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Sinassario | 25 novembre 2024

Nov 24, 2024 | Sinassario

  • Memoria del beato Pietro l’Esicasta

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Il beato Pietro l’Esicasta era originario della regione del Mar Nero e fin da giovane si era distinto per la sua fervente e perfetta devozione nella vita spirituale. All’età di sette anni, andò in Galazia e poi in Palestina, dove la sua fede fu ulteriormente rinforzata: infine arrivò ad Antiochia, dove esercitò l’ascesi nelle circostanti montagne, glorificate da tanti grandi asceti e guide spirituali cristiane.
La sua fecondità spirituale non impiegò molto tempo a dare frutti e una moltitudine di persone si recava da lui, ottenendo preziosi consigli e consolazione per le ferite dell’anima. Per la sua grande virtù ricevette da Dio il dono di avere potere sui demoni. Così liberò dagli spiriti malvagi un uomo di nome Daniele, che in seguito fu da lui istruito nella fede cristiana e trasformato in un suo compagno di ascesi.
Morì in pace all’età di 95 (secondo altri 99) anni.

  • Memoria del megalomartire MERCURIO

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

Originario della provincia d’Asia (Ovest dell’Asia minore) e figlio di un sciita segretamente convertito al cristianesimo, Gordio, il santo atleta di Cristo, Mercurio, servì nelle armate imperiali sotto il regno di Decio (251) e Valeriano (253 – 260). Un giorno che era in campagna contro i barbari, un angelo luminoso gli apparve e gli diede una spada ordinandogli di lanciarsi nel combattimento con fiducia nel Cristo Dio. Riempito di coraggio dopo questa visione, il giovane si precipitò nella mischia, avanzò da solo in mezzo alle linee nemiche, aprendosi un varco con la sua spada celeste e arrivò fino al generale barbaro Rigas, il quale morì in questo singolare combattimento. Alla notizia della morte del loro capo le truppe barbare furono prese dal panico e si dispersero con gran furia. Apprendendo gli atti di bravura di Mercurio l’imperatore lo convocò, l’invitò alla sua tavola e lo onorò del titolo di generale, malgrado la sua giovane età. Conquistato dagli onori ed i piaceri della vita di corte, il giovane cristiano dimenticò i suoi doveri verso il solo vero Re. Ma lo stesso angelo gli apparve ancora di notte, ricordandogli che la spada con cui aveva vinto gli era stata donata dal Cristo come segno del combattimento del martirio che avrebbe dovuto affrontare. Mercurio si risvegliò allora dal sonno della negligenza e all’indomani, inviato dall’imperatore ad offrire un sacrificio ad Artemide, rifiutò di presentarsi. Convocato avanti al sovrano, confessò la sua fede con ardore e gettò a terra i suoi gradi militari, per dimostrare che era ormai risoluto ad abbandonare tutta la gloria terrestre e affrontare la morte per Cristo. Egli fu immediatamente gettato in prigione e sottoposto a crudeli supplizi; ma sopportò tutto con allegria perché lo stesso angelo di Dio gli era apparso nuovamente in prigione per dargli coraggio e speranza. Colpito da ogni parte a colpi di spada e sospeso ad un braciere, il suo sangue colò con tale abbondanza che spense le fiamme. Lo si sospese dopo a testa in giù e lo si flagellò con spranghe di bronzo. Fu infine trasferito a Cesarea di Cappadocia e fu decapitato su ordine dell’imperatore: aveva allora solo venticinque anni ma ereditò una gloria eterna nell’armata celeste.

  • Memoria della Santa megalomartire e molto saggia CATERINA (o Ecaterina)

