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Sinassario | 1 gennaio 2024

Δεκ 31, 2023 | Συναξάρι

  • Festa della Circoncisione

Da www.johnsanidopoulos.com-The Circumcision of Christ

L’ottavo giorno dopo la Sua Natività, nostro Signore Gesù Cristo fu circonciso secondo la legge dell’Antico Testamento. Tutti i bambini maschi venivano circoncisi come segno dell’Alleanza di Dio con il santo antenato Abramo e con i suoi discendenti (Gen 17:10-14, Lv 12:3).

Dopo questo rito al Divino Bambino fu dato il nome Gesù, come aveva dichiarato l’Arcangelo Gabriele il giorno dell’Annunciazione alla Santissima Theotokos (Lc 1:31-33, 2:21). I Padri della Chiesa spiegano che il Signore, Creatore della Legge, si è fatto circoncidere per dare agli uomini un esempio della fedeltà con cui devono essere adempiute le prescrizioni divine. Il Signore fu circonciso affinché nessuno dubitasse più tardi che avesse veramente assunto la carne umana e che la sua incarnazione non fosse una mera illusione, come insegnavano alcuni eretici (docetisti).

Nel Nuovo Testamento, il rito della circoncisione cede il posto al Mistero del Battesimo, che esso prefigura (Col 2,11-12). Attestazioni della Festa della circoncisione del Signore risalgono nella Chiesa orientale al IV secolo. Il Canone della Festa è stato scritto da Santo Stefano del Monastero di San Saba.

Oltre alla circoncisione, che il Signore accettò come segno dell’Alleanza di Dio con l’umanità, Egli ricevette anche il Nome Gesù (Salvatore) l’ottavo giorno dopo la Sua Natività come prefigurazione del Suo servizio, l’opera di salvezza del mondo (Mt 1:21; Mc 9:38-39, 16:17; Lc 10:17; At 3:6, 16; Fil 2:9-10). Questi due eventi che riguardano il Signore, la circoncisione e il conferimento del nome, ricordano ai cristiani che sono entrati in una nuova alleanza con Dio e “sono circoncisi con una circoncisione non materiale, nello spogliarsi del corpo del peccato della carne mediante la circoncisione di Cristo” (Col. 2:11). Il nome stesso “cristiano” è segno dell’ingresso dell’umanità in una Nuova Alleanza con Dio.

  • Memoria di San Basilio il Grande (la sua mano destra è custodita presso la Cattedrale Ortodossa di san Giorgio dei Greci a Venezia)

San Basilio il Grande, arcivescovo di Cesarea di Cappadocia, “non appartiene solo alla Chiesa di Cesarea, né soltanto al suo tempo, né fu di beneficio solo ai suoi parenti, ma piuttosto a tutte le terre e città del mondo, a tante persone nel passato e tutt’oggi, e per i cristiani è sempre stato e sarà un maestro di salvezza». Così si espresse sant’Anfilochio, vescovo di Iconio, contemporaneo di san Basilio.

San Basilio nacque nell’anno 330 a Cesarea, centro amministrativo della Cappadocia. Proveniva da un’illustre famiglia, famosa per la sua eminenza e ricchezza, e zelante per la fede cristiana. Il nonno e la nonna paterni del santo dovettero nascondersi per sette anni nelle foreste del Ponto durante la persecuzione di Diocleziano.

La madre di San Basilio, Sant’Emmelia, era figlia di un martire. Viene commemorata il 30 maggio. Anche il padre di San Basilio portava lo stesso nome. Era un avvocato e un rinomato retore e viveva a Cesarea.

A Basilio ed Emmelia nacquero dieci figli: cinque maschi e cinque femmine. Cinque di loro furono poi annoverati tra i santi: Basilio Magno; Macrina (19 luglio) fu esempio di vita ascetica, ed esercitò una forte influenza sulla vita e sul carattere del fratello; Gregorio, poi vescovo di Nissa (10 gennaio); Pietro, vescovo di Sebaste (9 gennaio); e Teosebia, una diaconessa (10 gennaio).

