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Sinassario | 4 marzo 2023

Μαρ 3, 2023 | Συναξάρι

4 marzo- Memoria di San Gerasimo del Giordano; dei santi martiri Paolo e Giuliana; dei santi martiri Paolo, sua sorella Giuliana e i loro compagni;  di Gregorio, vescovo di Costanza di Cipro; di Daniele, principe di Mosca, figlio di Alexander Nevskji, monaco (1303)

Sinassario

Il 4 di questo mese memoria del venerabile padre Gerasimo, il giordanita.
Stichi. Una belva ebbe l’onore di servire Gerasimo, che domò come belve tutte le passioni. Il quattro spiccò il volo, affinché oggi possiamo elogiare il vertice degli asceti.

Lo stesso giorno memoria dei santi martiri Paolo e Giuliana, sua sorella.
Stichi. Paolo e Giuliana, fratelli, giacciono entrambi decapitati.

Lo stesso giorno perirono di spada i loro aguzzini Quadrato, Akakios e Stratonico.
Stichi. Quanti avevano versato sangue innocente per Dio, versano il loro sangue per la spada.

Lo stesso giorno san Gregorio di Cipro si addormentò in pace.
Stichi. Come un cervo sfugge alla trappola, Gregorio raggiunge l’acqua viva.

Per le loro sante preghiere, o Dio, abbi pietà di noi. Amìn.

  • 03: Memoria di San Gerasimo del Giordano

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

San Gerasimo del Giordano nacque in Licia, in Asia minore, agli inizi del V secolo. I suoi genitori molto pii lo consacrarono al Signore, ed egli, già in giovane età, visse come eremita per anni. Poi, attorno al 451, si recò a Gerusalemme e, dopo aver venerato i Luoghi Santi, si ritirò in Giordania, fu tonsurato monaco e, nel deserto, visse da anacoreta. Al tempo del Concilio di Calcedonia, lui, come altri anacoreti del deserto, si trovò vicino alle posizioni dei monofisiti, ma presto San Gerasimo capì il suo errore da uomo di buona volontà e mente umile com’era. Aveva l’abitudine di visitare e chiedere consigli a persone spiritualmente avanzate: Sant’Eutimio il grande, quindi, gli insegnò la verità sulle due nature di Cristo. Compreso il suo errore, San Gerasimo tornò di nuovo nel seno della Chiesa.
Più tardi, intorno al 455, quando molti monaci si radunarono intorno a lui, chiedendo la sua guida illuminata, costruì un grande monastero nel deserto, vicino al fiume Giordano. Nel monastero la regola stabiliva che i principianti rimanessero nel cenobio e che quelli più anziani vivessero cinque giorni a settimana isolati nelle loro celle, andando in chiesa a ricevere la Santa Comunione e partecipando al pasto comune solo il sabato e la domenica.
Il Santo fu modello di disciplina e di vita per tutti coloro che avevano scelto di perseguire la vita monastica. Era severo, ma solo con se stesso: con gli altri era semplice e indulgente. Mangiava quel poco che era necessario per rimanere in vita, dormiva molto poco. Insegnava che attraverso la limitazione del sonno e la temperanza, la mente carnale si abitua allo spirito. La sua ascesi fu premiata dal Signore, che gli conferì il dono di compiere miracoli e di essere servito dalle bestie feroci. Quando il 19 gennaio 473 morì il beato Eutimio il grande (ricordato il 20 gennaio), San Gerasimo vide in visione, raccolto in preghiera nella Lavra, la dipartita del Beato. Questo è affermato da San Ciriaco l’anacoreta (ricordato il 29 settembre), che accompagnò San Gerasimo al servizio funebre del grande santo.
Due anni dopo la fine di S. Eutimio, nel 475, mentre era patriarca di Gerusalemme Anastasio I (458 – 478 d.C.), San Gerasimo si addormentò in pace. La successione della Lavra fu affidata ai suoi discepoli Stefano e Basilio.
Si narra che un leone, che serviva il Santo con grande obbedienza e devozione, il giorno della sua sepoltura venne a cercarlo. Condotto dai discepoli al luogo della sua tomba, Il leone si accasciò e, dopo aver ruggito dal dolore, morì proprio in quel luogo.

  • Memoria dei Ss. Lucio I, papa (verso 254), Paolo (in alcuni codici Paolino) vescovo di Brescia (verso il 540), Appiano prima monaco a Pavia e poi eremita a Comacchio (verso l’anno 800)

San Lucio I, papa e patriarca di Roma confessore della fede  sotto Valeriano (verso 254)

 Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/43900

 Assurse al soglio pontificale il 25 giugno del 253, pochi giorni dopo la morte del suo predecessore Cornelio.

