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Sinassario | 12 ottobre 2024

Ott 11, 2024 | Sinassario

  • Memoria dei Santi Martiri Probo, Taraco e Andronico

a cura di Giovanni Fumusa

Memoria dei Santi Martiri Probo, Taraco e Andronico

12 Ottobre

I Santi Probo, Taraco e Andonico patirono il martirio per Cristo nel 304 a Tarso, in Cilicia.

Arrestati a Pompeiopoli perché cristiani, furono portati di fronte a un tribunale presieduto da Numerio Massimo.

Taraco, il più anziano dei tre, chiese di essere sentito per primo e, quando gli fu chiesto come si chiamasse, rispose: “Io sono Cristiano”. Massimo gli pose la stessa domanda più volte e, ogni volta, Taraco rispose allo stesso modo: “Io sono Cristiano”. Massimo quindi glielo chiese per un’ultima volta e Taraco rispose di aver risposto onestamente e disse che se gli fosse stato chiesto quale fosse il nome impostogli dai genitori, avrebbe risposto “Taraco” e che, sotto le armi, era noto come “Vittore”; disse anche di essere cittadino romano, di Claudiopoli in Isauria, e che aveva rinunciato alla carriera militare per la Fede.

Massimo gli ordinò quindi di sacrificare agli dei, ma Taraco si rifiutò e, per questo motivo, gli fu rotta la mascella; gli fu ordinato più e più volte di sacrificare e, ad ogni rifiuto, il Santo rifiutò e fu sottoposto ad ulteriori e varie torture. Fu infine mandato in carcere, mentre Massimo si preparava a interrogare il secondo prigioniero.

Interrogato sul proprio nome, anche il secondo prigioniero rispose “Io sono Cristiano”, ma aggiunse che gli uomini lo chiamavano Probo, di padre Trace, ma nativo della Panfilia. Massimo gli ordinò di sacrificare agli dei, ma Probo rifiutò più volte e fu quindi spogliato e battuto col nervo. Vedendo il proprio sangue, Probo disse a Massimo: “Quanto soffre il mio corpo per Cristo, altrettanto la mia anima si rinvigorisce”. Dopodiché, fu condotto in prigione.

Massimo ordinò che gli fosse condotto dinanzi il terzo prigioniero. Anche questo rispose come i precedenti due: “Io sono Cristiano”, aggiungendo di essere noto agli uomini come Andronico, originario di Efeso, di nobile stirpe. Anche Andronico si rifiutò di riconoscere e sacrificare agli dei pagani e per questo fu torturato in molteplici modi prima di essere condotto, anch’egli, in prigione.

Qualche giorno dopo, furono ricondotti a turno dinanzi a Massimo, il quale chiese loro nuovamente di sacrificare agli dei e, ricevendo il loro rifiuto, li sottopose a torture peggiori delle precedenti, prima di ricondurli in prigione. E una terza volta furono interrogati e torturati in maniera ancora più crudele: furono loro tagliate le orecchie, mozzata la lingua, estratti i denti. Ciononostante, i tre rimasero saldi nella fede e furono rimandati in prigione, in attesa di essere dati in pasto alle belve durante i giochi.

Qualche giorno dopo, i tre furono trasportati al centro dell’arena di Tarso, in Cilicia, non potendosi muovere per via delle piaghe, e Massimo ordinò che fossero loro aizzate contro le belve più feroci. Fu fatto entrare un orso feroce che, giunto nei pressi dei tre Santi, prese a leccare le loro piaghe. Dopo di ciò, fu fatta entrare una delle leonesse più feroci mai viste nelle arene, ma questa si prostrò dinanzi ai tre santi.

Massimo, roso dalla rabbia, ordinò che i tre fossero trucidati e che i loro corpi, smembrati, fossero mescolati a quelli dei gladiatori, affinché non si potessero distinguere. I cristiani della città pregarono il Signore affinché li aiutasse a riconoscere i resti dei tre martiri per poter dare loro una degna sepoltura.

Alcune reliquie del Santo Martire Taraco si trovano oggi nella Cattedrale di Modena.

  • Memoria di San Simeone il Nuovo Teologo

a cura di Giovanni Fumusa

San Simeone il Nuovo Teologo nacque nel 949 in Galazia (o, su alcune fonti, in Paflagonia) e fu istruito a Costantinopoli presso la corte imperiale. Suo padre gli aveva infatti preparato una carriera a corte. Attorno ai quattordici anni di età, presso il Monastero di Studion, incontrò Simeone il Pio, noto anche come lo Studita, che divenne il suo padre spirituale. Il giovane Simeone rimase ancora per anni nel mondo, preparandosi alla vita monastica sotto la guida del padre spirituale, entrando in monastero in seguito, all’età di ventisette anni.

San Simeone il Pio, in preparazione alla vita monastica, raccomandò al suo giovane omonimo la lettura degli scritti di San Marco l’Asceta; questi scritti lo colpirono profondamente per la loro bellezza spirituale e, desiderando acquisirla, aggiunse alla sua Regola, la lettura di altri Salmi e altre prostrazioni, oltre alla ripetizione continua della preghiera “Signore Gesù Cristo, abbi misericordia di me”. E così prese a pregare per un numero sempre maggiore di ore, rimanendo sveglio, in preghiera, fino a notte inoltrata. Una notte, mentre era intento a pregare, fu avvolto da una luce radiosa in cui non riusciva a distinguere nemmeno il pavimento su cui poggiava i piedi. Guardando verso il cielo fu avvolto da una seconda luce, ancora più luminosa dell’altra in cui gli parve scorgere San Simeone il Pio, colui che gli aveva dato da leggere le opere di San Marco l’Asceta.

Entrò in monastero sette anni dopo aver avuto la visione; in monastero accrebbe il digiuno e la veglia ed apprese a rinunciare al proprio volere. Purtroppo, il Nemico della nostra salvezza, gli aizzò contro gli altri fratelli e, a causa del malcontento crescente, San Simeone fu inviato al monastero di San Mamante, a Costantinopoli. Fu tonsurato allo schema e aumentarono le sue lotte spirituali.

Nel 980 fu nominato igumeno del monastero di San Mamante e rimase nel suo ruolo per venticinque anni. A causa della sua rigida disciplina monastica, molti suoi confratelli manifestarono malcontento tanto da aggredirlo fino quasi ad ucciderlo; espulsi dal monastero per ordine del Patriarca di Costantinopoli, San Simeone chiese che non fossero consegnati alle autorità, ma che fosse loro permesso di vivere nel mondo.

Verso il 1005, San Simeone lasciò il posto da igumeno in favore di Arsenio e si stabilì poco lontano dal monastero. Lì compose le sue opere teologiche, parti delle quali sono presenti nella Philokalìa. I sublimi insegnamenti di San Simeone sui misteri della preghiera mentale e della lotta spirituale furono il motivo per cui gli fu attribuito il titolo “il Nuovo Teologo”. Alcuni dei suoi insegnamenti sembrarono strani ed inaccettabili per i suoi contemporanei e ciò portò a contrasti con le autorità ecclesiastiche, fino al punto di essere bandito dalla città. San Simeone si stabilì nell’antico monastero di Santa Macrina, al di là del Bosforo.

Si addormentò nel Signore nell’anno 1021 e molti furono i miracoli che ebbero luogo dopo la sua morte, tra cui la miracolosa scoperta di una sua icona.

Poiché il 12 Marzo cade durante la Grande e Santa Quaresima, la festa di San Simeone è stata spostata al 12 Ottobre.

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