San Basilio trascorse i primi anni della sua vita in una tenuta dei suoi genitori presso il fiume Iris, vicino ad Annosi nel Ponto, dove crebbe sotto la supervisione della madre Emmelia e della nonna Macrina. Erano donne di grande raffinatezza, che mantenevano la memoria di un precedente vescovo della Cappadocia, san Gregorio Taumaturgo. Basilio ricevette la sua prima educazione sotto la supervisione del padre, poi studiò sotto i migliori maestri a Cesarea di Cappadocia, e fu qui che conobbe san Gregorio il Teologo. Successivamente Basilio si trasferì in una scuola a Costantinopoli, dove ascoltò eminenti oratori e filosofi. Per completare la sua educazione San Basilio si recò ad Atene, il centro dell’istruzione classica.

Dopo un soggiorno di quattro o cinque anni ad Atene, Basilio padroneggiava ormai tutte le discipline disponibili. Studiava tutto a fondo, ogni scienza nella sua totalità, “come se non dovesse studiare nient’altro”. Filosofo, filologo, oratore, giurista, naturalista, dotato di profonde conoscenze in astronomia, matematica e medicina, “era una nave completamente carica di cultura, nella misura consentita dalla natura umana”.

Ad Atene si sviluppò una stretta amicizia tra Basilio Magno e Gregorio il Teologo (di Nazianzo), che durò per tutta la loro vita. In effetti, si consideravano un’anima in due corpi. Più tardi, nell’elogio funebre di Basilio Magno, san Gregorio parlerà di questo come un periodo gioioso, pieno di speranze.

Intorno all’anno 357 San Basilio ritornò a Cesarea, dove per qualche tempo si dedicò alla retorica. Ma presto, rifiutando le offerte dei cittadini di Cesarea che volevano affidargli l’educazione della propria prole, San Basilio intraprese la via della vita ascetica.

Dopo la morte del marito, la madre di Basilio, la figlia maggiore Macrina e diverse domestiche si ritirarono nella tenuta di famiglia a Iris e lì iniziarono a condurre una vita ascetica. Basilio fu battezzato da Dianios, vescovo di Cesarea, e fu tonsurato lettore (Sullo Spirito Santo, 29). Prima leggeva al popolo le Sacre Scritture, poi le spiegava.

In seguito, volendo acquisire una guida alla conoscenza della verità, il santo intraprese un viaggio in Egitto, Siria e Palestina, per incontrare i grandi asceti cristiani ivi dimoranti. Tornato in Cappadocia, decise di fare come loro. Distribuì le sue ricchezze ai bisognosi, poi si stabilì sulla sponda opposta del fiume non lontano dalla madre Emmelia e dalla sorella Macrina, raccogliendo attorno a sé monaci secondo uno stile di vita cenobitica.

Con le sue lettere Basilio attirò al monastero il suo buon amico Gregorio il Teologo. I santi Basilio e Gregorio vivevano in stretta astinenza nella loro cella, che non aveva tetto né stufa, e il cibo era molto povero. Essi stessi rimossero le pietre, piantarono e annaffiarono gli alberi e trasportarono carichi pesanti. Le loro mani erano costantemente callose a causa del duro lavoro. Per l’abbigliamento Basilio aveva solo una tunica e un mantello monastico. Portava un cilicio, ma solo di notte, perché non si vedesse.

