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Sinassario | 14 giugno 2023

Ιούν 13, 2023 | Συναξάρι

  • 06: Memoria del santo profeta Eliseo

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei Ss. Pietro e Paolo – Napoli

Il profeta Eliseo, figlio di Safat, un ricco possidente originario della città di Abelmeula o Elmut, nella terra di Manasse, era un contadino. Nell’anno 908 a. C., seguendo il comando di Dio, il profeta Elia lo unse come suo successore. Tutto ciò accadde mentre stava arando la sua terra, con dodici paia di buoi sotto il giogo. Immediatamente Eliseo uccise un paio di buoi e li cucinò, usando l’aratro di legno e gli altri strumenti di agricoltore come legna da ardere; poi distribuì come cibo alla gente. Preso commiato dai suoi genitori, seguì Elia e lo servì fino all’assunzione in cielo di questi. Ricevuto il mantello del suo maestro e la grazia del suo spirito profetico, dimostrò di essere davvero il suo degno successore, per i miracoli e tutto il resto che compì, raccontato nel Quarto Libro dei Re. Morì molto avanti negli anni e fu sepolto in Samaria, intorno all’839. Dio lo glorificò: infatti, trascorso un anno, alcuni Israeliti stavano trasportando il cadavere di un uomo per il suo funerale; d’un tratto videro una banda di Moabiti venirgli incontro: gettarono allora il corpo sulla tomba del Profeta. Non appena il cadavere toccò le ossa del Profeta, risuscitò e si mise in piedi. Ricordando tutto questo, Gesù, figlio di Sirach disse: “Ha compiuto miracoli in vita, e, dopo la sua morte, cose meravigliose”.

Il suo nome significa” Dio è Salvatore”.

 

  • 06: Memoria di San Metodio il Confessore Patriarca di Costantinopoli

Archimandrita Antonio Scordino

Nato a Siracusa dall’illustrios Giovanni, dopo una scelta formazione intellettuale si trasferì nella Capitale, accompagnandovi sant’Eutimio, vescovo di Sardi, che nell’805 era stato esiliato a Patalaria, cioè Pantelleria. Monaco a Chinolakko, Metodio fu stretto collaboratore del patriarca san Niceforo; dopo l’815, ripreso il furore iconoclasta, fu costretto ad abbandonare Nuova Roma per rifugiarsi a Roma Antica, dove affrontò e superò grandi tentazioni che misero in serio pericolo la sua vita spirituale. Rientrato nella Capitale, nell’821 fu arrestato e sottoposto a feroci torture: per tutta la vita fu poi costretto a sostenere con una fasciatura le mandibole, slogate dai persecutori a forza di pugni. Incarcerato in un fogna, ne uscì solo nell’838, ridotto a uno scheletro, ma fu subito costretto a partecipare alla guerra contro gli Arabi. Nell’843, salita al trono santa Teodora, vedova dell’iconoclasta Teofilo e reggente in nome del minorenne Michele III, Metodio fu eletto patriarca ecumenico, grazie alla rinuncia che a suo favore fece san Michele il Sincello e all’interessamento dei santi Isaia di Nicomedia, Simeone di Lesbo e Ioannikio.

Per chiudere definitivamente il tragico capitolo dell’iconoclasmo, l’11 marzo dell’842 Metodio istituì la Festa dell’Ortodossia, che ogni anno, nella prima domenica di Quaresima, celebra la sconfitta di tutte le eresie.

Consumato da un cancro, ma più ancora dalle sofferenze patite in difesa della fede ortodossa, Metodio morì quando aveva circa sessanta anni: l’inno funebre fu composto da san Fozio e la Vita dal celebre Gregorio l’Asvesta, arcivescovo di Siracusa.

 

  • 06: San Metodio il Confessore, Patriarca di Costantinopoli (+ 846)

Traduzione a cura di Joseph Giovanni Fumusa

Tratto da: https://www.johnsanidopoulos.com/2017/06/saint-methodios-confessor-patriarch-of.html

 

Il nostro Santo Padre Metodio nacque da genitori benestanti a Siracusa, in Sicilia. In gioventù fu mandato a Costantinopoli per proseguire gli studi, nella speranza di ottenere una nomina alla corte imperiale. Invece andò al Monastero di Chenolakkos, in Bitinia, dove fu tonsurato Monaco.

