- Memoria dei santi martiri Floro e Lauro
Una Passio greca narra di due fratelli gemelli, Floro e Lauro
Floro e Lauro nacquero a Bisanzio. Istruiti dai maestri Proclo e Massimo, impararono l’arte della scultura. Questa loro passione li portò a lasciare la città natale per trasferirsi ad Ulpiano, città che si trovava nella regione della Dardania e dove esercitarono presso il preside e console Licone. Dopo alcuni anni Floro e Lauro furono mandati a chiamare, tramite lettera a Licone, da Licinio, figlio dell’imperatrice Elpidia, con la richiesta di costruire un tempio in onore agli dei e promettendo ricchi doni se questa fosse stata costruita nel più breve tempo possibile. I due fratelli con gli altri operai iniziarono i lavori ma, mentre di giorno lavoravano, di notte pregavano ed elargivano denaro ai poveri. Queste loro virtù li portarono a compiere dei miracoli, il più evidente fu quello che operarono su Alessandro, figlio di Anastasio, sacerdote pagano. Egli mentre assisteva ai lavori nel tempio fu colpito in un occhio da una scheggia e gli fu data la vista all’occhio offeso quando, grazie a Floro e Lauro, Alessandro si convertì nella fede di Cristo, a tale prodigio anche il padre si convertì alla loro religione. Terminata la costruzione del tempio Floro e Lauro ed altri cristiani vi si recarono di notte cantando e portando innanzi la Croce di Cristo, giunti che furono al tempio, gettarono a terra tutti gli idoli e con delle corde li trascinarono fino a spezzarli. Questo episodio arrivò all’orecchio di Licinio, il quale ordinò che tutti gli amici di Floro e Lauro fossero legati e gettati in una fornace ardente mentre ai due fratelli propose il perdono se essi avessero sacrificato agli dei ma rifiutarono e furono per questo flagellati. Dopo la prima punizione furono tradotti dal console Licone e durante il trasporto ci fu un’ altro miracolo cioè quello della conversione nella fede di Cristo dei due soldati che li accompagnavano.Giunti dinanzi a Licone, Floro e Lauro gli dissero: “abbiamo completato la costruzione, l’abbiamo venerata,abbiamo abbattuto le divinità, abbiamo convertito alla fede di Cristo i soldati che vedi con noi ed ora siamo sotto la tua autorità”. Licone disse chiaramente: “se voi oggi non offrirete in sacrificio agli dei, dopo aver ricevuto i più feroci tormenti sarete condannati a morte. Risposero i santi: “fai quello che ti proponi preconsole, a noi non è concesso essere riverenti alla tua volontà. Non perdere tempo, non ci rimuoverai con i tuoi discorsi”. Allora il terrifico console ordinò che fossero buttati in un pozzo. Giunti al luogo del supplizio i Santi pregarono Iddio dicendo: ” Dio della giustizia, nostro Dio, Dio che hai desiderato la nostra salvazione ascolta la nostra preghiera: Tu che hai la facoltà sulla vita e sulla morte, fa si che quest’acqua del pozzo sia un purificazione per la nostra nuova nascita, per la grazia del Tuo spirito di bene. Accogli le nostre anime nella pace, fa si che riposiamo nel luogo di quelli che vivono la vita eterna, nella casa dei celesti, fa che coloro che rimembreranno il nostro ricordo possa aiutarli alla conduzione alla salvezza e alla vita eterna”. Espresse queste cose si sentì una voce dal cielo: “Giungete a me, lavoratori della mia vigna io vi rifocillerò”. Udita questa voce i martiri pieni di fede furono buttati nel pozzo ed emisero la loro anima a Dio. Dopo molti anni, passata l’ oppressione, alcuni cristiani trovarono nel luogo dove vi ergeva il pozzo i corpi dei Santi dal quale emanava un profumo inspiegabile.
La tradizione tramanda che i resti dei due martiri fossero ospitati nel monastero di Cristo Pantocrator a Costantinopoli.
- Memoria del nostro padre tra i santi Peregrino, primo vescovo di Caltabellotta
Archimandrita Antonio Scordino
Oriundo forse dalla Siria – Peregrino in latino era come dire Straniero – predicò il Vangelo nel territorio d’Agrigento, e fu il primo vescovo di Trikala, oggi detta Caltabellotta.