- Memoria dei Santi Ieromartiri Acepsima, Giuseppe e Aetala
I Santi Acepsima, Vescovo di Hnaita, Giuseppe di Bet Katoba, presbitero, e Aetala di Bet Nuhadra, diacono, patirono il martirio sotto il regno dell’imperatore sasanide Shahpur II.
Sotto Shahpur II si era inasprita la persecuzione contro i Cristiani, arrestati o messi a morte qualora si rifiutassero di abbracciare la religione zoroastriana. Il Vescovo Acepsima fu arrestato e portato dinanzi al governatore nella città di Arbela (l’odierna Erbil) e dinanzi ad Ardakh, giudice e sacerdote zoroastriano. Rifiutatosi di sacrificare alle divinità persiana, dopo essere stato torturato, fu gettato in prigione dove fu raggiunto dal presbitero Giuseppe e dal diacono Aetala il giorno successivo. I tre martiri rimasero in prigione, tra sofferenze e fame, per più di tre anni, fin quando l’imperatore Shahpur II non giunse ad un tempio nei pressi di Arbela e chiese di vedere i tre.
Il 10 ottobre del 376, Sant’Acepsima, che aveva già superato gli ottant’anni, fu decapitato; altre fonti riportano la sua morte a seguito di una violenta fustigazione.
San Giuseppe fu trasferito a Hdajab, dove fu torturato prima di essere portato in un altro luogo dove, il venerdì dopo la Pentecoste 377, fu lapidato a morte. La sua fu una lunga agonia e fu posta una guardia per evitare che i Cristiani portassero via il corpo del Santo Martire. La quarta notte vi fu un forte temporale e la guardia fu colpita da un fulmine, il vento spostò le pietre ed il corpo di San Giuseppe sparì.
Anche Sant’Aetala fu lapidato a morte, il 3 novembre 377, nei pressi di Destergerd (o, come riportano altre fonti, nei pressi del villaggio di Patrias). I Cristiani del luogo seppellirono in segreto il suo corpo. Sulla tomba del santo crebbe un albero i cui frutti divennero famosi perché guarivano gli ammalati.
- Memoria del santo nuovo ieromartire GIORGIO di Neapolis
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
San Giorgio era prete nella diocesi di Neapolis (Asia Minore) verso la fine del 18°secolo. Egli era adorno di ogni sorta di virtù, ed in particolare svolgeva la carica di ministro dei divini Misteri con l’attenzione e la purezza di un angelo. Nel 1797 durante la violenta repressione condotta dai turchi contro i cristiani greci rivoltosi, Giorgio fu chiamato nel villaggio di Malakopè per rimpiazzare il prete che si era nascosto per sfuggire ai turchi. Sul cammino incontrò una banda di pastori turchi che l’insultarono, lo derubarono e poi gli tagliarono la testa. Fu così che il santo prete si unì al coro dei martiri. In seguito egli apparve spesso ai cristiani della regione e le sue sante reliquie fecero numerosi miracoli per la loro consolazione.
Dopo la “Catastrofe d’Asia Minore”, nel 1925 le sacre spoglie del Santo furono trasportate in Grecia. Si trovano per intero nella chiesa di San Eustazio a Nea-Ionia (Unità Periferica Settentrionale di Atene).
- Memoria di Santa Silvia Madre di s. Gregorio Magno (verso il 572 a Roma o tra il 590 e il 592)
Non si conosce l’anno di nascita; molte Città, tra cui Palermo, Messina, Vizzini ( CT ), Roma, se ne contendono i natali. Nasce dalla nobile famiglia Ottavia.
Ebbe due sorelle: Emiliana e Tersilla, anch’esse Sante, venerate al 5 Gennaio e al 24 Dicembre.
Fu sposa del Senatore Gordiano della Famiglia Anicia, che amministrava una delle sette regioni di Roma.
La tradizione palermitana vuole che la casa di S. Silvia, ove pare sia nata, sorgesse sul sito della Chiesa di S. Gregorio al Capo, ove esisteva un pozzo, a Lei intitolato.
Qui concepì il figlio che partorì a Roma, il futuro Papa San Gregorio Magno. Consigliato da Silvia, lo sposo Gordiano nell’anno 569 fece dono dei beni che possedeva nel regno di Napoli al Monastero di Monte Cassino e suo figlio Gregorio sui possedimenti della madre eresse sei monasteri in Sicilia:
( S. Martino delle Scale; Maria SS. di Gibilmanna ; S. Maria La Vetere di Licata; S. Maria La Vetere di Chiaramente Gulfi; S. Giovanni Evangelista a Modica alta; Maria SS. della Vena a Piedimonte Etneo ) il settimo a Roma, dedicato all’Apostolo Andrea, sul terreno della stessa Silvia.
