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Sinassario | 19 febbraio 2024

Feb 18, 2024 | Sinassario

  • Memoria dell’Apostolo Archippo, del gruppo dei Settanta

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Archippo era uno dei Settanta Apostoli. L’apostolo Paolo lo menziona nelle sue epistole ai Colossesi e a Filemone: Dite ad Archippo: “Considera il ministero che hai ricevuto nel Signore e vedi di compierlo bene”. (Col 4,17); Ad Archippo nostro compagno d’armi (Fil 1,2). Nella città di Colossi, il centro della cristianità era nella casa di Filemone. Qui i Cristiani si riunivano per la preghiera. Scrivendo a Filemone, l’apostolo Paolo la chiamò “la comunità che si raduna nella tua casa” (Fil 1,2). A quel tempo, gli apostoli ordinavano i loro discepoli come vescovi, alcuni di loro stabilmente in un luogo, altri come missionari itineranti; Filemone era uno di questi ultimi. Appia, la moglie di Filemone, ospitò e servì nella chiesa domestica.

In occasione di una festa pagana alla dea Artemide, secondo la loro consuetudine, tutti i fedeli di Colossi si riunivano a casa di Filemone per la preghiera. I pagani, venendo a conoscenza di questo raduno, si precipitarono e arrestarono tutti i cristiani, in particolare Filemone, Appia e Archippo, in quanto capi della comunità. Avendo il governatore Androcle fallito il tentativo di convincerli a sacrificare agli idoli, fece per prima cosa flagellare Archippo, per poi farlo seppellire fino alla vita. Dei bambini furono mandati per tormentarlo con punture con aghi. Successivamente fu lapidato, ricevendo la corona del martirio. Il 22 novembre si festeggiano ancora una volta sant’Archippo, con i santi Filemone, Appia e Onesimo.

  • Memoria di Santa Filotea di Atene

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

Santa Filotea nacque nel 1522 nell’allora Atene occupata dai turchi. I pii genitori si chiamavano Angelo e Syriga Benizelou. Sua madre era sterile e ebbe la santa dopo una preghiera fervente e costante.

Il Signore che soddisfa la volontà di quelli che Lo temono e Lo amano, ascoltò la supplica. E infatti, un giorno che Syriga andò come sua consuetudine alla chiesa della Vergine Maria per pregare e, a causa dello sforzo per l’intensità e la risolutezza della preghiera prese sonno per un pò. Proprio allora vide una rivelazione meravigliosa. Una luce potente e brillante proveniva dall’icona della Madre di Dio ed è entrò nell’addome. Quindi, subito si svegliò e comprese che questa visione aveva lo scopo di soddisfare la sua richiesta. Così accadde. Dopo qualche tempo Syriga rimase incinta e diede alla luce la sua unica figlia.

Insieme all’educazione cristiana, diedero alla loro unica figlia tutta l’istruzione, possibile per quel tempo. Così Rigoula (o Revoula cioè Paraskevoula), che era il suo nome prima di diventare monaca, tanto cresceva con l’età corporale, quanto nell’anima, riporta il suo Sinassario.

All’età di 14 anni, i suoi genitori la fecero sposare, contro la sua volontà, con uno dei signori di Atene. Più tardi, dopo che i suoi genitori e suo marito morirono, fu il momento realizzare un suo gran desiderio. Interamente dedicata a Cristo, divenne monaca e prende il nome di Filotea.

In primo luogo, per ordine di Sant’Andrea il Primo-chiamato, che vide in una rivelazione, costruì un monastero con diverse celle, e diede il nome del Santo per onorarlo. Nel monastero aggiunse altri edifici e terreni necessari e lo dotò di dipendenze e locali, che erano più che sufficienti per l’alimentazione e la manutenzione delle monache.

Il monastero di Sant’Andrea si è salvato ad Atene, con la grazia di Dio per molti anni dopo la morte della Santa ed era arricchito non solo con i fabbricati e varie dipendenze, ma anche con i molteplici paramenti sacerdotali tessuti d’oro e degli utensili, necessari per le annuali cerimonie sacre e veglie. Ma soprattutto il monastero ha avuto l’orgoglio di essere ornato con il tesoro della preziosa e santa reliquia della Santa, che è stato custodito e depositato sul lato destro del santuario, dove lo baciavano con devozione tutti i cristiani. Le reliquie della Santa emanavano una dolce fragranza, che è stata una testimonianza evidente e prova della sua santità.

Il suo esempio, quello di essersi dedicata a Cristo, lo seguirono altre giovani. In poco tempo, il monastero arrivò ad avere duecento consorelle. Il Monastero di santa Filotea diventò vero e proprio porto. Lì trovavano protezione tutti gli afflitti dalla schiavitù, ovvero dominazione ottomana. Lì il malato ritrovava la guarigione, gli affamati il nutrimento, gli anziani supporto e gli orfani affetto.

La santa, nonostante le reazioni turche, costruì vari enti di beneficenza, ospedali, orfanotrofi, << scuole per i bambini di Atene, per aprir loro gli occhi alla tradizione e alla gloria dei loro antenati >>. Gestiva tutti questi progetti la reverenda Filotea. Insegnava con le parole e con la sua vita. Sorreggeva gli schiavi doloranti con la sua preghiera. Diverse furono le cure della santa per salvare dall’islamizzazione o dalla presa dei turchi le giovani greche. La sua opera, soprattutto nazionale e religiosa, superò i confini di Atene e divenne nota in tutta la Grecia. Innegabile conferma storica di questa opera fu la corrispondenza fra Filotea e il Senato di Venezia (1583), con la quale chiedeva assistenza finanziaria.

