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Sinassario | 7 ottobre 2023

Οκτ 6, 2023 | Συναξάρι

  • ICONA DELLA SS. MADRE DI DIO “ NAUPACTIOTISSA” CHE SI TROVAVA NELLA CHIESA DI SAN MICHELE A PALERMO

La chiesa ortodossa di tradizione greca al 7 ottobre celebra la sinassi della SS. Madre di Dio “Naupactiotissa” o di Naupacto. Il 7 ottobre 1571 la coalizione delle Nazioni Cristiane, sbaragliava a Lepanto /Naupacto ( golfo di Cortinto) le forze turche.

La nostra icona, è più antica di circa cinque secoli.

Tale icona era venerata dalla confraternita palermitana dei naupactensi ( fabbricatori di navi) nella chiesa dell’arcistratega Michele, costruita nel 1048 circa ( prima della conquista normanna) e veniva portata processionalmente, ogni mese, dai confratelli dalla suddetta chiesa a casa di un confratello, dove veniva recitato il santo ufficio ( probabilmente la paraclisis)

Detta confraternita, in quanto cristiana, pagava all’ autorità mussulmana un tributo, detto gesia, per poter continuare ad essere cristiana .

L’icona si trova in un codice greco custodito nella Cappella Palatina del palazzo reale di Palermo.

  • Memoria dei santi martiri SERGIO e BACCO

a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria

San Sergio e Bacco vivevano a Roma sotto l’imperatore Massimiano (296). Essi erano ambedue di nobile nascita e molto apprezzati dall’imperatore che aveva loro affidato malgrado la giovane età alte cariche alla scuola militare detta dei << Gentili >>. Sergio era << primicerius >> e Bacco << secundicerius >>. Un giorno, allorché l’imperatore aveva ordinato un sacrificio pubblico in onore degli dei pagani e come segno di sottomissione alla autorità, i due giovani furono i soli a non presentarsi. Prendendo questo gesto come atto di rivolta, l’imperatore pieno di collera li fece comparire avanti a lui chiedendo la ragione della loro disobbedienza. Costoro risposero: << Dobbiamo servirti come fedeli servitori solo nella tua armata terrestre, o imperatore, ma quanto a separarci dal solo vero Dio che adoriamo, per offrire un culto a dei inanimati, né il ferro, né il fuoco potranno giammai costringerci, poiché noi non consideriamo niente più bello che soffrire per la fede >>. Massimiano ordinò che li si spogliasse sul campo dei titoli delle loro dignità e che li si rivestisse di abiti femminili. Così vestiti e incatenati da grosse catene, furono abbandonati alla pubblica derisione sul foro. L’imperatore li fece in seguito deportare nella città di Barbalisson sull’Eufrate, dove si trovava il governatore d’Oriente, Antioco, uomo particolarmente crudele e senza pietà. Comparendo davanti a lui i santi giovani non furono intimoriti, né dalle minacce né dalle lusinghe; si chiuse Sergio in una prigione, mentre Bacco era sottoposto a tortura. Egli venne così crudelmente colpito da nerbo di bue che rimise la sua anima a Dio nella gioia di raggiungere le armate degli Angeli e dei santi. L’indomani si fece comparire Sergio, la cui sola tristezza era di rimanere ancora in questo mondo di vanità, allorché il suo compagno gioiva già della beatitudine. Dopo aver vanamente cercato di farlo apostasiare ricordandogli la sua potenza passata e minacciandolo di più atroci supplizi, Antioco gli fece mettere delle calzature piene di chiodi all’interno e lo obbligò a correre avanti al suo carro per una distanza di più di 15 Km. Elevato al disopra della sofferenza del corpo dalla gioia di partecipare alla Passione del Signore, il giovane uomo corse con allegria cantando salmi. Durante la notte un Angelo andò a curare le sue piaghe, tanto bene che riapparve l’indomani avanti al governatore, fresco e riposato per nuovi combattimenti. Antioco diede l’ordine di tagliargli la testa e, arrivando sul luogo dell’esecuzione, il santo chiese ai suoi carnefici qualche istante, durante il quale elevò a Dio ferventi preghiere per i suoi persecutori. Poi inclinò la testa sotto la spada e partì a raggiungere Bacco nel Regno celeste.

La tomba di San Sergio a Rosafa (200 Km a est di Aleppo) divenne in seguito uno dei santuari più venerati d’Oriente, di modo che il luogo fu chiamato Sergiopoli e i frammenti delle sue sante reliquie furono diffuse in tutto il mondo cristiano.

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