Nella loro solitudine, i santi Basilio e Gregorio si dedicavano ad un intenso studio della Sacra Scrittura. Si lasciavano guidare dagli scritti dei Padri e dai commentatori del passato, soprattutto dai buoni scritti di Origene. Da tutte queste opere compilarono un’antologia chiamata Philokalia. Sempre in questo periodo, su richiesta dei monaci, San Basilio scrisse una raccolta di regole per una vita virtuosa. Con la sua predicazione e con il suo esempio San Basilio aiutò il perfezionamento spirituale dei cristiani della Cappadocia e del Ponto; e molti infatti si rivolsero a lui. Furono organizzati monasteri maschili e femminili, nei quali Basilio cercò di coniugare lo stile di vita cenobitico con quello eremitico.

Durante il regno di Costanzo (337-361) si andavano diffondendo gli insegnamenti eretici di Ario e la Chiesa chiamò al servizio entrambi i suoi santi. San Basilio ritornò a Cesarea. Nell’anno 362 fu ordinato diacono dal vescovo Melezio di Antiochia. Nel 364 fu ordinato al santo sacerdozio dal vescovo Eusebio di Cesarea. “Ma visto che, come riferisce Gregorio il Teologo, tutti lodavano e onoravano straordinariamente Basilio per la sua saggezza e riverenza, Eusebio, a causa della debolezza umana, cedette alla gelosia nei suoi confronti e cominciò a mostrare antipatia per lui”. I monaci insorsero in difesa di San Basilio. Per evitare discordie nella Chiesa, Basilio si ritirò nel proprio monastero e si occupò dell’organizzazione dei monasteri.

Con l’avvento al potere dell’imperatore Valente (364-378), che era un deciso sostenitore dell’arianesimo, iniziò per l’Ortodossia un periodo di difficoltà, l’inizio di una grande lotta. San Basilio tornò frettolosamente a Cesarea su richiesta del vescovo Eusebio. Secondo le parole di Gregorio il Teologo, egli fu per il vescovo Eusebio «un buon consigliere, un giusto rappresentante, un interprete della Parola di Dio, un aiuto per gli anziani, un fedele sostegno nelle questioni interne e un attivista in quelle esterne.”

Da questo momento il governo della chiesa passò a Basilio, sebbene fosse subordinato al vescovo. Predicava ogni giorno, e spesso due volte, al mattino e alla sera. Durante questo periodo San Basilio compose la sua Liturgia. Scrisse un’opera “Sui sei giorni della creazione” (Hexaemeron) e un’altra sul profeta Isaia in sedici capitoli, un’altra ancora sui Salmi, e anche una seconda raccolta di regole monastiche. San Basilio scrisse anche tre libri “Contro Eunomio”, un insegnante ariano che, con l’aiuto di concetti aristotelici, aveva presentato il dogma ariano in forma filosofica, trasformando l’insegnamento cristiano in uno schema logico di concetti razionali.

San Gregorio il Teologo, parlando dell’attività di Basilio il Grande in questo periodo, ricorda «la cura dei poveri e l’accoglienza degli stranieri, la vigilanza delle vergini, le regole monastiche scritte e non scritte per i monaci, la disposizione delle preghiere [Liturgia], la giusta cura degli altari e altre cose.” Alla morte di Eusebio, vescovo di Cesarea, san Basilio fu scelto per succedergli nell’anno 370. Come vescovo di Cesarea, san Basilio era il più giovane di cinquanta vescovi in ​​undici province. Sant’Atanasio il Grande con gioia e rendimento di grazie a Dio, accolse la notizia della nomina per la Cappadocia di un vescovo come Basilio, famoso per la sua riverenza, la profonda conoscenza della Sacra Scrittura, la grande erudizione e il suo impegno per l’incremento della pace e dell’unità della Chiesa.

Sotto Valente il governo esterno apparteneva agli Ariani, che avevano opinioni diverse riguardo alla divinità del Figlio di Dio, ed erano divisi in diverse fazioni. Queste controversie dogmatiche riguardavano questioni sullo Spirito Santo. Nei suoi libri ‘Contro Eunomio’, San Basilio insegnò la divinità dello Spirito Santo e la Sua uguaglianza con il Padre e il Figlio. Successivamente, al fine di fornire una spiegazione completa dell’insegnamento ortodosso su questa questione, san Basilio scrisse la sua opera ‘Sullo Spirito Santo’ su richiesta di sant’Anfilochio, vescovo di Iconio.

