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Sinassario | 23 aprile 2023

Απρ 22, 2023 | Συναξάρι

Kontàkion. Tono 4. Tu che volontariamente

Come nobilissimo coltivatore della pietà dimostrasti d’esser stato coltivato da Dio, perché ti sei fatto un raccolto di covoni di virtù: dopo aver infatti seminato fra le lacrime, mieti con letizia; lottasti nel sangue e ottenesti il Cristo e con la tua intercessione, o santo, ottieni a tutti il perdono delle colpe.

Ikos

Nel suo amore per il Cristo Re, che aveva offerto la sua anima per la vita del mondo, il grande soldato Giorgio corre per lui alla morte; avendo infatti in cuore zelo divino, si è presentato spontaneamente. Inneggiamolo dunque tutti con fede come fervido protettore, come glorioso servo del Cristo, come imitatore del proprio Sovrano, che in ogni momento lo visitava. Egli è perciò sempre sollecito nel pregare il Salvatore perché a tutti doni il perdono delle colpe.

Sinassario

Il 23 di questo mese memoria del santo e glorioso megalomartire Giorgio il trionfatore.
Stichi. Tu che avevi tagliato i nemici a pezzi, ti sottoponevi al loro mortale proposito chinando il collo sotto il loro ferro, o Giorgio. Il 23 il martire patì per Cristo.

Lo stesso giorno memoria di san Valerio, martire.
Stichi. L’espressione lugubre e patibolare del boia s’infranse sul viso limpido di Valerio.

Lo stesso giorno memoria dei santi martiri Anatolio e Protoleone, strateghi.
Stichi. Anatolio, posando il capo a terra, esplora il cielo in cui sorge il Sole d’oriente. La belva scanna il santo martire Protoleone, che giunge davanti a Cristo per la sua forza leonina.

Lo stesso giorno memoria del santo martire Atanasio il mago.
Stichi. La decapitazione parve all’anima di Atanasio l’applicazione di un rimedio magico.

Lo stesso giorno memoria del santo martire Glicherio, agricoltore.
Stichi. Come agricoltore Glicherio percepì la spada come un vomere che fende la terra della sua gola trapassandola.

Lo stesso giorno perirono trafitti di spada i santi Donato e Therinos.
Stichi. La spada vi ha mietuto entrambi, Therinos e Donato, come duplice covone per il Verbo.

Per le preghiere dei tuoi santi, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.

 

