Αρχική » Omelia del Patriarca Ecumenico durante la Preghiera Ecumenica a Napoli

OMELIA DI SUA SANTITA’ BARTOLOMEO
ARCIVESCOVO DI COSTANTINOPOLI – NUOVA ROMA
E PATRIARCA ECUMENICO
DURANTE LA PREGHIERA ECUMENICA
NELLA BASILICA ROMANO-CATTOLICA
INCORONATA MADRE DEL BUON CONSIGLIO
E DELL’UNITA’ DELLA CHIESA
A NAPOLI
(Napoli, 22 Novembre 2023)
***
Ἱερώτατε Μητροπολίτα Ἰταλίας καί Μελίτης, κ. Πολύκαρπε,
Eccellenza Reverendissima Arcivescovo Metropolita di Napoli, Mons. Domenico Battaglia,
Eminenze, Eccellenze,
Amati Fratelli e Sorelle nel Signore,
Con un’anima grondante di letizia, siamo giunti ancora una volta in questa ospitale città di Napoli, su invito della Pontifica Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, e dell’Eccellentissimo Fratello Arcivescovo di questa Chiesa, per assaporare nuovamente questo clima di spontanea allegrezza che caratterizza i suoi abitanti. Siamo venuti dalla città di Costantino, la antica Costantinopoli, dal Centro dell’Ortodossia, in nostro Patriarcato Ecumenico, con spirito fraterno, sempre pronti ad accogliere la chiamata dei fratelli, perché attraverso la reciproca conoscenza, l’incontro e il rispetto e amore reciproci camminiamo e operiamo per la unità delle Sante Chiese di Dio, seguendo l’insegnamento del nostro Salvatore.
E quale migliore cosa iniziare questa visita con un momento di preghiera, in primo luogo per ringraziare il Signore e Dio nostro, che ha condotto i nostri passi per vivere questo importante momento, ma anche per raccoglierci in questo splendido Τempio così legato al culto del Santo vescovo Gennaro, ma dedicato alla nostra comune Madre, Maria, qui ricordata come Madre del Buon Consiglio. Ed è così significativo sentire ora la presenza della Madre, la Madre di Dio, sempre pronta a soccorrere e a intercedere per i propri figli, con la sua protezione materna. Maria, infatti, ha un ruolo tutto speciale durante questo periodo liturgico, chiamato Avvento in Occidente e Quaresima di Natale in Oriente.
Come Cristiani, viviamo questi giorni con una duplice valenza. Stiamo camminando con sorpresa e meraviglia verso l’ingresso di Dio nel mondo, percepiamo la grandezza di quanto sta per succedere, accompagniamo la Vergine nel compimento del suo “si” all’annuncio dell’Arcangelo, attendiamo la comprensione e il compimento della Divina Incarnazione.
Dall’altra parte guardiamo questo nostro mondo, questo periodo, così funestato da immani tragedie, guerre, conflitti terrificanti e la sorpresa e la meraviglia divengono improvvisamente angoscia e sbigottimento, temiamo lo svilimento e la distruzione della immagine di Dio, del Dio Incarnato, che è in ognuno di noi. Allora il nostro grido si fa più forte al Principe della Pace, con l’arma più grande di tutte le armi: la nostra preghiera e la nostra umiltà, unendoci a Colei che Porta il Principe della Pace.
Pensando al presente periodo liturgico della Chiesa, vogliamo con voi meditare un poco, riprendendo un tropario proprio per la attesa della Nascita della tradizione bizantina, che recita: “La Vergine oggi * viene alla grotta, per partorire * il Verbo pre-eterno, * in modo indicibile. * Danza – terra tutta, * capace di udire, * glorifica * con gli angeli ed i pastori * chi ha voluto mostrarsi * Bambino nuovo, * il Dio pre-eterno”. (Ἡ Παρθένος σήμερον, τὸν προαιώνιον Λόγον, ἐν Σπηλαίῳ ἔρχεται, ἀποτεκεῖν ἀποῤῥήτως. Χόρευε ἡ οἰκουμένη ἀκουτισθεῖσα, δόξασον μετὰ Ἀγγέλων καὶ τῶν Ποιμένων, βουληθέντα ἐποφθῆναι, παιδίον νέον, τὸν πρὸ αἰώνων Θεόν).