Dopo essere divenuto presbitero e aver ottenuto il prestigioso incarico di “apokrisiaros” (“rappresentante per gli affari ecclesiastici”) fu inviato come legato a Roma nell’815 o 816 per conto del Patriarca Niceforo di Costantinopoli, il quale era stato esiliato dall’imperatore iconoclasta Leone V l’Armeno (813-820). Lì riferì a Papa Pasquale I circa la controversia iconoclasta. Rimase a Roma fino alla morte di Leone nell’820 e torno a Costantinopoli.

Poiché era un difensore della venerazione delle sacre icone, Metodio fu imprigionato dall’Imperatore Michele il Balbuziente (820-829) in una fortezza di Akrita. Dopo la morte di Michele il Balbuziente, prese il potere Teofilo (829-842) che era anch’egli un iconoclasta. Uomo più raffinato rispetto al padre, liberò San Metodio che era anche uno studioso, magistralmente esperto non solo di affari ecclesiastici, ma anche civili. Avendo ottenuto la liberà, San Metodio rinnovò la lotta contro gli eretici e, per un periodo, ciò fu tollerato dall’imperatore.

Tuttavia, dopo esser stato sconfitto in una guerra contro gli arabi, Teofilo sfogò la propria rabbia contro Metodio, dicendo che Dio l’aveva punito per aver lasciato avvicinare un iconodulo. Metodio obiettò dicendo che il Signore era adirato per come l’imperatore insultava le Sue sacre icone. Il santo fu torturato e fu colpito ripetutamente al volto; ciò gli causò la frattura della mascella. Sul suo volto rimasero orribili cicatrici. Metodio fu mandato sull’isola di Antigonos dove fu imprigionato in un sepolcro assieme a due rapinatori. Metodio rimase in questa prigione buia in cui non penetrava la luce diurna per 7 anni, fino alla morte dell’imperatore Teofilo.

Durante questo periodo, i Santi Confessori Teodoro e Teofane i Marchiati, anch’essi imprigionati, inviarono a Metodio dei saluti in versi giambici tramite un pescatore, dicendo:

A colui che vive eppur morto e che morto porta in sé la vita

Che vive sulla terra e cammina nei cieli

I Marchiati scrivono, legati in catene.

Anche Metodio rispose con saluti in versi giambici, dicendo:

A coloro i cui nomi sono scritti nel Libro della Vita

E a quelle persone sensibili che sono marchiate

Parla colui che è sepolto vivo come compagno di catene.

Durante la prigionia nel buio sepolcro assieme ai due rapinatori, un cristiano li veniva a trovare, portando loro un obolo di olio che essi usavano per accendere una lampada – la loro unica fonte di luce in quel sepolcro buio. Una settimana non venne a portare l’olio, quindi il Santo pregò e Dio diede loro l’olio. Persino quando uno dei due rapinatori morì, al Santo non fu permesso di aprire il sepolcro per poter estrarre e seppellire il corpo. Il Santo dovette quindi sopportare assieme all’altro rapinatore l’orribile fetore del corpo in decomposizione, causando loro grande sofferenza e tormento.

La liberazione di Metodio avvenne nel seguente modo. L’imperatore Teofilo era un amante dei libri e arrivò ad un brano di un certo libro che non riusciva a comprendere, quindi richiese l’interpretazione di alcuni filosofi di nome Jannis e Leone. Poiché non furono in grado di risolvere il problema, l’imperatore inviò un cubiculario (un ciambellano eunuco del palazzo imperiale) presso Metodio per risolvere il problema, poiché questi era noto per la sua conoscenza e la sua sapienza. Quando arrivò, Metodio lo salute dicendo: “Benvenuto, fratello cubiculario Giovanni. Conosco bene il motivo per cui Teofilo ti ha mandato qui. Dammi della carta e dell’inchiostro.” Con questi, il Santo scrisse tre soluzioni al problema. Ciò suscitò l’ammirazione dell’imperatore che fece liberare e portare al palazzo Metodio. L’altro rapinatore fu lasciato nel sepolcro e gli fu data la grazia di operare miracoli.

Quando Metodio fu liberato, ci viene detto che somigliasse ad uno scheletro, ma il suo spirito era integro. Riprese la sua opposizione all’iconoclastia sotto l’Imperatore Teofilo, venne convocato dall’imperatore. Fu accusato per le sue attività passate e per la lettera che avrebbe esortato a far scrivere dal papa. Rispose audacemente: “Se un’immagine è inutile ai vostri occhi, come mai quando condannate le immagini di Cristo non condannate la venerazione resa alle rappresentazioni di voi stesso? Non facendolo, ne state causando la moltiplicazione.”