 
• 23.04 / o il secondo giorno di Pasqua: Memoria del santo glorioso megalomartire GIORGIO il TRIONFATORE e dei suoi compagni: ANATOLIO, PROTOLEONE, ATANASIO, GLICERIO
a cura della Chiesa Greco-Ortodossa di San Paolo Apostolo dei Greci, Reggio di Calabria
Questo grande ammirabile atleta di Cristo era nato da una famiglia di Cappadocia, ricca e di alta condizione. Avendo perso suo padre all’età di 10 anni, sua madre Policronia, che era diventata cristiana all’insaputa di suo marito, ritornò nella sua patria, la Palestina, e allevò suo figlio nelle virtù evangeliche. Di bello aspetto, intelligente e dai modi raffinati, Giorgio entrò nella carriera militare all’età di 18 anni. Egli piacque ai suoi superiori e fu rapidamente elevato al grado di tribuno della guardia imperiale poi alla dignità di prefetto.
Di ritorno verso la Cappadocia dopo una campagna vittoriosa, passando dalla regione di Attalia in Pamfilia, liberò la figlia del re che era stata data in pasto ad n terribile dragone e mise a morte la bestia con la forza sopranaturale che traeva dalla sua fede. Ammirati di fronte a questa dimostrazione della potenza accordata da Cristo ai suoi fedeli contro la potenza del male, i pagani del luogo si convertirono tutti al Cristianesimo [2].
Al tempo della grande persecuzione dichiarata da Diocleziano (304), poiché l’imperatore aveva convocato a Nicomedia tutti i governatori d’Oriente per comunicare loro i suoi decreti contro i cristiani san Giorgio, sentendo che era arrivato il momento di confessare pubblicamente il Cristo, distribuì tutti i suoi beni ai poveri, affrancò i suoi schiavi, e andò a corte. Si presentò in mezzo all’assemblea e rimproverò il sovrano di versare ingiustamente il sangue innocente dei cristiani. Stupefatto, Diocleziano, incaricò il suo secondo Magnesio, di interrogare questo insolente sulla sua credenza. Giorgio rispose che poiché credeva in Cristo, vero Dio, era andato senza paura ad indirizzare i suoi rimproveri. Una volta ripresosi dallo stupore, l’imperatore, temendo l’agitazione dell’assistente. Propose al santo di coprirlo d’onori a condizione che accettasse di sacrificare agli idoli dell’Impero. Giorgio rispose:<< Il suo regno si corrompe e sparisce rapidamente, senza darti alcun profitto; ma coloro che offrono un sacrificio di lode al Re dei Cieli regneranno con Lui per l’eternità >>.
Su ordine del sovrano le guardie colpirono con le loro lance il santo al ventre. Il sangue colò a fiotti, ma dai primi colpi le loro lance si piegarono come se fossero fatte di una materia molle. Il soldato di Cristo fu allora gettato in prigione, con una pesante pietra sul petto. L’indomani comparve di nuovo avanti al tiranno e mostrò la stessa fermezza, anche quando venne attaccato ad una ruota sospesa al di sopra di strumenti trancianti, cosicché, facendole girare, il corpo del santo veniva progressivamente tagliato a pezzi. Superando il dolore con la pienezza del suo amore per Dio, san Giorgio non cessava di rendere grazie al Signore. Una voce si fece allora sentire dal cielo, dicendo:<< Non temere nulla, Giorgio. Io sono con te! >> e un Angelo vestito di abito bianco più brillante del sole, discese per liberarlo e guarirlo dalle sue ferite. Quando si presentò sano e salvo avanti all’imperatore, due ufficiali della guardia, Anatolio e Protoleone, confessarono il Cristo ad alata voce. Essi furono immediatamente decapitati. L’imperatrice Alessandra (21 aprile), anche’ella si dichiarò cristiana, ma Magnesio la costrinse a ritirarsi a palazzo.
Si gettò allora il santo in un a fossa piena di calce viva, ma, come i Tre giovani nella fornace di Babilonia, ne uscì sano e salvo dopo tre giorni, salutato dalla folla che gridava: << Grande è il Dio di Giorgio! >>.
L’imperatore, restando tuttavia insensibile davanti a queste dimostrazioni della potenza di Cristo, ordinò di forzare il santo a camminare con dei sandali guarniti di chiodi arroventati al fuoco. << corri Giorgio verso l’oggetto dei tuoi desideri! >> si diceva il Santo invocando il soccorso del Signore. E ancora una volta indenne e risplendente di grazia, si presentò avanti al tiranno.
Per la grazia di Dio sfuggì ad un veleno preparato da un mago di nome Atanasio ma poiché costui ed i suoi simili restavano ancora increduli, pensando che Giorgio usasse qualche artificio magico, alle loro richieste risuscitò un sepolto da trecento anni. Costui si prostrò avanti al santo dichiarando che era stato tirato fuori dall’inferno grazie alla sua preghiera, confessò il Cristo. Il mago allora vinto cade ai piedi del servitore di Dio, gli chiese perdono e proclamò a sua volta la vera fede. Scoppiando di furore Diocleziano ordinò di decapitare sul campo Atanasio e il resuscitato.
Numerosi di quelli che avevano creduto a Cristo dopo i miracoli di san Giorgio trovarono il modo di andarlo a trovare nella prigione per essere istruiti sulle verità evangeliche o per ricevere la guarigione dei loro mali. Il santo condivideva il dolore di ognuno e resuscitò persino il bue di un paesano di nome Glicerio. Quest’ultimo fu in seguito arrestato e decapitato senza altra forma d processo. L’indomani Diocleziano fece comparire Giorgio al tempio di Apollo, in presenza di una folla considerevole. Fingendo di voler sacrificare, il martire entrò nel tempio e si rivolse all’idolo facendo il segno della croce. I demoni che abitavano la statua confessarono con fragore che solo il Cristo è Dio vero e uscirono con gran fracasso, lasciando la statua inerte rompersi a terra. I preti e i pagani cacciarono allora il santo a grandi urli e lo condussero a palazzo. Attirata dal tumulto l’imperatrice Alessandra uscì attraverso la folla gridando:<< Dio di Giorgio, vieni in mio aiuto! >> e cadde ai piedi del santo. Non potendo più contenere la sua rabbia, il tiranno, il cui cuore era indurito come quello del Faraone, ordinò di decapitarli ambedue. Ma, alla vigilia dell’esecuzione, Alessandra rimise tranquillamente la sua anima a Dio in prigione.
Venuto il giorno, san Giorgio andò sul luogo dell’esecuzione seguito da una grande folla. Egli rese grazie a Dio per le sue beneficenze e, chiedendo la sua assistenza in favore di tutti coloro che avrebbero invocato con fiducia la sua intercessione nel corso dei secoli, inchinò la nuca sotto la spada e partì per riportare in cielo i trofei della gloria eterna.
Conformemente alla raccomandazione del santo, il suo servitore trasportò in seguito la preziosa reliquia in patria, Lydda, in Palestina (3 nov.) dove innumerevoli miracoli compirono nella vasta chiesa che fu costruita in suo onore.
Il culto di san Giorgio ha conosciuto un immenso favore in tutto il mondo cristiano, tanto in Oriente quanto in Occidente. Egli è stato scelto protettore di paesi come la Georgia e la Gran Bretagna, migliaia di chiese gli sono state consacrate e ogni anima cristiana vede in lui l’incarnazione delle virtù di coraggio, di pazienza nelle afflizioni e di fiducia nell’assistenza della Grazia che il Cristo, Maestro del combattimento ha raccomandato a tutti i soldati della pietà.
Note:
1) Gli altri compagni son commemorati il 24.
2) Questo miracolo è diventato il tema più celebre delle rappresentazioni iconografiche di san Giorgio.