Questo inno di gioia ci introduce pienamente nel mistero e nella grandezza di quanto sta per avvenire. Stiamo camminando con la Vergine, perché Ella rappresenta tutta la nostra umanità in cammino verso la grotta, che alcune tradizione chiamano stalla. Luogo di ricovero, o luogo di protezione o ancora il luogo più intimo del cuore di ciascuno o luogo per allontanarsi dalla vita del mondo. I Vangeli ci dicono perché Maria cerchi un luogo – non vi era posto alla locanda. Tuttavia, riteniamo che per noi, cristiani di oggi, questo luogo – qualsiasi valenza vogliamo dargli – può rappresentare una bella occasione per accostarci all’Attesa. La Chiesa antica raccomandava una preparazione con digiuno e preghiera, perché è impensabile altrimenti accogliere il “Re dell’Universo”, il “Verbo prima dei tempi, pre-eterno”, che viene per esser partorito da Colei che lo ha accolto per prima e con tutti gli uomini di buona volontà, “in modo indicibile”, in un modo che non si può dire, in un modo che la mente umana non può comprendere. Ma possiamo capire la filantropia divina, l’amore per tutta la Umanità di colui che vuole farsi uno di noi, uguale a noi, che vuole assumere la nostra carne, eccetto il peccato, per portarci a Lui. Questo atto sconvolgente dell’amore di Dio merita la grotta del nostro cuore dove accoglierlo, merita di comprendere come egli ci protegga dall’inizio dei tempi, fino alla fine. È necessario – o almeno opportuno – dirgli grazie per questo amore che non chiede nulla, ma che ci è offerto in abbondanza. Forse ci è salutare, non solo spiritualmente, ma in tutto il nostro essere di uomini e donne del nostro tempo, trovare nelle 24 ore del giorno un breve momento, lontano dai rumori della vita frenetica, per ritrovare noi stessi e guardare verso di Lui e accoglierlo nella nostra grotta. Eppure, quanti nostri Cristiani, troppi uomini e donne che si dicono Cristiani, in Oriente e in Occidente, nel Nord e nel Sud del mondo sono distratti da altro, non hanno tempo e forse neppure voglia o non possono camminare verso la grotta. Da una parte c’è lo sfrenato consumismo che offusca il significato vero del Natale; da un’altra parte guerre e conflitti offuscano la speranza che genera il Natale; da un’altra ancora la povertà estrema, le ingiustizie e gli sconvolgimenti climatici portano alla disperazione e non si scorge l’annuncio; in altre parti del mondo ancora purtroppo non si permette ai Cristiani di accogliere il Re della Pace.
Ma Egli viene per tutti, non esclude nessuno, neppure chi lo rifiuta. La terra, che comprende questo sconvolgimento, danza; gli angeli e i pastori – cielo e terra – lo glorificano e cantano: “Gloria a Te che hai mostrato la luce. Gloria a Dio nel più alto dei cieli, e pace sulla terra e negli uomini buona volontà”. Il Dio prima dei secoli si mostra bambino, un bambino nuovo, Dio entra nella storia dell’uomo attraverso la porta stretta del claustro verginale di Sua e nostra Madre. Entra ed è accolto con gioia ma – percepìta solamente, non compresa – questa gioia per la storia dell’uomo, viene rifiutato fino ai nostri giorni. Lui che è la Via, la Verità e la Vita (Gv. 14,6) ci porta pace, “Vi lascio la pace, vi do la mia pace. Non come la dà il mondo, io la do a voi” (Gv. 14,27) perché Egli è la Pace. Quindi in nostro cammino guarda al Dio di Pace, l’atmosfera del Natale è atmosfera di pace.
