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Sinassario | 22 ottobre 2023

Ott 21, 2023 | Sinassario

  • Memoria del nostro santo Padre Eguale agli Apostoli e taumaturgo ABERCIO, vescovo di Ierapoli

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

Sant’Abercio era vescovo di Ierapoli in Frigia Salutare (parte ovest dell’Asia Minore), sotto il regno dell’imperatore, filosofo ma persecutore dei cristiani, Marco Aurelio (161-180).
Costui aveva ordinato di celebrare in tutto l’impero delle feste eclatanti in onore degli dei e obbligò i suoi sudditi a parteciparvi, al fine di discernere i cristiani che avevano l’audacia di non sottomettersi alla religione dell’imperatore. Mentre gli abitanti di Ierapoli offrivano così sacrifici e si dedicavano a viziosi costumi ed a questa festa di demoni, Arbercio si era ritirato nella sua dimora e pregava con lacrime il Signore perché prendesse questo popolo ignorante in pietà. Egli ebbe allora una visione e ricevette da un angelo l’ordine di andare a distruggere gli altari di Apollo e degli dei pagani. Forte di questo ordine divino, Abercio si alzò subito a partì a gettare di notte tutti queste statue inanimate. All’indomani, scoprendo questo spettacolo che mostrava chiaramente la vanità del loro culto, gli abitanti vollero precipitarsi dal vescovo per metterlo a morte. Lungi dal fuggire, il santo andò all’agorà per insegnare pubblicamente la vera fede. Questa audacia fece raddoppiare il furore della folla. Ma il loro slancio fu ben presto fermato alla vista della guarigione miracolosa di tre posseduti, che il santo compì con l’aiuto del bastone che gli era servito per distruggere gli idoli. La folla si calmò ascoltò con paura e stupore quest’uomo dal potere così forte, poi credette con tutta l’anima a Cristo Dio. Subito cinquecento tra essi ricevettero il battesimo in quello stesso giorno e in seguito non furono solo gli abitanti della città che accorrevano verso il santo per ricevere il suo insegnamento o la guarigione dai loro mali ma anche quelli di tutte le regioni e le contrade vicine. I miracoli compiuti da Abercio erano così numerosi e così eclatanti che la sua fama arrivò fino all’imperatore, a Roma. Marco Aurelio fece allora chiamare il santo, poiché sua figlia, che era sul punto di sposarsi, era tormentata da uno spirito impuro. Per tutta la lunghezza del suo viaggio Abercio sparse attorno a lui una moltitudine di beneficenza attraverso i suoi miracoli e la sua parola ispirata. Allorché arrivò a Roma, venne condotto al palazzo imperiale, dove lo attendeva con ansia l’imperatrice Faustina. Costei lo condusse da sua figlia che vedendo il santo fu subito scossa da violenti sussulti. Il demone attraverso la sua voce supplicò il servitore di Gesù Cristo di non tormentarlo e di non permettergli di ritornare verso il luogo da cui era venuto: cioè, come il santo, la Frigia. Abercio glielo permise, ma gli ordinò di trasportare con lui un massiccio altare di pietra che si trovava nella città e serviva al culto pagano. Tra lo stupore di tutti gli abitanti della città che si trovavano ammassati in prossimità, si vide allora uscire il demone dalla giovane e dirigersi verso l’Asia portando questa grossa pietra, segno della potenza dei cristiani sui demoni. In ringraziamento, l’imperatrice volle coprire d’oro Abercio, che rifiutò e, dopo essere rimasto qualche tempo nella capitale per sostenere i cristiani con la sua parola e i suoi miracoli, ricevette in visione l’ordine da Dio di partire per la Siria. Egli andò subito ad Antiochia, poi andò ad Apamea e lottò lì vittoriosamente contro l’eresia di Marcione* . Da lì raggiunse l’Eufrate, guadagnò Nisibe, attraversò tutta la Mesopotamia per allontanare questa eresia nelle regioni in cui aveva più adepti. Nessun vescovo di quel tempo percorse così lunghe distanze per proclamare, ad immagine degli Apostoli, la Buona Novella della Salvezza, e perciò venne dato ad Abercio il soprannome di Eguale agli Apostoli. Dalla Mesopotamia, andò in Cilicia, Licaonia, Pisidia e ritornò dopo molti anni nella sua patria dove fu ricevuto con entusiasmo dal suo gregge spirituale. Egli continuò là a catechizzare, battezzare, guarire i malati e scacciare i demoni durante gli anni di pace e scrisse un libro di direzione spirituale per il suo clero. Poi, avendo così preparato la sua successione, salì su una alta montagna per pregare. Lì fece sgorgare una fonte d’acqua calda e ricevette la rivelazione della sua prossima morte. Egli ridiscese allora in città e fece preparare la sua tomba sulla quale fece incidere la seguente iscrizione, conservata fino ai giorni nostri in un museo di Roma: << Cittadino di una città distinta, ho fatto da vivo questa tomba per avere un luogo di riposo per il mio corpo. Il mio nome è Abercio, io sono discepolo di un Pastore per cui pascolo il suo gregge spirituale per monti e pianure, che ha degli occhi molto grandi e vedono tutto. È lui che mi insegna le fedeli scritture della Vita, che mi invia a Roma a contemplare la città sovrana e vedere la Regina dai vestiti d’oro. Io vedo lì un popolo che porta un sigillo brillante… Io vedo le pianure di Siria e la brillante Nisibe. Io ho attraversato l’Eufrate, avendo dappertutto con me Paolo come compagno. La fede mi conduce dappertutto. Dappertutto ella mi servì un pesce di sorgente molto pura, molto grande, che ha pescato una vergine pura. Ella lo dona a mangiare ai suoi amici senza sosta. Ella possiede un vino delizioso che regala con del pane …>>. Dopo aver terminato questi preparativi, riunì i suoi cari per dir loro addio e, alzando le mani al cielo, si addormentò per raggiungere il coro degli Angeli.

* Una variante dello Gnosticismo, che ebbe grande successo in Asia Minore al II sec. Marcione non riconosceva il vangelo di Luca e gli scritti di san Paolo, ai quali dava una interpretazione grossolanamente dualista: opponendo il <> dell’Antico Testamento al <> del Nuovo Testamento.

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