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Sinassario | 4 gennaio 2024

Gen 3, 2024 | Sinassario

  • La Sinassi dei Settanta Apostoli e di santa Dafrosa sposa di san Flaviano e martire a Roma sotto Giuliano imperatore e apostata

da calendariobizantino.it e da wikipedia.org

I Settanta Discepoli e Apostoli del Signore nostro Gesù Cristo sono coloro che il nostro Salvatore ha scelto, oltre ai Dodici, perché andassero a predicare. Con il passare del tempo i santi Apostoli scelsero altri uomini che, con l’accompagnamento e l’assistenza dei Settanta, predicassero il Vangelo di Cristo in terre diverse. Sebbene il loro numero alla fine abbia superato i settanta, essi rimangono così denominati nel ricordo del numero degli apostoli che il Signore ha scelto.

L’apostolo ed evangelista Luca nel suo Vangelo ci descrive la chiamata e l’invio dei Settanta nel mondo (Lc 10,1-16).

Elenco dei settanta
Ippolito di Roma era un discepolo di Ireneo di Lione, a sua volta discepolo di Policarpo di Smirne, a sua volta di Giovanni evangelista. Sui settanta apostoli è uno scritto attribuito a lui con riserva, in cui è riportato un elenco dei discepoli:

Giacomo il Giusto, vescovo di Gerusalemme.
Cleofa, vescovo di Gerusalemme.
Mattia, apostolo.
Taddeo di Edessa.
Anania, vescovo di Damasco.
Stefano protomartire.
Filippo l’Evangelista.
Procoro, vescovo di Nicomedia.
Nicànore.
Timone, vescovo di Bostra.
Parmena, vescovo di Soli.
Nicola, vescovo di Samaria.
Barnaba, apostolo e vescovo di Milano.
Marco, evangelista e vescovo di Alessandria.
Luca, evangelista.
Sila, vescovo di Corinto.
Silvano, vescovo di Tessalonica.
Crescente.
Epeneto, vescovo di Cartagine.
Andronico, vescovo di Pannonia.
Ampliato, vescovo di Varna.
Urbano, vescovo di Macedonia.
Stachys, vescovo di Bisanzio.
Barnaba, vescovo di Eraclea.
Figello, vescovo di Efeso.
Ermogene, vescovo di Efeso.
Dema di Tessalonica.
Apelle, vescovo di Smirne.
Aristobulo, vescovo di Britannia.
Narcisso, vescovo di Atene.
Erodione, vescovo di Patrasso.
Agabo il profeta.
Rufo, vescovo di Tebe.
Asincrito, vescovo di Ircania.
Flegonte, vescovo di Maratona.
Ermes, vescovo di Dalmatia.
Patrobulo, vescovo di Pozzuoli.
Herma, vescovo di Filippi.
Lino, vescovo di Roma.
Caio, vescovo di Efeso.
Filologo, vescovo di Sinope.
Olympas, martire a Roma.
Rhodion, martire a Roma (forse lo stesso di Erodione di Patrasso).
Lucio, vescovo di Laodicea.
Giasone, vescovo di Tarso.
Sosipatro, vescovo di Iconio.
Terzio, vescovo di Iconio.
Erasto, vescovo di Panea.
Quarto, vescovo di Berito.
Apollo, vescovo di Corinto.
Cefa.
Sostene, vescovo di Colofone.
Tichico, vescovo di Colofone.
Epafrodito, vescovo di Andriace.
Cesare, vescovo di Durazzo.
Marco, cugino di Barnaba, vescovo di Apollonia.
Giuseppe Barsabba, detto Giusto, vescovo di Eleuteropoli.
Artema, vescovo di Listra.
Clemente, vescovo di Sardica.
Onesiforo, vescovo di Corone.
Tichico, vescovo di Calcedonia.
Carpo, vescovo di Berito.
Evodio, vescovo di Antiochia.
Aristarco, vescovo di Apamea.
Marco, detto anche Giovanni, vescovo di Bibliopoli.
Zena, vescovo di Diospoli.
Filemone, vescovo di Gaza.
Aristarco.
Pudes.
Trofimo.

  • Memoria di San Nikiforos, il lebbroso    

traduzione a cura del Protopresbitero Benedetto Colucci

San Nikiforos, il lebbroso. Il nuovo santo della nostra Chiesa.

