- Memoria dei santi ieromartiri MARCIANO, vescovo di Sicilia, FILAGRIO, vescovo di Cipro, PANCRAZIO, vescovo di Taormina
Il Sinassario ricorda un san Marcello, oriundo antiocheno, ritenuto vescovo della Sicilia. Si tratta forse di un remoto missionario (vescovo) itinerante, del quale restò il ricordo del solo nome e che, col passare del tempo, fu presentato come ‘padre’ di san Pancrazio, forse perché giunto in Sicilia prima di Pancrazio (però può darsi anche che fosse un suo anziano compagno).
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
San Marciano era il padre secondo la carne di san Pancrazio. Essi vivevano ad Antiochia durante il soggiorno terrestre di Nostro Signore Gesù Cristo. Avendo sentito parlare dei Suoi miracoli e del Suo divino insegnamento, lasciarono la loro patria per andare a Gerusalemme e vedere con i loro occhi il Signore. Pancrazio allora si legò di amicizia con il santo Apostolo Pietro e, dopo l’Ascensione del Signore, seguì il Corifeo degli Apostoli nelle sue missioni. Fu da lui ordinato vescovo della città di Taormina, in Sicilia, e lì vi trovò la gloriosa morte dei martiri*.
San Marciano, essendo stato ordinato vescovo di Siracusa convertì numerosi pagani attraverso il suo insegnamento e si addormentò in pace.
Ugualmente, Filagrio, divenuto vescovo di Cipro, proclamò con coraggio il Nome del Signore e soffrì numerose prove per la vera fede, prima di emigrare verso il Signore.
* E’ commemorato separatamente il 9 luglio.
- Memoria di San Niceforo, martire
da: calendariobizantino.it
San Niceforo visse sotto gli imperatori Valeriano (253-260) e Gallieno (253-268) ad Antiochia, in Siria. Egli aveva un amico di nome Saprizio che era sacerdote cristiano, ma l’amicizia, a causa di alcune controversie, si trasformò in odio. Quando si sollevò la persecuzione contro i cristiani, Saprizio venne arrestato e torturato. Vedendo questo, san Niceforo lo pregò, in quanto destinato a divenire martire di Cristo, di dimenticare la loro inimicizia, ma il sacerdote gli rifiutò il perdono e per questo gli venne tolta la grazia del martirio. Ormai vicino alla gloria del martirio, infatti, mentre lo conducevano alla decapitazione, Saprizio accetto di offrire sacrificio agli idoli, vedendo questo San Niceforo andò ad offrire la sua testa accettando il sacrificio per Cristo al posto suo.