- Sinassi del venerabile, glorioso profeta, precursore e battista Giovanni
VITA DI SAN GIOVANNI BATTISTA
Nato da famiglia sacerdotale, da Zaccaria ed Elisabetta. Essi erano osservanti di tutte le leggi del Signore e non avevano avuto figli, perché Elisabetta era sterile e ormai anziana. Un giorno mentre Zaccaria offriva l’incenso nel Tempio, gli comparve l’Arcangelo Gabriele che gli disse: “Non temere Zaccaria, la tua preghiera è stata esaudita e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio che chiamerai Giovanni. Quando Maria ricevette l’annuncio dall’Arcangelo Gabriele, venne informata dell’attesa della cugina Elisabetta di un figlio, anche se avanti in vecchiaia, perché nulla è impossibile a Dio. Quando Giovanni nacque, il padre Zaccaria che all’annuncio di Gabriele era diventato muto per la sua incredulità, riacquistò la voce; la nascita avvenne ad Ain Karim a circa sette chilometri ad Ovest di Gerusalemme. Della sua infanzia e giovinezza non si sa nulla, ma quando ebbe un’età conveniente, Giovanni, consapevole della sua missione, si ritirò a condurre la dura vita dell’asceta nel deserto, portava un vestito di pelli di cammello e una cintura di pelle attorno ai fianchi; il suo cibo erano locuste e miele selvatico. Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio (28-29 dopo C.) iniziò la sua missione lungo il fiume Giordano, con l’annuncio dell’avvento del regno messianico ormai vicino, esortava alla conversione e predicava la penitenza. Da tutta la Giudea, da Gerusalemme e da tutta la regione intorno al Giordano, accorreva ad ascoltarlo tanta gente considerandolo un profeta; e Giovanni in segno di purificazione dai peccati e di nascita a nuova vita, immergeva nelle acque del Giordano, coloro che accoglievano la usa parola, cioè dava un Battesimo di pentimento per la remissione dei peccati, da ciò il nome di Battista che gli fu dato. Molti cominciarono a pensare che egli fosse il Messia tanto atteso, ma Giovanni assicurava loro di essere solo il Precursore: “Io vi battezzo con acqua per la conversione, ma colui che viene dopo di me è più importante di me e io non sono degno neanche di sciogliere il legaccio dei sandali; egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco”. E alla delegazione ufficiale, inviatagli dai sommi sacerdoti disse, che egli non era affatto il Messia, il quale era già in mezzo a loro, ma essi non lo conoscevano; aggiungendo “Io sono la voce di uno che grida nel deserto: preparate la via del Signore, come disse il profeta Isaia”. Anche Gesù si presentò al Giordano per esser battezzato e Giovanni quando se lo vide davanti disse: “Ecco l’Agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato dal mondo!” e a Gesù: “Io ho bisogno di esser battezzato da te e tu vieni da me? E Gesù: “Lascia fare per ora, poiché conviene che adempiamo ogni giustizia”. Allora Giovanni acconsentì e lo battezzo e vide scendere lo Spirito Santo su di Lui come una colomba, mentre una voce diceva: “Questo è il mio Figlio prediletto nel quale mi sono compiaciuto”: Da quel momento Giovanni confidava ai suoi discepoli “Ora la mia gioia è completa. Egli deve crescere ed io invece diminuire”. Aveva operato senza indietreggiare davanti a niente, neanche davanti al re d’Israele Erode Antipa, che aveva preso con sé la bella Erodiade, moglie divorziata da suo fratello; na un giudeo osservante e rigoroso come Giovanni sentiva il dovere di protestare verso il re per la sua condotta sbagliata. Infuriata Erodiade gli portava rancore, ma non era l’unica; perché il Battesimo che Giovanni amministrava, perdonava i peccati, rendendo così inutili i sacrifici espiatori, che in quel tempo si facevano al Tempio, e ciò non era gradito ai sacerdoti giudaici. Erode fece arrestare e mettere in carcere Giovanni su istigazione di Erodiade. Un giorno il re diede un banchetto per festeggiare il compleanno di Erodiade, invitando tutta la corte ed i notabili della Galilea. Alla festa partecipò con una conturbante danza anche Salomè, la figlia di Erodiade e quindi nipote di Erode Antipa; la sua esibizione piacque molto al re ed ai commensali, per cui disse alla ragazza: “Chiedimi qualsiasi cosa e io te la darò”; Salomè chiese alla madre consiglio ed Erodiade prese la palla al balzo e disse di chiedere la testa di Battista. A tale richiesta fattagli dalla ragazza davanti a tutti, Erode ne rimase rattristato, ma per il giuramento fatto pubblicamente, non volle rifiutare e ordinò di portare la testa di Giovanni, che era nelle prigioni della reggia. Il Battista fu decapitato. I suoi discepoli saputo del martirio, vennero a recuperare il corpo, deponendolo in un sepolcro; l’uccisione suscitò orrore e accrebbe la fama del Battista. Il suo culto si diffuse in tutto il mondo conosciuto di allora.
