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Sinassario | 19 giugno 2024

Giu 18, 2024 | Sinassario

  • Memoria di San Giuda apostolo

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

Vita del Santo Apostolo Giuda

19 giugno

Il Santo apostolo Giuda era fratello di Giacomo, Giuseppe e Simone, figli del primo matrimonio di Giuseppe (Matteo 13,55); egli era di conseguenza chiamato “fratello” (cugino) di nostro Signore [1]. Appartenente al numero dei dodici apostoli, seguì il Cristo durante la sua predicazione, in Galilea e in Giudea e, durante l’ultima cena chiese al Signore: << Signore, come è accaduto che devi manifestarti a noi e non al mondo? >>, Gesù gli rispose: << Se uno mi ama, osserverà la mia parola e il Padre mio lo amerà e noi verremo a lui e faremo in lui la nostra dimora. >> (Giovanni 14,22) Dopo la Pentecoste, avendo ricevuto il Santo Spirito e animato da zelo divino, Giuda predicò il Vangelo sino in Mesopotamia. Egli illuminava le anime con la sua parola e guariva i corpi con la sua preghiera per dimostrare che la potenza di Dio era veramente con lui. Egli proseguì il suo giro fino in Armenia e, arrivato al Monte Ararat, fu impiccato dai pagani che lo trafissero con frecce procurandogli così la corona immarcescibile del martirio.

Nella sua Epistola che fu presto unita fra le scritture canoniche, il Santo apostolo Giuda stigmatizza i falsi dottori e gli eretici che si introducevano nelle riunioni dei cristiani per diffondere i loro errori. La loro condotta trasgressiva era la miglior prova della falsità del loro insegnamento, e l’apostolo, annunciando che sarebbero stati puniti da Dio, raccomanda ai fedeli di resistere a loro basandosi sulla vera fede trasmessa una volta per tutte dagli apostoli. Così edificati, pregando nello Spirito Santo e praticando la carità, i cristiani avrebbero potuto nella chiesa, ricevere la grazia di nostro Signore Gesù Cristo per la vita eterna.

La moglie di San Giuda, Maria, gli diede una discendenza, assicurando così la continuità della linea del Signore. Si racconta che l’imperatore Domiziano nel 96, volendo sterminare tutti i discendenti di Davide, cosicché i Giudei non potessero più sperare nel loro Messia, fece arrestare i due figli di Giuda, su denuncia degli eretici. Alle domande dell’imperatore circa i loro beni, risposero che possedevano una terra modesta che coltivavano essi stessi e, per confermare le loro parole, mostrarono le mani callose e coperte di ferite. Il sovrano li interrogò poi sul Cristo e il suo Regno ed essi risposero che il Regno non è di questo mondo ma è un regno celeste e che alla fine dei tempi il Cristo ritornerà in gloria per prendere possesso e giudicare i vivi ed i morti. Rassicurato, Domiziano li lasciò liberi e fece cessare la persecuzione. Questi due santi onorati dalla comunità cristiana come martiri e parenti del Signore, goderono di una grande autorità nei primi anni della Chiesa senza tuttavia pregiudicare i poteri dei vescovi installati dagli apostoli; essi vissero fin sotto Traiano [2].

Note:

1) Egli è menzionato da San Luca (16,6), tra i dodici, come “Giuda (figlio o fratello) di Giacomo”, nonostante che San Matteo (10,3) chiama al suo posto Taddeo e sembra distinguerlo da Giuda “fratello” del Signore. E per questo motivo che è stato spesso confuso con l’apostolo Taddeo (21 agosto) che evangelizzò Edessa.

2) Ciò è riportato da Eusebio di Cesarea, Hist. Eccles. III,20

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