Tuttavia, questo periodo che stiamo vivendo, questo cammino dell’uomo e particolarmente e nuovamente turbato per la assenza di pace. Non camminiamo verso la grotta, ma l’umanità cammina verso il bàratro della barbàrie in un mondo senza Dio o in un mondo in cui adopera il nome di Dio per giustificare le proprie nefandezze.
Fratelli e Sorelle carissimi,
Mentre siamo in cammino verso la gioia del Natale, guardiamo la martoriata Ucraina che da quasi due anni soffre una guerra ingiusta, ancora una guerra nella Europa Cristiana almeno nominalmente. Quante famiglie hanno sofferto e continuano a soffrire per la perdita dei loro cari, per la perdita delle loro case, per la perdita dei loro affetti. Come potranno cantare “danza terra tutta” per l’arrivo del Piccolo Bambino, se quella terra soffre davanti a immani distruzioni umane, materiali e ambientali. Quale gioia per i troppi profughi provenienti da quelle terre, molti dei quali accolti in questo nobile e ospitale Paese d’Italia e anche nella vostra città. Come potranno cantare la gioia della Natività quelle Chiese in cui i loro Capi non hanno il coraggio di dire no alla guerra.
Come canteranno il Gloria a Dio nel più alto dei cieli, i profughi giunti in Armenia, che hanno dovuto abbandonare le proprie terre, le abitazioni, i Santuari più cari della Fede, così come purtroppo è avvenuto e continua a succedere in molte parti del mondo. E il mondo non ne parla se non vi sono interessi geopolitici o economici. Ma il grido di questi fratelli e sorelle è anche il nostro grido.
E da oltre un mese vediamo nuovamente scossa in modo orribile la Terra Santa, – Santa per le tre Religioni monoteistiche dell’Ebraismo, Cristianesimo e Islam. Da troppo tempo questi Luoghi che hanno visto la nascita, la vita e l’annuncio del Salvatore sono continuamenti battuti da un conflitto senza fine. Ma la soluzione non passa né attraverso la barbarie di persone innocenti, né attraverso la distruzione della vita di altre persone innocenti, tra cui troppi bambini.
Quanti altri conflitti dimenticati, che imperversano in tanti paesi, dovremmo ricordare ancora.
Gesù ci ha detto: “Avete inteso che fu detto: Occhio per occhio e dente per dente; ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi se uno ti percuote la guancia destra, tu porgigli anche l’altra” (Mt. 5, 37-38). L’umanità non deve cedere alla violenza gratuita, alle provocazioni, ma deve essere paziente e longanime, perché il dialogo e la pace superano ogni incomprensione, mentre la guerra e la ingiustizia distruggono la dignità dell’essere umano.
Ci troviamo dunque in una via senza uscita? È fallito forse il disegno di Dio nella sua Incarnazione per portarci a Lui? Non abbiamo speranza?
Cari Amici,
Il Cristiano non può mai essere privo di speranza, perché la speranza che proviene da Dio “non delude, perché l’amore di Dio è stato riversato nei nostri cuori per mezzo dello Spirito Santo che ci è stato dato” (Rom. 5,5). Questa sera eleviamo tutti assieme una preghiera al Dio di questa speranza, cristiani ritrovati, chiese in cammino verso la riconciliazione e l’unità, affidiamo la nostra Umanità a quel Bambino che viene, che la Vergine porta in grembo. Molto può fare la preghiera della Madre, e quella Madre invochiamo anche noi questa sera. Ma molto possiamo fare noi con la potente arma della preghiera per tramutare il conflitto in pace, la tristezza in gioia, la distruzione in una nuova vita. Entriamo dunque in cammino con Maria nella grotta, non per nasconderci, ma per ritrovarci e annunciare al mondo che quel Piccolo Bambino, il Dio prima dei secoli, il Re della Pace nasce per tutti noi e ci fa operatori di pace! Dobbiamo solo accoglierlo.
La Luce del Bimbo che nasce porti la Pace nei Vostri cuori, nelle Vostre Famiglie, alle nostre Chiese e a tutto il nostro mondo. Amen.
📸 Alfredo Cosentino Fotografo
Share This