Le difficoltà di San Basilio furono aggravate da varie circostanze: la Cappadocia fu divisa in due a seguito della riorganizzazione dei distretti provinciali. Poi ad Antiochia avvenne uno scisma, provocato dalla consacrazione di un secondo vescovo. C’era l’atteggiamento negativo e altezzoso dei vescovi occidentali nei confronti dei tentativi di coinvolgerli nella lotta contro gli ariani. E ci fu anche lo schierarsi di Eustazio di Sebaste dalla parte ariana. Basilio era legato a lui da vincoli di stretta amicizia. In mezzo ai continui pericoli San Basilio incoraggiò gli ortodossi, li confermò nella fede, esortandoli al coraggio e alla perseveranza. Il santo vescovo scrisse numerose lettere alle chiese, ai vescovi, al clero e ai privati. Vincendo gli eretici “con l’arma della sua bocca e con le frecce delle sue lettere”, come instancabile difensore dell’Ortodossia, San Basilio sfidò per tutta la vita l’ostilità e gli intrighi degli eretici ariani. È stato paragonato a un’ape, che punge i nemici della Chiesa, mentre nutre il suo gregge con il dolce miele del suo insegnamento.

L’imperatore Valente, mandando in esilio senza pietà ogni vescovo che non gli piaceva, e avendo introdotto l’arianesimo in altre province dell’Asia Minore, apparve improvvisamente in Cappadocia per lo stesso scopo. Mandò il prefetto Modesto da San Basilio, il quale cominciò a minacciare il santo con la confisca dei suoi beni, l’esilio, le percosse e perfino la morte.

San Basilio disse: “Se mi togli i miei beni, non ti arricchirai, né mi renderai povero. Non hai bisogno dei miei vecchi vestiti logori, né dei miei pochi libri, che sono la totalità della mia ricchezza. L’esilio non significa nulla per me, poiché non sono legato a nessun luogo in particolare. Questo luogo in cui ora abito non è mio, e qualunque luogo tu mi manderai sarà mio. Meglio dire: ogni luogo è di Dio. Dove non sarei estraneo o transitorio? Chi può torturarmi? Sono così debole che il primo colpo mi renderebbe insensibile. Togliermi la vita sarebbe un atto di gentilezza verso di me, perché mi porterà prima a Dio, per il quale vivo e mi impegno, e verso il quale mi affretto.”

Il funzionario rimase sbalordito dalla sua risposta. “Nessuno mi ha mai parlato così audacemente”, c

“Forse”, osservò il santo, “è perché non hai mai parlato con un Vescovo. In tutto il resto siamo miti, i più umili di tutti. Ma quando si tratta di Dio, e gli uomini si ribellano contro di Lui, allora noi, reputando nulla il resto, teniamo lo sguardo fisso solo verso di Lui. Allora il fuoco, la spada, le belve e le verghe di ferro che straziano il corpo servono a riempirci di gioia, piuttosto che di paura.”

Riferendo a Valente che San Basilio non si lasciava intimidire, Modesto disse: “Imperatore, siamo stati sconfitti da un capo della Chiesa”. Basilio il Grande mostrò di nuovo fermezza davanti all’imperatore e al suo seguito e fece un’impressione così forte su Valente che l’imperatore non osò cedere agli ariani che chiedevano l’esilio di Basilio. “Nel giorno della Teofania, in mezzo a una moltitudine innumerevole di popolo, Valente entrò in chiesa e si mescolò alla folla, per dare l’impressione di essere in unità con la Chiesa. Quando nella chiesa cominciò il canto dei Salmi, fu come un tuono per le sue orecchie. L’imperatore vide un mare di popolo, e sull’altare e tutt’intorno era splendore; davanti a tutti c’era Basilio, il quale né con un gesto né con uno sguardo si accorse che stava succedendo qualcos’altro in chiesa.” Tutto era incentrato solo su Dio, sulla mensa dell’altare e sul clero che serviva lì con timore reverenziale.

