- Memoria dei santi 20mila martiri di Nicomedia
Nel mese di marzo del 303, al tempo dell’impero di Diocleziano, vennero pubblicati degli editti imperiali, validi per tutto il territorio, che davano ordine di distruggere le chiese, bruciare le Scritture e sollevare dalle cariche pubbliche coloro che avessero continuato a professare il cristianesimo. In seguito, sotto l’istigazione di Galerio e di Massimiano, furono promulgati nuovi decreti, ordinando che in ogni paese i capi della Chiesa fossero imprigionati e che questi fossero costretti, con ogni mezzo, al sacrificio.
In Nicomedia, l’attuale Izmit, in Turchia, in seguito allo scoppio di un incendio nel palazzo reale, di cui, per ordine di Massimiano, vennero accusati i cristiani, venne emesso un ordine imperiale che, senza distinzione, mise a morte tutti i cristiani: alcuni perirono di spada, altri furono gettati in fondo al mare, altri ancora furono messi al rogo e, si narra, che incitati da zelo divino alcuni uomini e donne si gettarono volontariamente sulle pire funerarie.
- Memoria di San Simone il mirovlita, fondatore del monastero di Simonopetra
Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli
San Simone il Mirovlita fu il fondatore del monastero del Monte Athos più ardito dal punto di vista architettonico, Simonopetra. Fu un meraviglioso asceta, taumaturgo e mirovlita.
Si sottomise alla severa guida di un anziano e lo amò così tanto che mentre dormiva gli baciava i piedi e, in sua assenza, il suo giaciglio. Credeva che senza di lui non avrebbe potuto guadagnare il Regno dei cieli. La sua sottomissione e la sua grande umiltà gli fecero fare grandi progressi. Con la benedizione dell’Anziano, si spostò in una grotta, esistente ancora oggi vicino al suo monastero, in modo che potesse dedicarsi completamente alla preghiera, senza timore dei frequenti attacchi dei demoni. Le visite degli uomini lo turbavano ed era pronto per rifugiarsi in un luogo ancora più ritirato, quando udì nella preghiera una voce celeste: “Simone, amico fedele e amante di mio Figlio. Non allontanarti da questo posto, perché ti porrò in grande luce e glorificherò questo luogo con il tuo nome”. Ritenendosi indegno, egli considerò la voce un inganno del maligno. La notte di Natale, mentre pregava, vide una stella scendere dal cielo e posarsi su una roccia, dove oggi si trova il monastero, e la voce della Madre di Dio che gli diceva: “Qui devi stabilire, o Simone, il tuo cenobio, e salvare le anime; fai molta attenzione: non essere incredulo, come in precedenza, del fatto che io voglia essere tuo aiuto “.
Il santo procedette miracolosamente alla costruzione del monastero. Dedicò la chiesa al suo interno alla Natività del Signore e chiamò il monastero Nuova Betlemme. Amato e venerato, concluse la sua vita in età avanzata, il 28 dicembre 1257. Tra le ultime parole che disse ai suoi monaci, poco prima della sua fine, disse anche: “Voglio venire a visitarvi sempre, e voglio proteggervi da ogni tentazione visibile e invisibile … siate pacifici e ospitali; celebrate in modo spirituale le feste … venerate l’igumeno con tutte le tue forze. Se queste cose le conserverete anche dopo la mia morte, così come le rispettate oggi che sono ancora in vita, starò sempre spiritualmente con voi… “. Fu chiamato mirovlita, perché a tutti apparve mirra che sgorgava dalla sua tomba. Sfortunatamente, sia le sue reliquie che la sua tomba rimangono fin ad oggi nascoste e sconosciute. Il signore serbo della Macedonia Giovanni Ugles (+1371), dopo un miracoloso intervento del santo nella cura del figlio, ingrandì il piccolo monastero e lo arricchì con molte donazioni.
Il beato Isaia ha composto la sua vita, trascritta da San Niceforo di Chios. I monaci Teofilo e Raffaele composero i Canoni, San Nicodemo del Monte Athos i Cheretismì e gli Inni, il beato Archimandrita Girolamo di Simonopetras un Canone secondo gli otto toni e pubblicò il suo ufficio nel 1924.