Non è dato sapere come ma nonostante il suo brevissimo pontificato riuscì ad emanare il decreto per il quale: “… ogni presbitero doveva essere accompagnato da due preti e tre diaconi… a testimonianza del comportamento di tutti”.
Il suo papato, dopo la morte dell’imperatore Treboniano Gallo e l’evento di Valeriano, fu da considerarsi abbastanza tranquillo sul fronte delle persecuzioni.
Dopo un breve esilio a Lucio fu concesso di ritornare a Roma. Morì di morte naturale e fu sepolto nella cripta di san Callisto o forse di santa Cecilia.

Martirologio Romano

A Roma sulla via Appia nel cimitero di Callisto, deposizione di san Lucio, papa, che, successore di san Cornelio, subì l’esilio per la fede in Cristo e, insigne testimone della fede, affrontò le difficoltà del suo tempo con moderazione e prudenza.

  • Memoria dei santi martiri Paolo e Giuliana

The Holy Martyrs Paul and Juliana Brother and sister from Ptolemais in Phoenicia, they were cruelly tortured for Christ under the Emperor Aurelian and were finally beheaded. Many marvels attended their martyrdom and many of the pagans, seeing them, were brought to the Faith. Several of them were beheaded in 273 and received martyrs’ wreaths.

  • Memoria di San Paolo (in alcuni codici Paolino) vescovo di Brescia (verso il 540)

a cura del Protopresbitero Giovanni Festa

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/97362

 San Paolo I o Paolino è il decimo vescovo della diocesi di Brescia. Nella serie dei vescovi di Sant’Anatalone è inserito dopo San Gaudenzio e prima di San Teofilo.

Si ritiene abbia governato la diocesi nei primi anni del V secolo.
Qualche storico afferma che fu il fratello del suo predecessore San Gaudenzio, del quale si dice “fratello non meno nello spirito che nella carne”.
Alcuni storici sbagliando completamente, lo identificarono come un chierico africano, notaio e biografo di Sant’Ambrogio.
Di lui sappiamo nulla.
Alterne vicende riguardano i suoi resti.
Si presume che il suo corpo sia sepolto inizialmente in una delle antiche basiliche della città (San Floriano, o Sant’Andrea o San Salvatore). Grazie ad un ritrovamento del 1497, sappiamo che i suoi resti sono stati traslati nella basilica di Sant’Eusebio al Goletto, fondata da San Paolo II.
Nell’anno successivo, il 3 marzo 1498, le sue reliquie vennero traslate nuovamente e poste in san Pietro in Oliveto. Infine nel 1798 furono trasferite nella chiesa di Sant’Agata.
Nel martirologio romano non c’è il suo nome.
La sua memoria era fissata fin dal secolo XI, nei più antichi cataloghi della città e nelle più antiche liste monastiche.
Di sicuro la sua festa ricorreva la quarta domenica dopo Pasqua insieme con i vescovi, suoi successori Adeodato, Cipriano, Paolo II e Silvino.
Nel martirologio diocesano una volta era ricordato il 3 marzo, giorno della traslazione delle sue reliquie; attualmente lo si ricorda il 4 marzo giorno della sua festa liturgica.

  • Memoria di Sant’Appiano prima monaco a Pavia e poi eremita a Comacchio (verso l’anno 800)

a cura del Protopresbitero Giovanni Festa

Tratto da http://www.santiebeati.it/dettaglio/43870

Nacque probabilmente in Liguria e fu monaco a Pavia nel monastero di San Pietro in Ciel d’Oro. Il suo abate lo inviò a Comacchio per controllare il rifornimento di sale per il monastero. Appiano non si limitò, però, a rappresentare gli interessi temporali del monastero, ma si dedicò anche con grande zelo alla cura delle anime degli abitanti della zona. Quando egli morì (presumibilmente nel secolo IX) fu sepolto nella chiesa di Comacchio, dove in seguito fu venerato.
Se ne fa memoria nell’Ordine benedettino e nel monastero di San Pietro in Ciel d’Oro il 6 novembre, a Comacchio, invece, il 4 marzo. A Comacchio non si possiede più alcuna reliquia di Appiano; a Pavia, invece, si credette di possedere il corpo del preteso vescovo omonimo. I Bollandisti pensano, al contrario, che si tratti del corpo del nostro Appiano, che sarebbe stato trasportato a Pavia forse al tempo di una guerra (di un tentativo di furto da parte dei pavesi narra anche la leggenda).

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