da: http://www.cattedralesangiovanni.it
- Memoria di san Giuliano il diacono, di Eghina
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
San Giuliano nacque nel 319 ad Eghina in Grecia, da ricchi e devoti genitori, che lo allevarono nella fede. Studiò ad Atene, insieme ai santi Basilio e Gregorio, e quando tornò ad Eghina decise, insieme al fratello sacerdote Giulio, di imitare l’apostolo delle genti Paolo e predicare Cristo. Il vescovo di Atene ordinò Giuliano diacono. Adornato della grazia dell’ordinazione, cominciò con Giulio a predicare il Vangelo e a battezzare molti gentili. Verso la fine della sua vita partì per Gozzano sul Lago d’Orta, in Piemonte, dove, vivendo nell’ascesi e nella preghiera, si addormentò in pace nel Signore nell’anno 391.
- Memoria di san Fëdor Ivanovič, zar di Russia
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Fëdor I Ivanovič nacque a Mosca nell’anno 1557, figlio dello zar Ivan il Terribile; gli successe al trono il 18 marzo 1584. Il Santo intraprese studi ecclesiastici più che politici. Nonostante la sua natura cagionevole, durante la sua amministrazione si innalzò il prestigio della Russia, fu annesso il regno di Kazan, la Siberia fu inclusa nel regno e si svilupparono relazioni diplomatiche e commerciali con gli stati europei. Fëdor accolse il clero greco fuggitivo, in particolare l’arcivescovo di Cipro Ignazio, e sant’Arsenio, vescovo di Elassonos (ricordato il 13 aprile), subentrato poi nel governo della diocesi di Suzdal. San Fëdor si addormentò dopo una malattia nell’anno 1598, lasciando l’amministrazione dello Stato nelle mani della moglie Irene. [da www.saint.gr]
- Metheortia delle Sante Teofanie
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
Il periodo successivo (Metheortia) alla Festa delle Teofanie dura otto giorni.
7 gennaio. Nel primo giorno la Chiesa esalta la figura di San Giovanni Battista come il più grande tra i nati da donna. Egli ha sorpassato tutti i profeti antichi perché ha battezzato il Messia, la cui venuta aveva profetizzato.
8 gennaio. Ai Vespri ripetiamo un inno che è stato già cantato alla Compieta delle Teofanie. In esso Giovanni si chiede in nome di chi dovrebbe battezzare Cristo. Nel nome del Padre? Il Signore Gesù Cristo già lo porta in Sé. Del Figlio? Egli stesso è il Figlio incarnato di Dio. Dello Spirito santo? Cristo stesso invia lo Spirito!
9 gennaio. Gli inni cantati ci invitano a purificare le nostre menti per potere vedere Cristo.
10 gennaio. Alcuni degli inni di questo periodo paragonano i flutti del Giordano alle acque di rigenerazione della vita del Battesimo.
11 gennaio. Molti degli inni di questo periodo glorificano Cristo come il Dio che santifica le acque del Giordano facendosi battezzare in esse
12 gennaio. La grazia divina risplende così che possiamo essere liberati dal potere del demonio, e puliti dai nostri peccati nel Battesimo
13 gennaio. Molti degli inni della Chiesa durante questo periodo si rallegrano della manifestazione di Dio (le Teofanie) al battesimo di Cristo nel Giordano. Viene udita la voce del Padre, il Figlio entra nelle acque, lo Spirito santo appare in forma di colomba.
14 gennaio. Oggi ricorre la Conclusione della Festa delle Teofanie. L’intero Ufficio della Festa viene ripetuto, eccetto al Vespro l’Ingresso, le Letture della Festa, la Litania e la Benedizione dei Pani, e al Mattutino il canto del Polyeleos e il Vangelo della Festa. Nella Divina Liturgia le Antifone proprie non vengono cantate; vengono letti l’Epistola e il Vangelo del giorno