Ma tutta l’attività di san Filotea una volta fece infuriare i turchi. Una volta l’arrestarono e lei con abilità intellettuale confessò:<< Ho sete di sopportare i vari tipi di tortura nel nome di Cristo, che adoro e venero con tutta la mia anima e il mio cuore, come Dio vero e uomo perfetto e vi dovrò grande riconoscenza se un’ora prima mi inviate verso di Lui con la corona del martirio >>. Dopo questa risposta eroica verso i suoi conquistatori, tutti pensavano che la stessa arcicontenta Filotea a breve sarebbe spirata martire. Ma per volontà divina, quasi all’ultimo momento arrivarono alcuni cristiani e lenirono il governatore in diversi modi. Così riuscirono a liberare la santa.

Lasciata pienamente libera, santa Filotea, fu restituita al suo monastero senza spargimento di sangue, come sotto il Gandre Costantino il mirovlita (san) Nicola e secoli dopo l’Arcivescovo di Tessalonica san Gregorio Palamas. Si curò non solo della salvezza della propria anima ma anche di quella di tutti gli altri, dal momento che rinforzò nella virtù i virtuosi, i peccatori migliorò moralmente e li portò al pentimento. E solo per questo scopo passò dall’isola di Tzia (Kea), dove un tempo aveva costruito una dipendenza, per inviare lì le monache che temevano per vari motivi di soggiornare ad Atene. In Tzia è stata abbastanza tempo per catechizzare le praticanti sorelle nella conformità esatta delle regole della vita monastica. Una volta terminato il suo lavoro lì, tornò ad Atene.

Così, San Filothei, dopo aver raggiunto la perfezione nella pratica e nella teoria, fu resa degna da Dio di compiere miracoli, di cui, per dimostrare il dono miracoloso, citeremo solo uno, il seguente: Nella sua epoca viveva uno giovane pastore di pecore, che da molto piccolo era stato abituato al furto e agli intrighi. Questo giovane, con la concessione di Dio, fu dominato da Satana. Per questo motivo vagava quindi per montagne e per le grotte nudo e a quattro zampe, uno spettacolo davvero miserabile. Molte volte,quando si destava dalla follia, a cui lo aveva portato Satana, frequentava i monasteri vicini per trovare una cura per la sua malattia. Ma non riusciva tuttavia ad ottenere nulla. Alcuni, che ebbero compassione, lo portarono da santa Filotea che, dopo una lunga e fervente preghiera lo liberò da questo flagello diabolico. Poi lo ammonì abbastanza, e lo introdusse vita monastica. E così il giovane, divenne monaco, trascorse il resto della sua vita in pentimento e ascesi, ammirato da tutti.

Turchi cercarono invano di fermare la sua attività. Finché una notte, il 2 ottobre dell’anno 1588, andarono al piccolo monastero che era stato costruito a Patissia (stavano celebrando la memoria del santo ieromartire Dionigi l’Areopagita e la santa insieme alle altre consorelle erano presso la chiesa per eseguire una veglia durante la notte ) e cinque di loro scalata la parete esterna, si gettarono nel cortile. Poi presero d’assalto la chiesa dove afferrarono la santa. e la frustarono con furia e brutalità e la lasciarono mezza morta fuori del monastero.

All’interno della chiesa, a destra della Bella Porta, è rimasta parte della colonna dove Filotea fu legata e frustata. Le monache la trasportarono nella nella cripta di Kalogreza. Lì Filotea soccombette per le ferite il 19 Febbraio 1589.

Venti giorni dopo la morte della santa, la tomba emanò un fragrante odore. Anche quando dopo un anno fu riesumata e le sue sacre reliquie erano sane e intatte. Inoltre erano ricolme di mirra profumata, una prova grande e gloriosa del suo stato accetto a Dio e virtuoso, a gloria e lode di Dio e vanto della nostra fede. Le reliquie oggi sono nella cattedrale di Atene. Sul sepolcro trovate scritte queste parole: << Φιλοθέης υπό σήμα τόδ’ αγνής σώμα, ψυχήν δ’ εν μακάρων θήκετο Yψιμέδων – Racchiude il corpo di Filotea sotto il segno della purezza, essendo l’anima collocata fra i beati che dominano in cielo >>.

Santa Filotea fu proclamata santa dal patriarca ecumenico Matteo II (1595 – 1600 ). Neofito vescovo di Atene, poiché esaminò e studiò la vita e il martirio della santa, compilò una relazione al Patriarcato insieme ai vescovi di Corinto e Tebe e agli anziani di Atene per aggiungere Filotea nel coro dei santi. In questo documento sinodale è scritto quanto segue: “Poiché è stato annunciato con certezza che il divinissimo corpo della beatissima Filotea è ripieno di profumo ed emana incessantemente mirra e donando a coloro che vi si accostano, la guarigione ai malati e la liberazione agli indemoniati … tale grazia ha portato noi e il Sacro Sinodo dei vescovi qui riuniti ad iscriverla fra il coro dei santi e delle sante donne, in modo che ogni anno possa essere ricordata e festeggiata >>. Poi l’Ufficiatura du scritta da un sapiente e pio uomo di nome Ierax. Tra i bei encomi vi è il seguente: « Δαυΐδ γαρ το πράον έσχες και Σολομώντος, σεμνή, την σοφίαν, Σαμψών την ανδρείαν, και Aβραάμ το φιλόξενον, υπομονήν τε Iώβ, του Προδρόμου δε θείαν άσκησιν… – Hai posseduto la rettitudine di Davide e di Salomone la ragguardevole sapienza, di Sansone il coraggio e di Abramo l’ospitalità, la pazienza di Giobbe, del Precursore la divina ascesi… ».

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