- Domenica dopo il Natale di Cristo (o il 26.12): Memoria di san Giuseppe il giusto
Archimandrita Evangelos Yfantidis
Giuseppe era lo sposo di Maria e dunque il padre putativo di Gesù; scopo della sua missione era custodire la Vergine Maria e il Logos di Dio incarnato. Scelto proprio dallo Spirito Santo, per tutto il resto della sua vita ha portato avanti questa grande responsabilità ed è diventato un servo fedele nel progetto della divina economia e della salvezza del mondo. Proprio per questo motivo molti dei Padri della Chiesa riconoscono in lui il più grande Santo tra gli uomini. La ricca innografia della Chiesa Ortodossa sottolinea i seguenti tre punti distintivi della personalità -dello stile di vita- di san Giuseppe: irreprensibile, cioè puro d’animo, giusto e veritiero. Per di più viene lodata anche la parte umana che il giusto Giuseppe ha vissuto, abbracciando e accarezzando il divino Bambino.
Nell’attuale società secolarizzata, che approccia il matrimonio con criteri puramente sociologici e prammatici, considerandolo come una semplice forma di relazione, san Giuseppe dovrebbe essere postodi nuovo come grande esempio di stile di vita per ambedue i coniugi che costituiscono i polmoni della famiglia. Dunque gli sposi sono chiamati a essere: irreprensibili, cioè a comportarsi l’uno con l’altro con onestà e correttezza; giusti, cioè a vivere rettamente e con precisione seguendo i precetti di Dio, procedendo sempre sulla via del bene e rispondendo perfettamente alle esigenze della famiglia; e infine veritieri, cioè da una parte persone sincere che dicono sempre la verità, per quanto dura possa essere a volte, e d’altra parte testimoni oculari della Verità stessa, che è il nostro Signore e Salvatore Gesù Cristo (cfr. Giovanni 14,6). E tutto questo con amore attivo, capace di arrivare fino al sacrificio dell’uno per l’altro.
Il Santo e Grande Sinodo della Chiesa Ortodossa (Creta 2016) ammaestra che “il matrimonio è un laboratorio nutrito dalla Chiesa, di vita nell’amore e dono incomparabile della grazia di Dio. […] Le corone, che vengono poste sulla testa dello sposo e della sposa durante la celebrazione del sacramento, si riferiscono alla dimensione del sacrificio e della completa dedizione a Dio e tra loro, e si riferiscono anche alla vita del Regno di Dio, rivelando l’offerta escatologica del mistero d’amore” (Enciclica §7).
Con questi pensieri supplichiamo la benedizione del giusto Giuseppe per tutti i coniugi che credono in Cristo, affinché essa li introduca nell’ordine del Regno della Santissima Trinità. Amen!
- Domenica dopo il santo Natale (o il 26.12): memoria della famiglia terrena di Cristo
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
+ Il 26 dicembre, o la prima domenica dopo il 26 dicembre, commemoriamo la memoria dei santi Giuseppe lo Sposo della Vergine Tuttasanta, del re e profeta Davide, di Giacomo il Fratello di Dio (vedi 23 ottobre), quindi, della famiglia terrena di Cristo.
Quando non coincide non vi è una domenica, questa festività è trasferita al 26 dicembre.
Da ricordare che Giuseppe aveva avuto da un precedente matrimonio quattro figli, Giacomo, Giosè, Giuda e Simone (o Simeone), e tre figlie, Ester, Marta e Salomè che era la madre di san Giovanni il Teologo ed Evangelista
- Domenica dopo la Natività di Cristo
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Dopo la Natività di Cristo
Il 26 dicembre, o la prima domenica dopo il 26 dicembre, si onora la memoria dei santi Giuseppe lo sposo della Vergine Maria, del profeta e re Davide e del fratello Giacomo (vedi anche 23 ottobre), cioè la famiglia mondana Cristo. Quando non c’è domenica in questo periodo, spostiamo la celebrazione al 26 dicembre.
Di solito questa domenica si celebra la Divina Liturgia di San Giacomo il fratello di Dio, che è una delle più antiche Divine Liturgie.