• 23.04: Memoria di San Marolo Siriano di Nascita e Vescovo di Milano (verso il 423)
a cura del Protopresbitero Giovanni Festa
Tratto da
http://www.santiebeati.it/dettaglio/50570
Il 23 aprile la Chiesa di Milano ricorda San Marolo (408-423), quattordicesimo vescovo di Milano, che il breviario ambrosiano definiva «inclytus virtute», eccellente per virtù. Probabilmente proveniva dall’oriente. Lo stesso nome – Marolo – significa «uno che viene dal mare» o «abitante sulla costa». Ennodio, fine poeta latino, diacono milanese, divenuto poi vescovo di Pavia e morto nel 521, scrive che Marolo nacque nella regione di Babilonia, nelle terre da una parte «baciate dal Tigri» dall’altra «illuminate» tra le prime dal Vangelo e tra le prime segnate dal sangue dei martiri. Forse proprio per fuggire alla persecuzione di Sapore II, passò ad Antiochia di Siria e di lì probabilmente a Roma, poiché fu amico di papa Innocenzo I (401-417). Di qui giunse a Milano, circondato dalla fama di uomo colto e zelante. Ennodio disse che fu vescovo «attentissimo» alla sua missione, «impegnato» senza risparmio di energie nel suo ministero, «amante del digiuno» e delle penitenze, viste come strumento di intercessione presso Dio per il suo popolo; «ardente» di zelo per la sua missione; «provvidente» verso i poveri. A dire il vero, si potrebbe anche tradurre: «fu ardente nel suo provvedere ai poveri». In effetti, fu amato per la sua opera di carità a favore delle vittime delle invasioni dei Visigoti.
Ora riposa nella basilica di San Nazaro, consolato dalle parole di Ambrogio: «Guai a me, se non amerò. Guai a me se amerò meno, io a cui fu tanto donato».

Consultare anche
(LA) De Sancto Marolo episcopo Mediolanensi Acta Sanctorum aprilis tomo III, Parigi-Roma 1860, pp. 174-175
https://archive.org/stream/actasanctorum12unse#page/n221/mode/1up
le vite dei santi in ciascun giorno
Sta in
https://books.google.it/books?id=RumCfdAVgCUC&pg=PA555&lpg=PA555&dq=santo+marolo+vescovo+di+milano&source=bl&ots=hgcHih5VNr&sig=CK_gg2cVXo7Oy44KeAO9E3aR5IE&hl=it&sa=X&ved=0ahUKEwjCh461iszaAhXE8RQKHZJYCAQQ6AEIUTAG#v=onepage&q=santo%20marolo%20vescovo%20di%20milano&f=false

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