Nikiforo il lebbroso, addormentatosi nel Signore il 4 gennaio 1964, è stato ufficialmente annoverato tra i Santi canonizzati della Chiesa Ortodossa dal Santo Sinodo del Patriarcato Ecumenico, l’1 dicembre 2012.
Di seguito riportiamo una breve vita del Santo, da poco glorificato, scritta dal monaco Simone nel libro “Nikiforo il lebbroso: Il luminoso atleta della pazienza” (Atene, 2007).
Padre Nikiforo (nel mondo: Nicola) nacque in un villaggio di Chania, in Serikari. I suoi genitori erano semplici e pii contadini, che morirono quando egli era ancora un piccolo bimbo, lasciandolo orfano.
Così, all’età di tredici anni lasciò la sua casa, si recò a Chania e iniziò a lavorare in una sala da barba. Lì, iniziò a manifestare i primi sintomi del morbo di Hansen (la lebbra). A quel tempo, i lebbrosi erano esiliati nell’isola di Spinaloga, poiché la lebbra, essendo contagiosa, era vista con paura e orrore.
All’età di sedici anni iniziarono a divenire più evidenti in lui i segni del morbo; decise, così, di fuggire con una barca dal recinto di Spinaloga alla volta dell’Egitto. Lì, rimase ad Alessandria lavorando ancora in una sala da barba. Tuttavia i segni del suo morbo diventarono ancora più evidenti, specie sulle sue mani e sul volto. Grazie al consiglio di un sacerdote, fuggì a Chio, dove c’era una casa per lebbrosi, in cui c’era un sacerdote: Padre Anthimo Vagianos, più tardi san Anthimo di Chios.
Nicola raggiunse Chios nel 1914, all’età di ventiquattro anni. Alla casa per lebbrosi di Chios c’era una cappella dedicata a san Lazzaro, dove si conservava l’icona miracolosa della Panaghia (lett. “la Tutta Santa”) dell’Ypakoì (obbedienza). In quel luogo si aprì per Nicola lo stadio delle virtù. In due anni san Anthimo giudicò che Nicola era pronto per lo skima angelico (l’abito monastico) e lo tonsurò monaco con il nome di Nikiforos. Il morbo avanzò in assenza di medicinali adatti, e portò molti e grandi cambiamenti (il farmaco fu trovato più tardi, nel 1947).

L’allora monaco Nikiforos con sant’Anthimo di Chio

Padre Nikiforo visse con indiscriminata, autentica obbedienza e digiuno austero lavorando nel giardino. Compilò persino un catalogo che raccoglieva i miracoli di san Anthimo, dei quali fu testimone oculare (molti riguardavano la guarigione d’indemoniati).
Tra san Anthimo e il monaco Nikiforo ci fu una relazione spirituale unica, tanto è che Nikiforo “non si separava da lui nemmeno di un passo” come ha scritto padre Theoklito nel suo libro “San Anthimo di Chio”. Di notte, padre Nikiforo pregava per ore e ore, facendo innumerevoli metànie (prostrazioni), non proferendo la parola a nessuno né rovinando il suo cuore su nessuno; fu anche capo cantore della chiesa. A causa della sua malattia, però, perse lentamente la vista e molti degli inni erano cantati da altri.
Nel 1957 il Lovokomeio di Chio fu chiuso e i restanti pazienti, insieme a padre Nikiforo, furono mandati al centro anti-lebbra di santa Barbara ad Atene. A quel tempo padre Nikiforo aveva circa sessantasette anni. Le parti del suo corpo e i suoi occhi erano stati affetti e trasformati del tutto dalla malattia. Lì, nel centro anti-lebbra viveva padre Eumenios, il quale, in passato, era stato anch’egli affetto dal morbo di Hansen, ma grazie ai progressi della medicina era completamente guarito. Egli decise comunque di rimanere lì per il resto della sua vita vicino agli altri pazienti che curò con tanto amore.
Di conseguenza, egli divenne un figlio spirituale di padre Nikiforo, al quale come ricompensa della sua pazienza, il Signore aveva concesso molti doni. Molte persone accorrevano all’umile cella del monaco lebbroso Nikiforo per ricevere la sua benedizione.
Coloro che lo incontrarono riferiscono che:
Sebbene fosse costretto a letto, con ferite e dolori, non si lamentava ma mostrava grande pazienza.
Aveva la grazia di confortare i travagliati.
I suoi occhi erano continuamente irritati, la sua vista era minima e aveva le mani ricurve e gli arti inferiori paralizzati. Nonostante ciò, era molto dolce, mite, molto sorridente, raccontava storie ricche di grazia, era piacevole e amabile.
Diceva: “Figlio mio, preghi? E come preghi?…devi pregare con la preghiera di Gesù, con le parole: “Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me”. Devi pregare così. In questo modo va bene.
Il suo volto, mangiato dai segni della sua malattia e delle ferite, brillava e trasmetteva gioia a tutti coloro che vedevano quest’uomo completamente povero e mostruosamente malato che diceva: “Sia glorificato il Suo santo Nome.”
All’età di settantaquattro anni, il 4 gennaio del 1964, padre Nikiforo si riposava nel Signore. Le sue sante reliquie erano fragranti quando, più tardi, furono scoperte. Padre Eumenios e altra gente pia riferirono che molti miracoli avvennero per intercessione di padre Nikiforo.

Per le sue preghiere, Signore Gesù Cristo Dio nostro, abbi misericordia di noi e salvaci. Amin!

Apolytikion Tono III:
Gli Angeli rimasero ammirati dalle tue lotte e dalla tua ascesi valorosa, o giusto Nikiforo il lebbroso. Come un altro Giobbe nel suo dolore tu sopportavi glorificando Dio ed Egli ha preparato per te una gloriosa corona di miracoli. Gioisci tu che conduci i monaci per mano! Gioisci tu proiettore di luce! Gioisci gioiosa fragranza che esce dalle tue reliquie!

  • Memoria di San Teoktisto igumeno di Cucumio (Caccamo) in Sicilia, morto in pace

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

  • Il 4 di questo mese, memoria di San Teoktisto egumeno di Cucumio (Caccamo) in Sicilia, morto in pace.

    Il suo nome fu iscritto nei Sinassari più antichi ma non si è conservata alcuna altra notizia.

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