20 aprile- memoria di san Teodoro Trichinas (fine IV sec.); del santo Apostolo Zaccheo; del beato Atanasio (1383); dei santi martiri Vittore, Zotico, Zenone, Akìndinos, Cesare, Severiano, Cristoforo, Teonàs e Antonio (303); del beato Giovanni il paleolavriota; di sant’Anastasio ieromartire, vescovo di Antiochia (599)
Sinassario
Il 20 di questo mese memoria del nostro santo padre Teodoro Trichinà.
Stichi. Muori, o padre, che ti sei intrecciato una veste di crini, sconfiggendo colui che aveva fatto vestire il capostipite. Il giorno venti Dio premiò la virtù dell’asceta.
Lo stesso giorno memoria dei santi martiri Vittore, Zotico, Zenone, Akìndinos, Cesare, Severiano, Cristoforo, Teonàs e Antonio.
Stichi. La spada ha ucciso altri quattro con Akìndinos, che era sfuggito al pericolo dell’errore. Cristoforo, gettato con altri tre nella fornace, venne saggiato per Cristo come oro nel fuoco.
Lo stesso giorno memoria del nostro santo padre Giovanni paleolavrìta.
Stichi. Trovando come nuovo guadagno Giovanni il paleolavrìta, gioiscono gli intelletti.
Lo stesso giorno memoria del santo ieromartire Anastasio di Antiochia.
Stichi. Come scriverò, o Anastasio, della tua grazia? Sei morto di spada bramando la grazia di Cristo.
Lo stesso giorno memoria di san Zaccheo apostolo.
Stichi. Cristo, chiamandoti al cielo, o Zaccheo, non ti dice più ora: scendi, ma: Sali.
Per le preghiere dei tuoi santi, Cristo Dio, abbi pietà di noi. Amìn.
- 04: Memoria dei Ss. Sulpizio e Severiano martiri a Roma (verso il 117) e Crescenzio suddiacono a Firenze (verso il 396)
a cura del Protopresbitero Giovanni Festa
Santi Sulpizio e Severiano martiri a Roma (verso il 117)
In Roma i Santi Martiri Sulpizio e Severiano i quali convertiti a Cristo dalla testimonianza della Santa Domitilla (sposa del console Tito Flavio Clemente e figlia della sorella dell’imperatore Domiziano. È morta come martire per avere rifiutato di sacrificare agli idoli) non vollero sacrificare agli idoli e furono martirizzati per decapitazione durante l’impero di Traiano per ordine del prefetto della città Aniano. Furono sepolti al secondo miglio della Via Latina
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San Crescenzio suddiacono a Firenze (verso il 396)
A Firenze il Santo suddiacono Crescenzio confessore della fede e discepolo del Vescovo Zenobio
TRATTO da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/77950
Tanto nella Vita di s. Zenobio, vescovo di Firenze al principio del sec. V, che in quella di Eugenio, quest’ultimo è presentato come diacono dello stesso s. Zenobio, mentre s. Crescenzio è presentato come suo suddiacono.
Tratto da Giovanni Villani – Nuova Cronica (1348)
Libro secondo
Essendo la nostra provincia di Toscana stata in questa afflizzione, e la città di Firenze per la venuta e assedio de’ Gotti in grande tribolazione, sì era in Firenze per vescovo uno santo padre ch’ebbe nome Zenobio. Questi fu cittadino di Firenze, e fue santissimo uomo, e molti miracoli fece Idio per lui, e risuscitò morti, e si crede che per gli suoi meriti la città nostra fosse libera da’ Gotti, e dopo la sua vita santa molti miracoli fece. E simile santificò colui santo Crescenzio e santo Eugenio suo diacano e soddiacano, i quali sono soppelliti i loro corpi santi nella chiesa di Santa Reparata, la quale prima fu nomata Santo Salvadore; ma per la vittoria [nel 405] che Onorio imperadore co’ Romani e co’ Fiorentini ebbono contra Rodagaso re de’ Gotti il dì di Santa Reparata , fu a sua reverenza rimosso il nome e la grande chiesa di Santo Salvadore in Santa Reparata, e rifatto Santo Salvadore in vescovado, com’è a ‘ nostri dì.
- 04: memoria del santo apostolo Zaccheo
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
La storia di Zaccheo si trova in Luca 19,1-10. È il famoso capo dei pubblicani di Gerico, che salì sul fico (perché la sua altezza non lo favoriva) per vedere il passaggio di Gesù. Il Signore ammirò la sua fede, gli ordinò di scendere dall’albero e di andare insieme in casa sua, avendo perdonato tutti i peccati che aveva commesso fino a quel momento. Si dice che dopo l’Ascensione del Signore, Zaccheo seguì l’apostolo Pietro, dal quale fu poi ordinato vescovo di Cesarea.
- 04: Memoria del nostro santo padre Teodoro Trichinà
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
San Teodoro proveniva da Costantinopoli ed era nato da genitori ricchi e devoti. Fin da giovane seguì la vita solitaria, diventando monaco nel monastero, che per lui fu chiamato monastero di Trichinas. Ha dedicato tutta la sua vita al servizio dei poveri e degli ammalati. Si chiamava Trichinas perché indossava un vestito di peli. La sua vita era semplice e molta moderata, per dare più beni possibili ai malati. Di notte Teodoro trovava sempre il tempo per la preghiera e lo studio. Viveva in una comunità di persone indigenti, i cui bisogni erano grandi. Questo è il motivo per cui ha motivato molte persone ricche a donare quanto più potevano. Molti di loro gli diedero abbastanza soldi e beni di prima necessità, che Teodoro gestiva con grande discernimento. Prima pensava a coloro che erano più bisognosi, come gli orfani, le vedove povere e i capifamiglia malati. Fece opere buone fino all’ultimo giorno della sua vita. San Teodoro si addormentò in pace e ricevette la grazia da Dio, che la sua tomba fosse una fonte di mirra profumata. Così, coloro che si recavano lì con fede e riverenza ricevevano la salute dell’anima e del corpo. Questo avvenne alla fine del quarto o nel quinto secolo. San Giuseppe l’innografo compose un canone in suo onore.