Oppure, se i Monasteri fossero stati tutti nella Città di Palermo, uno dei sette era S. Gregorio al Capo, come riporta la lapide posta dagli Agostiniani nella stessa Chiesa.
Gli altri erano: S. Giovanni degli Eremiti; S. Massimo e S. Agata in Lucusiano; il Pretoriano; S. Adriano; S. Giorgio in Kemonia; S. Martino delle Scale.
Altre tradizioni siciliane vogliono il monastero di S. Maria della Vena di Piedimonte Etneo fondato su possedimenti di S. Silvia:
“ l’Icona della Vergine si ferma, dà l’acqua, vuole il tempio; San Gregorio dona gli edifici ( chiesa e monastero ) e S. Silvia il bosco “ ; altri possedimenti di S. Silvia erano a Vizzini ( CT ).
Rimasta vedova condusse una vita semplice e, visse secondo la regola benedettina Si dedicò alla meditazione e al servizio dei poveri mentre il figlio diventata Papa e Vescovo di Roma Si addormentò nel Signore il 3 Novembre del 590 o del 592. Gregorio la seppellì nel monastero di S. Andrea e vi fece dipingere la sua immagine con la croce nella destra e il libro nella sinistra, con la scritta: “ Vivit anima mea et laudabit te, et iudicia tua adiuvabunt me “, cioè: “Vive la mia anima e ti loderà e i tuoi giudizi mi aiuteranno”.
La tradizione romana, (Vita S. Gregorii I, 9 Migne PL LXXV p. 66 ) la fa dimorare, rimasta vedova, nel luogo detto Cella Nova presso il Monastero di S. Saba sull’Aventino ( vicino la Basilica di S. Paolo fuori le mura ) ove a fianco dell’ingresso è l’Oratorio di S. Silvia.
Da qui mandava al figlio, quando stava nel Monastero di S. Andrea, dei legumi cotti in una tazza d’argento, che poi S. Gregorio donò in elemosina, come riferisce Giovanni Diacono. Nel luogo della Chiesa di S. Gregorio al Celio una antica tradizione pone la casa paterna di Gregorio che vi costruì una chiesa in onore di S. Andrea. Qui il Cardinale Cesare Baronio, famoso annalista e commendatario della Chiesa fondò nell’orto della chiesa tre Oratori: S. Andrea, ove furono sepolte le Sante Silvia, Emiliana e Tarsilla; S. Silvia e S. Barbara.
Un’altra tradizione vuole che S. Silvia sia stata sepolta a Preneste ( Palestrina ) nel luogo del monastero a Lei intitolato, poiché S. Silvia e il figlio Gregorio donarono ai monaci benedettini di Subiaco territori di proprietà della famiglia Anicia come quello della Wulturella con la chiesa di S. Maria ( odierna Abbazia della Mentorella ).
Il Cardinale Cesare Baronio nel 1604, restaurando la Chiesa del Santi Andrea e Gregorio al Celio in Roma, depose alcune Reliquie della Santa nell’attiguo Oratorio, a Lei dedicato.
Il Papa Clemente VIII ( 1592 – 1605 ) inserì il suo nome nel Martirologio Romano: “ A Roma santa Silvia, madre di san Gregorio Magno, Papa “.
Nel “ Martirologio Siculo “ del P. Ottavio Caietano S.J. del 1617 al 12 Marzo è recensito: “ In Sicilia, S. Silviae, Matris S. Gregorij Papae Magni” , cioè: “ In Sicilia S. Silvia, Madre di S. Gregorio Magno Papa “.
L’Arcivescovo di Palermo Martin de Leon y Cardenas ( 1650-1655 ) inserì la Festa di S. Silvia nel Calendario Palermitano nel 1653.
Il Calendario Liturgico Regionale delle Chiese di Sicilia, approvato dalla Sacra Congregazione per i Sacramenti e il Culto Divino nel 1976 riporta:
” Fu la madre di S. Gregorio Magno. Per il fatto che S. Gregorio istituì sei monasteri in Sicilia dotandoli dei suoi beni, si è pensato che S. Silvia fosse siciliana e la tradizione la vuole nata a Palermo. Dopo la morte del marito Gordiano si ritirò a vita solitaria e quasi monastica presso la Chiesa di S. Saba sull’Aventino a Roma, dove, ricca di meriti, morì nell’anno 592 “.