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Omelia catechetica all’Inizio della Santa e Grande Quaresima (2023)

Feb 28, 2023 | dal Patriarcato

 
+ BARTOLOMEO
Per la misericordia di Dio Arcivescovo di Costantinopoli-Nuova Roma
e Patriarca Εcumenico
Al pleroma della Chiesa
La Grazia e la Pace del nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo,
insieme alla nostra preghiera, alla benedizione e al perdono, siano con tutti.
 
Onoratissimi fratelli Gerarchi e figli benedetti nel Signore,
 
per la benevolenza e la grazia di Dio onnipotente, datore di ogni bene, vivendo già nel periodo benedetto del compunto Triodion, domani entriamo nella Santa e Grande Quaresima, l’arena del digiuno uccisore delle passioni e della “venerabilissima astinenza” durante la quale si rivelano la profondità della ricchezza della nostra Tradizione Ortodossa e l’insonne cura della Chiesa per il progresso spirituale dei suoi figli. Come ci ricorda il Santo e Grande Concilio di Creta (giugno 2016), “la Chiesa Ortodossa, irremovibilmente fedele ai precetti apostolici, ai canoni sinodali e alla pienezza della tradizione patristica ha sempre proclamato il grande significato del digiuno per la nostra vita spirituale e la salvezza” (L’importanza del digiuno e la sua osservanza oggi, par. 1).
Nella vita della Chiesa, tutte le questioni hanno un solido fondamento teologico e un riferimento soteriologico. I Cristiani Ortodossi condividono la “gara comune” dell’ascesi e del digiuno “rendendo grazie in ogni cosa” (Tess. 5.18). La Chiesa invita i suoi figli a correre la corsa degli esercizi ascetici come un cammino verso la Santa Pasqua. È un’esperienza centrale della vita in Cristo che l’ascesi autentica non è mai triste, poiché è impregnata dell’attesa della gioia della risurrezione. La nostra innografia parla della “primavera del digiuno”.
In questo senso, lontano dalle trappole del dualismo neoplatonico e dalla alienante “uccisione del corpo”, è impensabile che l’ascesi genuina miri allo sfinimento del “corpo cattivo” per il bene dello spirito e o la alla liberazione dell’anima dal tormento delle sue catene. Come sottolineato, “nella sua espressione autentica, l’ascesi non è diretta contro il corpo ma contro le passioni, la cui radice è spirituale perché l’intelletto è il primo a cadere nella passione. Così, il corpo non è certo il grande avversario dell’asceta”.
Lo sforzo ascetico ha come fine il superamento dell’egocentrismo, per amore dell’amore che “non cerca il suo interesse” e senza il quale l’uomo rimane intrappolato in se stesso, nell'”ego insaziabile” e nei suoi desideri inappagabili. L’uomo egocentrico, si restringe e perde la sua creatività, come è stato detto: “Ciò che diamo si moltiplica; e al contrario ciò che tratteniamo si perde”. Per questo motivo, la saggezza dei Padri e l’esperienza della Chiesa associano il periodo del digiuno alla “sovrabbondanza della carità”, alle buone azioni e alla filantropia, che sono la prova del superamento dell’amor proprio e dell’acquisizione della pienezza esistenziale.
Tale pienezza è in ogni momento la caratteristica della vita nella Chiesa. La vita liturgica, l’ascesi e la spiritualità, la cura pastorale e la buona testimonianza nel mondo sono espressioni della verità della nostra fede, elementi interconnessi e reciprocamente complementari della nostra identità Cristiana, che condividono il Regno escatologico come punto di riferimento e di orientamento, nonché la completezza e il compimento in esso dell’Economia divina. Mentre la vita ecclesiale in tutte le sue espressioni riflette e raffigura l’imminente Regno del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, è soprattutto il mistero della Divina Eucaristia “ad esprimere la Chiesa nella sua pienezza” (L’immagine del Regno Celeste, Megara 2013, p. 59) che, così come sottolineato con enfasi dal defunto Metropolita di beata memoria Giovanni di Pergamo, recentemente scomparso.. La “pura comunione”, la trasformazione della nostra esistenza in quella della Chiesa, come partecipazione alla Santa Eucaristia, è la il “fine” del digiuno, la “corona” e il “premio” della lotta ascetica (cfr. Giovanni Crisostomo, Omelie su Isaia VI: sui Serafini, PG 56.139).
Oggi, in un’epoca di desacralizzazione della vita, in cui l’umanità “attribuisce grande importanza a cose del tutto insignificanti”, la nostra missione Cristiana è la rivelazione pratica della profondità esistenziale del “trittico di spiritualità” Ortodossa, vale a dire dell’inscindibile unità della vita liturgica, dell’ethos ascetico e della solidarietà, la quintessenza della rivoluzione dei valori nei campi dell’ethos e della civiltà costituita dalla fede in Cristo e dalla libertà divinamente concessa ai dei figli di Dio. Riteniamo di fondamentale importanza vivere la Santa e Grande Quaresima come rivelazione ed esperienza del vero significato della libertà “per la quale Cristo ci ha liberati” (Gal 5,1).
Con questi pensieri e sentimenti di amore e onore, auguriamo a voi, nostri onoratissimi fratelli in Cristo e figli spirituali della nostra Madre Chiesa in tutto il mondo, un buon cammino nell’arena del digiuno, invocando su tutti voi la grazia e la misericordia di Cristo nostro Dio, che si compiace sempre delle lotte ascetiche del suo popolo. A Lui appartiene il potere benedetto e glorificato del Regno, ora e sempre, e nei secoli dei secoli. Amen.
 
Santa e Grande Quaresima 2023
BARTOLOMEO di Costantinopoli
Vostro fervente intercessore per tutti davanti a Dio
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