Ricordiamo qui che Giuseppe dal suo precedente matrimonio aveva avuto quattro figli, Giacomo, Giosia, Giuda e Simone (o Simeone) e tre figlie, Ester, Marta e Salome che era la madre di San Giovanni il Teologo.
- Memoria del nostro padre tra i santi Eutimio, vescovo di Sardi
Archimandrita Antonio Scordino
Nato in Licaonia, dopo gli studi compiuti in Alessandria si fece monaco e nel 787 fu eletto vescovo di Sardi. Nell’805 fu esiliato a Patalaria (Pantelleria); a causa delle icone subì il martirio nell’834.
- Memoria del nostro venerando padre Efrem il Solitario
Archimandrita Antonio Scordino
Il 26 di questo mese, memoria del santo nostro padre Efrem il Solitario (VI sec). Monaco, eremita e asceta di Rossano. Abitava in una grotta, dove poi sorgerà il Tempio dedicato alla Theotokos. Durante i lavori su un pilastro apparve “l’Achiropita” (la Tuttasanta: icona non dipinta da mano d’uomo).
L’ICONA DELLA THEOTOKOS
Si narra che il santo imperatore Maurizio, salito al trono dei Romani nel 582, abbia fatto costruire un sontuoso tempio presso Rossano, accanto alla grotta dove viveva questo nostro padre: durante i lavori, su un pilastro apparve non dipinta da mano umana l’immagine della Tuttasanta.
Con il passare dei secoli, l’icona si annerì, e il popolo diceva che la Tuttasanta era triste da quando si erano impossessati del tempio. Nel 1460, infatti, giunse a Rossano il vescovo r.cattolico Matteo Saraceni il quale iniziò subito la costruzione d’un convento francescano: ma quel che i suoi operai costruivano di giorno, il popolo distruggeva di notte. I sacerdoti ‘greci’ di Rossano furono allora scacciati dalla città come sobillatori, e d’allora poterono celebrare solo nelle campagne. Per mettere a tacere il mormorio popolare, le autorità affidarono al pittore Salvatore Ferrari l’incarico di pulire l’icona, ma appena questi stese la mano, un raggio abbagliante rifulse nel tempio e l’icona apparve in tutti i suoi antichi e smaglianti colori. Era il 26 dicembre 1741: del prodigio, avvenuto alla presenza di centinaia e centinaia di testimoni, fu steso accurato verbale.
- Memoria di san Stefano di Paternò (prov. Catania)
Archimandrita Antonio Scordino
Monaco del Monastero di santa Maria della Scala, “των πατέρων”, cioe “dei padri” . Visse al tempo di Guglielmo d’Altavilla. Subì il taglio della mano destra dopo una falsa accusa, e guarito miracolosamente dalla S.Madre di Dio. Il 1363, estintisi i monaci greci, il suo monastero latinizzato passò ai monaci benedettini dopo ai certosini e agli agostiniani, i quali vi abitarono fino al 1785, quando lo abbandonarono per insediarsi in una nuova chiesa costruita al Cassero Vecchio.
Dell’antico monastero, situato in contrada Giaconia, ed oggi in rovina, rimangono solo alcuni resti di mura in pietra lavica, dei quali si possono notare elementi architettonici in stile tipicamente medievale.
- Sinassi della Santissima Madre di Dio
La Santa Vergine Maria è detta Theotokos (Madre di Dio), poiché attraverso di lei si generò il Verbo di Dio secondo la carne, pertanto oggi si festeggia la divina maternità della Vergine.
Nostro Signore Gesù è vero Dio e vero uomo, e nella sua unica persona sono stati uniti la Natura Divina, senza che questa abbia subito corruzione, e la natura umana, perfettamente creata e meravigliosamente generata dall’azione dello Spirito Santo nel seno della Vergine Maria. Poiché Maria è la Madre di Gesù ed è madre come ogni altra madre umana, seppure in modo più perfetto, e Gesù è veramente il Verbo di Dio, dunque Dio stesso, Maria è veramente la Theotokos.
Si tratta di un dogma definito solennemente dal Concilio di Efeso del 431, ma che era già stato pronunciato da Elisabetta il giorno della Visitazione: “Come è dato a me che la Madre del mio Signore venga a me?” (Luca 1:43).