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

Nata ad Alessandria, capitale dell’Egitto e metropoli delle scienze e delle arti, Caterina era figlia di un ricco e potente signore, Cestus. Oltre che la nobiltà Dio l’aveva dotata di una rara bellezza, che destava l’ammirazione di tutti coloro che l’avvicinavano, e di una eccezionale intelligenza. La giovane seguì le lezioni dei migliori maestri e dei più illustri filosofi; egli apprese a sbrogliare i ragionamenti più oscuri e a controllare con eguale successo i sistemi filosofici di Aristotele, di Platone e dei loro discepoli più recenti. Eccelleva anche nell’arte del linguaggio, conosceva i più grandi poeti, da Omero a Virgilio e poteva intrattenersi su ogni argomento in un gran numero di lingue che aveva appreso accanto a sapienti e viaggiatori che andavano a soggiornare in questa città cosmopolita. Ella aveva conosciuto tutte le scienze della natura, in particolare la medicina, e nessun campo delle scienze umane poteva sottrarsi al suo spirito penetrante e avido di conoscenza. All’età di appena diciotto anni aveva raggiunto un così raro grado di scienza che destava l’ammirazione degli anziani più sapienti. Questa reputazione, la nobiltà della sua origine, la sua bellezza e la sua ricchezza la rendevano desiderabile a molti e numerosi si presentavano a chiederla in sposa. Ma Caterina, presagendo la grandezza della verginità, rifiutava tutti i pretendenti e aveva posto come condizione ai suoi genitori di non accettare in sposo che un giovane uomo che la eguagliasse altrettanto bene per nobiltà, ricchezza, bellezza e saggezza.
Sua madre disperando di trovare un tale partito, inviò la figlia a prender consiglio da un santo asceta cristiano che viveva poco lontano dalla città. Costui disse a Caterina che in effetti conosceva un tale uomo e che la sua saggezza era ancora più alta, poiché egli era il principe di tutti gli esseri visibili e invisibili. Questa saggezza, non l’aveva acquistata ma la possedeva eternamente. La sua nobiltà era così superiore a tutto ciò che si poteva immaginare, poiché possedeva il potere dell’universo intero e aveva creato il mondo dalla sua propria potenza. Maestro dei mondi, principe di tutte le saggezze e di tutte le scienze, Egli era anche, le disse l’anziano, “il più bello figlio degli uomini”, poiché era il Dio incarnato: il Figlio e il Verbo eterno del Padre che si era fatto uomo per la nostra salvezza e che desiderava sposare ogni anima vergine. L’asceta la congedò regalandole una icona della Madre di Dio che aveva il bambino Dio tra le braccia. La notte successiva Caterina vide apparirle la Madre di Dio, ma il cristo si girava e rifiutava di guardarla dicendo che era brutta e tutta sporca poiché era ancora sottomessa alla morte e al peccato. Tutta agitata, andò subito dall’asceta che gli insegnò i misteri della fede e la fece rinascere alla vita eterna nella vasca del battesimale. La Madre di Dio le apparve di nuovo, portando il Cristo raggiante di gioia:<< Eccola d’ora in poi raggiante e bella, ricca e veramente saggia, disse il Cristo, subito io l’accetto come mia fidanzata molto pura!>>. Per suggellare questo fidanzamento celeste, la Madre di Dio mise al dito della giovane un anello e le fece promettere di non accettare altro sposo sulla terra.
Ora è in questa epoca che l’imperatore Massimiano (305-311), al seguito di Diocleziano, voleva costringere, sotto minaccia di torture e di morte, tutti i suoi sudditi a sacrifici idolatri in segno di sottomissione alla sua potenza. Poiché si procedeva a tali empi riti anche ad Alessandria, Caterina si presentò avanti all’imperatore nel tempio, rendendogli omaggio come sovrano, ma condannando severamente il culto degli idoli. Colpito notevolmente dall’eclatante bellezza della giovane vergine e dalla sua audacia, l’imperatore la ascoltò sviluppare i suoi ragionamenti e fu conquistato dalla sua saggezza. Caterina gli propose di affrontare in una pubblica discussione i saggi e i retori più brillanti dell’impero. Il sovrano accettò e inviò messaggeri in tutti i confini dell’impero per riunire saggi, filosofi, retori e dialettici. Essi arrivarono in numero di 150 ad Alessandria e si presentarono avanti all’imperatore e alla folla riunita nell’anfiteatro con, di fronte ad essi, la fragile fanciulla, sola ma raggiante di grazia del Santo Spirito. Ella non temeva poiché il Santo Arcangelo Michele le era apparso per rassicurarla che il Signore avrebbe parlato per sua bocca e le avrebbe fatto vincere la saggezza del mondo attraverso la saggezza venuta dall’alto. Così rassicurata Caterina dimostrò gli errori e le contraddizioni degli oracoli, dei poeti e dei filosofi. Ella dimostrò che avrebbero essi stessi riconosciuto che le cosiddette divinità dei pagani erano demoni e espressione di passioni umane. Per avvalorare i suoi argomenti ella fece appello a certi oracoli della Sibilla e di Apollo, che annunciavano oscuramente la divina Incarnazione e la Passione salvifica del figlio di Dio. Ella scambiò le loro frottole e i loro miti e proclamò che il mondo era stato creato dal nulla dal suo vero Dio eterno e che l’uomo era stato liberato dalla morte attraverso l’incarnazione del Figlio unico del Padre. Ridotti al silenzio, a corto di argomenti, i retori riconobbero il loro errore e chiesero alla Santa di ricevere il Battesimo. L’imperatore, furioso per questo fallimento, fece rendere i 150 saggi e li condannò a morire sul fuoco, il 17 novembre. Dopo aver vanamente cercato di convincere Caterina con le adulazioni, la fece torturare e gettare in prigione. Ma la sposa di Massimiano si convertì a sua volta allo spettacolo delle prodezze della giovane e le rese visita in prigione, in compagnia del generale Porfirio, un amico molto vicino al sovrano, e di 200 soldati che diventarono anch’essi discepoli di Cristo. La Santa li accolse con gioia e predisse loro la gloria dei valorosi atleti della fede. L’imperatore dimenticò ogni sentimento umano, quando apprese il tradimento dei suoi più vicini e fece crudelmente torturare la sua donna facendola decapitare il 23 novembre. All’indomani fece apparire Porfirio e i suoi soldati e ordinò di tagliare loro la testa.
Il 25, Caterina fu fatta uscire a sua volta dal carcere e apparve in tribunale più bella e raggiante di gioia celeste di quando era entrata, poiché considerava ormai arrivato il giorno del suo matrimonio con il Cristo. La si portò fuori città e, dopo una ultima preghiera di rendimento di grazie al Signore che le aveva aperto i tesori inesauribili della vera saggezza, la Santa ebbe a sua volta la testa tagliata.
Due angeli si presentarono allora e trasportarono il suo corpo da Alessandria al Monte Sinai. Esso venne scoperto da un asceta che viveva non lontano da lì e, allorché si costruì il grande monastero dove Mosè aveva parlato con Dio, lo si dedicò a Santa Caterina e vi si depositarono le sue sante reliquie che liberano ancora oggi un profumo celeste e che hanno compiuto numerosi miracoli.

*Si conclude questo stesso giorno la festa dell’Entrata al tempio della Madre di Dio.

  • Memoria di san Felice il Confessore, Vescovo di Ravenna 4035                      

Archimandrita Antonio Scordino

Vescovo di Ravenna, che fu accecato e relegato nel Ponto, e restituito alla sua sede nel 712 da Bardane Filippico.

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