- Memoria di san Giovanni neomartire di Milano
Protopresbitero Benedetto Colucci
San Giovanni “il ragazzino”, viene raffigurato in un affresco del monastero di Xeropotamou a Monte Athos. In questo monastero si conserva la sua memoria in un catalogo di nuovi martiri del periodo della Turcocrazia, compilato dall’erudito monaco Cesario Daponte. Questo diciassettenne neomartire, originario di Milano, era detenuto nella prigione di Costantinopoli insieme a Cesario Daponte, il quale ha scritto in versi il suo martirio. Aveva rinnegato precedentemente Cristo per due volte, ma dopo, pentitosi, e con i consigli di Cesario Daponte confessò con coraggio la sua fede cristiana e fu decapitato il 28 Dicembre 1748. I monaci di Xeropotamou veneravano la sua memoria e l’hanno dipinto nella loro chiesa.
- Memoria di Santa Fabiola vedova fondatrice di ospedali e case di carità per i poveri a Roma (399)
a cura del Protopresbitero Giovanni Festa
Dal quotidiano Avvenire
Nel Sabato santo di un anno imprecisato Fabiola si presenta, vestita con tela di sacco, nella basilica di San Giovanni in Laterano, chiedendo di essere accolta nella Chiesa. Discende da un casato illustre nella storia romana, quello dei Fabi, e alle spalle ha già due matrimoni finiti il primo con un divorzio, il secondo con la morte del marito. Facendosi cristiana per il ministero di papa Sinicio , si fa anche povera, rinunciando ai suoi beni e costruendo un ospedale per i malati. Un giorno le accade di appassionarsi a un trattato sulla vita eremitica. Autore ne è Gerolamo, che dal 385 si trova in Palestina. Fabiola decide di vivere anche lei in solitudine e nel 394 va da lui in Palestina, affidandosi alla sua guida spirituale. Nel 395, però, essendo l’Impero in pericolo per l’irruzione di popoli germanici dal Nord, decide di tornare a Roma tra i suoi, a spartirne ansie e difficoltà rimanendo comunque in contatto epistolare col suo maestro (che le indirizzò il suo trattato sul sacerdozio di Aronne )e continua a vivere al modo degli eremiti, ma alla preghiera solitaria accompagna il lavoro per i poveri. Pur restando laica, diventa così un modello per il mondo monastico e per la gente comune di Roma. Col senatore Pammachio fondò la xenodochio di Porto presso la foce del Tevere, che offriva ospitalità gratuita e cure mediche ai pellegrini poveri E qui trascorre gli ultimi tre anni di vita, dedicandosi alle opere di carità e all’assistenza dei poveri
Muore nel 399. Al suo funerale, a Roma, partecipa tutta la città, al canto dei Salmi e dell’Alleluia (Avvenire)
Martirologio Romano: Commemorazione di santa Fabíola, vedova romana, che, secondo la testimonianza di san Girolamo, volse e destinò la sua vita di penitenza a beneficio dei poveri.
- Memoria di Santo Stefano, Protomartire e Arcidiacono
con informazioni da: http://cultura.biografieonline.it
Primo martire cristiano, e proprio per questo viene celebrato il terzo giorno dopo la nascita di Gesù (il secondo giorno è dedicato alla Theotokos).
Fu arrestato nel periodo dopo la Pentecoste, e morì lapidato. In lui si realizza in modo esemplare la figura del martire come imitatore di Cristo.
L’etimologia del nome Stefano deriva dal greco e significa “incoronato”. Di Stefano, primo martire cristiano, non è nota con certezza la provenienza. Si pensa che sia di origine greca, oppure un ebreo conoscitore della lingua e della cultura ellenistica. Se è così, di sicuro Stefano è stato uno dei primi giudei che ha seguito il Cristianesimo, rivestendo il ruolo di Diacono di Gerusalemme.
Negli Atti degli Apostoli si legge infatti che viene affidato a Stefano il ministero diaconale, insieme ai discepoli Procoro, Filippo, Timone, Nicola di Antiochia e Parmenas. Stefano svolge questo compito con grande dedizione, mostrandosi particolarmente attivo nel convertire alla fede di Gesù gli ebrei della diaspora. Ma proprio gli ebrei ellenistici vedono in Stefano un nemico da sconfiggere, lo accusano di pronunciare parole blasfeme ed offensive nei confronti di Dio e Mosè, sobillando il popolo contro di lui.
Un giorno, mentre si trova al Sinedrio, gli ebrei si scagliano contro Stefano, cominciano a lanciargli pietre e lo trascinano violentemente fuori dalla città. Linciato dalla folla, una volta morto Stefano viene seppellito da alcune persone, che lo sottraggono alla furia indomita della gente. Intanto anche a Gerusalemme infuriano le persecuzioni contro i cristiani. La frattura tra la Sinagoga ebraica e la Chiesa fondata da Gesù diventa sempre più profonda, fino a quando si separano del tutto.
La morte di Stefano avviene tramite lapidazione, e presumibilmente si colloca nel periodo che segue la deposizione di Ponzio Pilato. Le reliquie di Santo Stefano, a causa delle razzie dei crociati, sono diffuse in tutta Europa, si dice che molti miracoli avvennero solo toccandole o visitando la tomba in cui era sepolto il Santo.