Subito dopo la morte dell’imperatore nell’842, l’influente ministro Teoctisto convinse l’imperatrice Teodora, reggente del figlio Michele III di due anni, a permettere la restaurazione delle icone con l’accordo che il suo defunto marito non sarebbe stato condannato. Quindi depose il patriarca iconoclasta Giovanni VII Grammatico, assicurando la nomina di Metodio come suo successore il 4 Marzo 843, mettendo fine alla controversia iconoclasta. Convocò prontamente a Costantinopoli un Sinodo che sosteneva I decreti del Secondo Concilio di Nicea (787) dichiarando legittime le icone. Una settimana dopo la sua nomina, accompagnato da Teodora, Michele e Teoctisto, Metodio andò in processione trionfale dalla Chiesa delle Blacherne ad Hagia Sophia l’11 Marzo 843, ripristinando le icone in chiesa. Questo annunciò il ripristino dell’Ortodossia e divenne una festività annuale della Chiesa Ortodossa, celebrata ogni Prima Domenica della Grande Quaresima, ed è nota come Trionfo dell’Ortodossia. Il “Synodikon dell’Ortodossia” compilato da San Metodio viene letto durante la Prima Domenica di Quaresima.

Nel tentativo di minare l’autorità di San Metodio e l’amore e la stima che il suo gregge provava per lui, gli eretici lo calunniarono dopo aver pagato una donna per dichiarare di aver avuto rapporti fisici con il Patriarca. Tutta Costantinopoli era inorridita all’udire ciò. Non sapendo come altrimenti provare la propria innocenza, il Patriarca superò l’imbarazzo e si presentò nudo davanti alla corte, mostrando volontariamente il proprio corpo raggrinzito e debilitato dal digiuno. La corte fu persuasa chiaramente che il Patriarca era stato calunniato. La gente gioì udendo la notizia e gli eretici furono svergognati. La donna poi ammise di essere stata persuasa e corrotta per calunniare questo santo di Dio, quindi coloro i quali volevano arrecare danno e vergogna a Metodio ne accrebbero involontariamente la fama.

Durante il suo breve patriarcato, Metodio tentò di perseguire una linea moderata di conciliazione con i membri del clero che erano stati iconoclasti. Questa politica trovò l’opposizione di estremisti, principalmente i monaci del Monastero di Stoudios ed il loro igumeno San Teodoro lo Studita, i quali chiedevano che gli iconoclasti fossero puniti severamente come eretici. Per tenere a freno gli estremisti, Metodio fu costretto a scomunicare e arrestare alcuni dei monaci più perseveranti.

Metodio fu realmente colto, impegnato sia nella copia che nella scrittura di manuscritti. Le sue opere individuali includevano opere polemiche, agiografiche e liturgiche, sermoni e poesia. Sfortunatamente pochi dei suoi scritti sono sopravvissuti, tra cui la sua Vita di San Teofane e vari frammenti.

Gli ultimi anni del Santo trascorsero per lo più in pace, lavorò duramente, guidò saggiamente la Chiesa ed il suo gregge, restaurò templi rovinati dagli eretici, raccolse le reliquie dei santi che erano state disperse dagli eretici e trasferì le reliquie del Patriarca Niceforo dal luogo della sua prigionia a Costantinopoli. San Metodio morì di idropisia il 14 Giugno 846. Fu spiritualmente vicino a san Ioannichio del Monte Olimpo, il quale aveva predetto la sua elezione a patriarca e la sua morte. Il suo successore, il Patriarca Ignazio, istituì la commemorazione annuale della festa di San Metodio.

Apolytikion, Plagale del Tono Primo

Proponedo un metodo di pietà, hai dissolto lo sterile disegno degli eretici, fondamento dell’Ortodossia Padre Metodio, hai ripristinato con onore l’icona di Cristo come divino ierofante, e adesso supplichi incessantemente che le nostre anime ricevino la misericordia.

Un altro Apolytikion, Tono Quarto

Modello di fede e imagine di gentilezza, l’esempio della tua vita ti ha mostrato al tuo ovile come maestro di temperanza. Attraverso la tua modestia hai ottenuto doni dall’alto e ricchezze attraverso la povertà. Motodio, padre nostro e sacerdote dei sacerdoti, intercedi presso Cristo nostro Dio di salvare le nostre anime.

Kondakion, Tono Secondo

Sulla terra hai lottato, * come libero da carne, * e hai ereditato il cielo, Metodio, * perché hai chiarito in tutti i paesi della terra * il culto delle icone: * vivendo infatti tra enormi fatiche e affanni, * non hai cessato di accusare con franchezza * quanti rifiutano l’icona di Cristo.

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