Prot. N. 828
MESSAGGIO PATRIARCALE
PER IL NATALE
+ B A R T O L O M E O
PER MISERICORDIA DI DIO ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI,
NUOVA ROMA E PATRIARCA ECUMENICO
A TUTTO IL PLEROMA DELLA CHIESA
GRAZIA, MISERICORDIA E PACE
DA CRISTO SALVATORE NATO A BETLEMME
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Veneratissimi Fratelli Vescovi in Cristo e amatissimi figli,
Per benevolenza che viene dall’alto festeggiamo anche quest’anno con salmi e inni e odi spirituali la Nascita secondo la carne del Figlio e Logos pre-eterno di Dio, vale a dire la manifestazione del mistero di Dio e dell’uomo. Secondo San Nicola Cabasilas, ciò che viene celebrato durante la Divina Liturgia è “la mistagogia della incarnazione del Signore”[1], mentre la sua dossologia iniziale “Benedetto il Regno del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” testimonia “che attraverso la incarnazione del Signore gli uomini imparavano per prima cosa come Dio fosse tre Persone”. Il santo padre proclama che il Signore e Salvatore nostro Gesù Cristo “è stato il primo e l’unico a rivelare l’uomo vero e perfetto nei costumi, nella vita e in ogni altra cosa per tutti”[2].
L’acquisizione della natura umana nella persona del Figlio e Logos di Dio e l’apertura della via della divinizzazione per grazia nell’uomo gli danno inoltre un valore insuperabile. Lo scordare questa verità porta a diminuire il rispetto per la persona umana. Il rinnegare questo altissimo destino dell’uomo non solo non lo rende libero ma porta a molteplici limitazioni e discordie. Senza la coscienza della sua venuta divina e la speranza dell’eternità, l’uomo fa fatica a rimanere umano, non ha possibilità di gestire le contraddizioni della “condizione umana”.
La percezione cristiana dell’esistenza umana offre una soluzione ai problemi, generati dalla violenza, dalla guerra e dalla ingiustizia nel nostro mondo. Il rispetto della persona umana, la pace e la giustizia sono doni di Dio. L’instaurazione, tuttavia, della pace portata da Cristo richiede una partecipazione ed una collaborazione degli esseri umani. Il posizionamento cristiano sul tema della lotta per la pace si è formato attraverso le parole di Cristo Salvatore, che annuncia la pace, saluta con il Pace a voi” ed esorta gli uomini ad amare i nemici[3]. La rivelazione in Cristo viene caratterizzata come “vangelo della pace”[4]. Questo significa che per noi Cristiani, la via verso la pace è la pace, poiché la non violenza, il dialogo, l’amore, il perdono e la riconciliazione hanno precedenza davanti ad altre forme di soluzioni diverse. Con chiarezza la teologia della pace viene esposta nel testo del Patriarcato Ecumenico “Per la vita del mondo” – Verso un ethos sociale della Chiesa Ortodossa (2020): “Nulla è più contrario alla volontà di Dio, per le creature modellate a sua immagine e somiglianza, dall’esercitare la violenza verso il prossimo… Possiamo giustamente dire che la violenza è il peccato per eccellenza. È la perfetta contraddizione della nostra natura creata e della nostra vocazione soprannaturale a cercare l’unione nell’amore con Dio e con il nostro prossimo… La pace è una vera rivelazione della realtà ancora più profonda della creazione, come Dio la vuole e come Dio l’ha modellata nei suoi eterni precetti.”[5]
La pace non è un dato di fatto e ovvio, ma un dovere, un’impresa, sollecitudine continua e lotta senza sosta per il suo mantenimento. Non esistono automatismi e ricette permanenti. Davanti ad ogni minaccia per la pace viene richiesta vigilanza, volontà di sciogliere i problemi attraverso il dialogo. I grandi eroi della politica sono coloro che lottano per la pace. Noi continuiamo a sottolineare il ruolo pacificatore delle religioni, in un’epoca durante la quale viene fatta una critica alle religioni, poiché, al posto di distinguersi come forze di pace, di solidarietà e riconciliazione, alimentano il fanatismo e la violenza “nel nome di Dio”: si tratta di una alienazione della fede religiosa e non di un fenomeno congenito in essa. La fede autentica in Dio è il più severo giudice del fanatismo religioso. Le religioni sono gli alleati naturali di tutti gli uomini che lottano per la pace, la giustizia e la salvaguardia del creato dalla catastrofe generata dall’uomo.
L’umanità celebra quest’anno il 75° anniversario della Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo (10 dicembre 1948), la quale costituisce un compendio dei fondamentali ideali e valori umani, “il comune ideale, a cui devono tendere tutti i popoli e tutte le genti”. I diritti dell’uomo, dei quali principale punto di riferimento è la salvaguardia della dignità umana e dei suoi termini personali, sociali, economici e ambientali, si comprendono nella loro dinamica iniziale, se vengono riconosciuti come fondamento e criterio della pace mondiale, che la collegano alla libertà e alla giustizia. In questo senso, il futuro dei diritti dell’uomo e della pace si collega anche con il contributo delle religioni al tema del loro rispetto e realizzazione.
Con questi pensieri e con sentimenti di festa, nella completa certezza che la vita della Chiesa per sé stessa costituisce resistenza alla disumanizzazione, da qualsiasi parte essa provenga, chiamando tutti voi alla buona lotta per costruire una cultura di pace e di riconciliazione in cui l’uomo possa vedere nel volto del suo prossimo il fratello e l’amico e non l’insidiatore e il nemico, e rammentando a voi tutti, fratelli e figli, che il Natale è un tempo di conoscenza di se stessi e di ringraziamento, di rivelazione della differenza tra il Dio uomo e “l’uomo dio”, di presa di coscienza del “grande miracolo” della libertà in Cristo e della guarigione del “grande trauma” della alienazione da Dio, pieghiamo con devozione le ginocchia davanti alla Madre di Dio, Maria, che tiene tra le sue braccia il Logos incarnato, trasmettendo a voi la benedizione della Santa e Grande Madre Chiesa di Cristo, auguriamo un sereno, salutare, fruttuoso, pacifico e lieto anno nuovo che viene, della benevolenza del Signore.
Natale 2023
Il Patriarca di Costantinopoli
Fervente intercessore presso Dio per voi tutti.
[1] Commento alla Divina Liturgia, cap. XII, PG 150, 392D
[2] La Vita in Cristo, cap. VI, PG 150, 680C
[3] Cfr. Mt. 5, 44
[4] Ef. 6, 15
[5] Cap. 42,43 e 44.