocò un concilio, nel quale gli iconoclasti furono anatemizzati e la venerazione delle icone reintrodotta, con una solenne cerimonia di rientro delle sante icone in Santa Sofia. L’imperatrice fu fautrice di una celebrazione annuale dell’avvenimento, ‘il Trionfo dell’Ortodossia’, la prima Domenica della Grande Quaresima.
Santa Teodora fece molto per la Chiesa e impresse una fede intensa nel figlio Michele. Trascorse gli ultimi otto anni della sua vita in monastero, dove si dedicò a lotte ascetiche e a letture edificanti. Morì in pace nell’anno 867. Nel 1460 le sue reliquie furono donate dai Turchi agli abitanti di Corfù, nella cui Cattedrale sono tuttora conservate.

  • Ritrovamento della sacra reliquia del Profeta Zaccaria, padre di Giovanni il Precursore

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

La sacra reliquia del profeta Zaccaria fu ritrovata durante il regno di Teodosio il Giovane, nel 409, nel villaggio di Kofar a Eleftheroupoli in Palestina, da un uomo di nome Kalimeros. Il profeta indossava una veste bianca, una mitra d’oro in testa e sandali d’oro ai piedi, così come durante il servizio liturgico: questo afferma il patriarca di Gesusalemme Dositeo II nella sua opera I Dodici Libri. Secondo la tradizione Zaccaria venne ucciso dai soldati di Erode durante la Strage degli Innocenti poiché si era rifiutato di rivelare il luogo dove era nascosto il figlio Giovanni.

Gli armeni credono che il monastero di Gandzasar nel Nagorno Karabakh, in Azerbaijan, contenga le reliquie di Zaccaria. Una parte delle sue reliquie era conservata anche nella Grande Chiesa di Costantinopoli, dove furono portate il 4 settembre 415. Nettario di Gerusalemme afferma invece che la sacra reliquia si conservi in Italia, precisamente a Venezia, presso l’antica chiesa di San Zaccaria.

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