San Basilio celebrava le funzioni religiose quasi ogni giorno. Si preoccupava particolarmente del rigoroso adempimento dei Canoni della Chiesa, e che solo le persone degne entrassero nel clero. Faceva incessantemente il giro della sua chiesa, per timore che in qualche luogo si verificasse un’infrazione alla disciplina ecclesiastica. A Cesarea san Basilio costruì due monasteri, uno maschile e uno femminile, con una chiesa in onore dei Quaranta Martiri, le cui reliquie vi furono sepolte. Seguendo l’esempio dei monaci, il clero del santo, compresi i diaconi e i sacerdoti, viveva in povertà, faticando e conducendo una vita casta e virtuosa. Per il suo clero San Basilio ottenne l’esenzione dalle tasse. Usò tutta la sua ricchezza personale e le entrate della sua chiesa a beneficio degli indigenti; in ogni centro della sua diocesi costruì centro di accoglienza per i poveri, e a Cesarea una casa per vagabondi e senzatetto.

Malato fin dalla giovinezza, la fatica dell’insegnamento, la vita di astinenza, le preoccupazioni e le sofferenze del servizio pastorale lo misero a dura prova. San Basilio morì l’1 gennaio 379 all’età di 49 anni. Poco prima della sua morte, il santo benedisse San Gregorio il Teologo affinché accettasse di presiedere la sede arcivescovile di Costantinopoli.

Subito dopo la morte di San Basilio, la Chiesa cominciò subito a celebrarne la memoria. Sant’Anfilochio, vescovo di Iconio, nel suo elogio a san Basilio Magno, disse: “Non è senza motivo né per caso che il santo Basilio si è congedato dal corpo e dal mondo volgendosi a Dio nel giorno della Circoncisione di Gesù, celebrato tra il giorno della Natività e il giorno del suo Battesimo. Perciò questo beato, predicando e lodando la Natività e il Battesimo di Cristo, esaltando la circoncisione spirituale, abbandonando egli stesso la carne, ora ascende a Cristo nel sacro giorno del ricordo della sua Circoncisione. Si stabilisca pertanto anche in questo giorno ogni anno di onorare festosamente e solennemente la memoria di Basilio Magno.

San Basilio è anche chiamato “il rivelatore dei misteri celesti” (Ouranofantor), una “stella rinomata e luminosa” e “la gloria e la bellezza della Chiesa”. Il suo prezioso capo è conservato nella Grande Lavra del Monte Athos.

In alcuni paesi è consuetudine cantare oggi canti speciali in onore di San Basilio. Si crede che visiti le case dei fedeli e per lui viene apparecchiato un posto a tavola. La gente visita le case di amici e parenti e la padrona di casa fa un piccolo regalo ai bambini. Dopo la Liturgia viene benedetto e distribuito un pane speciale (Vasilopita). Nel pane viene messa una moneta d’argento e si dice che chiunque riceva la fetta con la moneta riceva la benedizione di San Basilio per il prossimo anno.

Da  www.Johnsanidopoulos.com:

  • Memoria del nostro padre tra i santi Fulgenzio e dei Santi Martiri Siciliani a Siracusa durante la persecuzione neroniana (dal 64 al 68)

Claudio Gordiano Fulgenzio, figlio spirituale di sant’Eulalio, vescovo di Siracusa, fu vescovo di Ruspe in Africa. Al tempo di Trasamundo, re dei Vandali, fu espulso e si rifugiò a Cagliari, dove visse accanto al tempio del santo martire Saturnino. Si addormentò in pace nell’anno 532.
(Archimandrita Antonio Scordino)

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