- Memoria di San Sofronio, patriarca di Gerusalemme
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
San Sofronio nacque in una pia famiglia di Damasco nella seconda metà del VI secolo; a causa proprio della sua origine viene anche indicato come ‘Damasceno’. In giovane età divenne monaco nella lavra di San Teodosio, dove incontrò e divenne amico di San Giovanni Mosco. Tra il 600 e il 606 Sofronio e Giovanni intrapresero un pellegrinaggio spirituale per la Palestina, la Siria, l’Asia minore, raggiungendo infine l’Egitto, dove entrarono in contatto con il Patriarca Giovanni l’Elemosiniere ad Alessandria. Dopo la caduta di Gerusalemme ad opera dei Persiani, San Sofronio e San Giovanni partirono per Roma, dove Giovanni, nel 620, morì. Sofronio riportò le sue reliquie a Gerusalemme. Tornò poi ad Alessandria, dove cominciò a soffrire di una grave malattia agli occhi, dalla quale fu guarito miracolosamente nel corso del pellegrinaggio alla Chiesa dei Santi Ciro e Giovanni ad Abukir. Questo miracolo fu da lui incluso nell’Encomio per i due Santi che egli poi scrisse. Si adoperò molto in difesa del quarto Concilio di Calcedonia, e si recò a Costantinopoli per incontrare il Patriarca Sergio e manifestargli la sua contrarietà alla dottrina monotelita che, in accordo con l’imperatore Eraclio, si stava preparando per sedare le controversie tra Monofisiti e Ortodossi.Fallì però nel suo intento e, deluso, di nuovo tornò a Gerusalemme. Alla morte del Patriarca della Città Santa Modesto, nel 634, Sofronio salì al trono patriarcale, in una triste situazione. Al suo interno l’Ortodossia soffriva a causa del monofisismo, all’esterno la Terra Santa era messa a ferro e fuoco dagli eserciti della nuova religione che si ispirava a Maometto, che si erano già impadroniti di Betlemme. Nel sermone di Natale del 637 il Santo si lamentava proprio di non potere celebrare la Festa della Natività del Signore in quella città. Infine, nel 637, il califfo Omar si impadronì anche di Gerusalemme. Dopo aver curato il suo gregge per tre anni e tre mesi, San Sofronio si addormentò nel Signore, l’11 marzo del 638. I suoi scritti sono chiari e poetici. Si è distinto particolarmente nella scrittura di idiomela e nella compilazione delle vite dei Santi Anargiri, di San Giovanni l’Elemosiniere e di Santa Maria l’Egiziana.