- La santa Neomartire Chrysi che fu tagliata a pezzi a Slatina (odierna Chrysi) nel 1795
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
Santa Chrysi era originaria di una famiglia cristiana povera ma fedele alla fede dei suoi padri e viveva a Slatina in Almopia. Poiché era molto bella, un turco si innamorò follemente di lei e cercò in tutti i modi di attirarla a lui e farle abbracciare la sua fede. Poiché fino ad allora aveva fallito, egli rapì la giovane vergine e per più di tre mesi la diede agli oltraggi ed ai cattivi costumi di crudeli donne turche. Ma la santa era così piena di amore per Cristo che la sollevava aldilà della debolezza della sua natura e sopportava questi tormenti con gioia. Allorché i suoi genitori andarono a supplicarla di accettare la proposta del turco per salvare la sua vita, ella rispose loro: << Voi mi chiedete di rinnegare il Cristo, il vero Dio, voi non siete più i miei genitori. Io non vi riconosco più come tali, ma al vostro posto è il Cristo che ho come padre, la Santa Madre di Dio come madre, i santi e le sante per fratelli e sorelle >>. Il suo amante, vedendo che niente poteva convincerla, trasformò il suo amore in selvaggia crudeltà. La fece sospendere ad un cavalletto e torturare per delle ore, quindi incoraggiò quelli che erano intorno a prendere una spada o un coltello ed a tagliare a pezzi il corpo della santa martire che così rese l’anima a Dio.
- Memoria dei Santi Carpo, Papilo, Agatonica e altri con loro, Martiri
a cura di Giovanni Fumusa
I Santi Martiri Carpo, Papilo, Agatonice e Agatodoro patirono il martirio a Pergamo. La data del loro martirio è incerta perché alcune fonti, tra cui Eusebio, lo colloca sotto Marco Aurelio, dunque nel II secolo; altre fonti, invece, riportano che la loro morte abbia avuto luogo nel III secolo, durante il regno dell’imperatore Decio.
Poche sono le informazioni a noi giunte sulle vite di questi santi, ad eccezione della loro passione. Si sa che San Carpo fu vescovo di Gordos e San Papilo fu un diacono della città di Thyateira; Santa Agatonica era, secondo le fonti, la sorella di quest’ultimo. Furono portati dinanzi al proconsole Ottimo, perché si era diffusa la notizia del loro rifiuto ad offrire sacrifici.
Ottimo ordinò a Carpo di sacrificare in nome dell’imperatore, ma il santo rifiutò. Il proconsole ordinò dunque che fosse appeso e torturato con gli artigli. Il vescovo Carpio disse: “Sono cristiano e per la mia fede e per il nome del nostro Signore Gesù Cristo, non posso diventare uno di voi”. Infine, il dolore divenne così forte che non fu più in grado di emettere alcun suono.
Venne, quindi, il turno di Papilo. Questi ammise di essere un cittadino e di avere molti figli. Qualcuno disse che sicuramente intendesse ciò in virtù della sua fede. Papilo ammise di avere molti figli spirituali sparsi in varie città. Anch’egli, come Carpo, si rifiutò di sacrificare e finì per subire il medesimo supplizio. Lo torturarono in sei, ma il santo non emise alcun suono. In seguito, disse: “Non provo alcun dolore perché ho qualcuno che mi conforta; qualcuno che non vedere soffrire in me.” Dopo di ciò, sia Carpo che Papilo furono condannati ad essere arsi vivi.
Infine, fu il turno di Agatonica, la quale confessò di esse cristiana e che non avrebbe mai sacrificato ai demoni, ma soltanto a Dio. E aggiunse: “Qualora io ne sia degna, desidero seguire le orme dei miei maestri.” Anch’essa fu condannata alla stessa sorte degli altri due. Mentre veniva calata tra le fiamme, disse per tre volte a gran voce: Signore Gesù Cristo, aiutami poiché sto sopportando tutto ciò per te.” Morì poco tempo dopo.
Alcune fonti riportano un’altra versione della passione di questi martiri: Carpo e Papilo furono trascinati da carri fino alla città di Sardis, dove furono decapitati; Agatonica, invece, decise volontariamente di seguire i due chierici e fu strangolata con un tendine di bue.
- Memoria del nostro venerando padre Niceta il Confessore, del signor Agatone d’Alessandria e del nostro venerando padre Luca il Siculo
Archimandrita Antonio Scordino
Niceta il Confessore
Nato in Paflagonia, al tempo dell’imperatrice Irene fu Prefetto della Sicilia e nell’Isola innalzò un mirabile tempio in memoria della santa martire Eufemia.
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Agatone d’Alessandria, che negli anni 661-672 molto s’adoperò per liberare siciliani fatti schiavi dagli Arabi.
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Luca di Armento
Nato in un villaggio della Regione di Demenna, nei Nèbrodi, dapprima fu monaco a San Filippo Cacciaspiriti, poi si unì ai discepoli di sant’Elia lo Speleota, nel Monastero delle Grotte presso Melicuccà. Risalì quindi la Calabria, fermandosi dapprima a Noepoli di Potenza e poi presso Grumento. Fondato un monastero presso Armento, vi accolse la sorella Caterina, rimasta vedova con due figli, Antonio e Teodoro, e in località Carbone fondò anche il Monastero dei Santi Elia e Anastasio. Non si hanno altre notizie storicamente fondate; pare però che sia vissuto tra il 963 e il 1081.