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Sinassario | 19 settembre 2024

Set 18, 2024 | Sinassario

  • Memoria dei Santi Martiri Trofimo di Sinnada, Sabazio e Dorimedonte

a cura di Joseph Giovanni Fumusa

I Santi Martiri Trofimo, Sabazio e Dorimedonte patirono il martirio per Cristo sotto il regno dell’Imperatore Aurelio Probo (276-282). I cristiani Trofimo e Sabazio giunsero nella città di Antiochia durante una festività in onore delle divinità pagane, durante la quale si offrivano sacrifici e venivano compiute varie nefandezze. Alla vista di ciò, i due pregarono il Signore di indicare loro la via della salvezza; così facendo, tuttavia, furono notati dagli idolatri, i quali li invitarono ad adorare gli idoli. Visto il rifiuto da parte dei due stranieri, gli abitanti di Antiochia li condussero presso il governatore.

Davanti a quest’ultimo, sottoposti ad interrogatorio, i santi professarono la propria fede e rifiutarono di rinnegare Cristo e per questo furono sottoposti a terribili torture. Fu proprio sotto tortura che morì San Sabazio; San Trofimo, invece, sopravvisse le torture e fu inviato a Sinnada, in Frigia, affinché venisse torturato ulteriormente. San Trofimo fu costretto a camminare indossando dei sandali di ferro muniti di chiodi, trainato da una guardia a cavallo. Dopo di ciò, fu sottoposto a ogni sorta di tortura per ordine del governatore frigio. Il Santo resisteva alle torture ripetendo: “Molte sono le sventure del giusto, ma da tutte lo libera il Signore” (Sal. 33/34:20).

In carcere, San Trofimo fu visitato da Dorimedonte, un senatore segretamente cristiano che si occupò di pulire e fasciare le ferite di San Trofimo. Dorimedonte si rifiutò di partecipare ai festeggiamenti in onore dei Dioscuri e, quando gli fu chiesto il motivo, rispose di essere cristiano e che non avrebbe partecipato a dei festeggiamenti in onore di demoni. Per queste sue parole, fu gettato assieme a San Trofimo in pasto alle fiere, ma i martiri rimasero illesi; furono infine decapitati.

  • Memoria del nostro santo padre Ciriaco di Buonvicino di Calabria

San Ciriaco Abate è nato nella seconda metà del secolo X, a Tripidone, casale di origine greca che assieme ai casali di Salvato e di Trigiano, nella seconda metà del 1300, diedero origine all’attuale Buonvicino. Visse da anacoreta nelle grotte della “Laura” prima e poi da cenobita nel monastero greco di Santa Maria dei Padri, nel Mercurito, che governò a lungo da abate. La fama della rettitudine di vita e delle virtù taumaturgiche presto valicò i confini locali. Infatti fu chiamato a Costantinopoli dall’Imperatore Michele VI, detto il Paflagonio, perché gli guarìsse la figlia Marina, invasa dagli spiriti. A guarigione avvenuta,l’Abate Ciriaco, ebbe, col famoso “Privilegio” a favore del monastero tutto il territorio che corrispondeva all’attuale Buonvicino. Oltre a chiese e terre in Malvito. San Ciriaco morì il 19 Settembre di un anno non precisato e comunque dopo il 1042 perché Michele IV fu Imperatore di Costantinopoli dal 1031 al 1042 e anche perché nel 1042 partecipò ad una sentenza in un monastero basiliano presso il Mercure-Lao. Fu sepolto nella chiesetta abbaziale, ove rimase ignorato e dimenticato per circa 600 anni. Dopo la sua morte l’opera benefica dei Basiliani si manifestò in ogni campo per cui nella II metà del 1300 gli abitanti di Tripidone e Salvato di origine greca e di Trigiano di origine romana, decisero di unirsi e di trasferirsi nei pressi del monastero dando origine all’attuale Buonvicino La testimonianza storica della statua di San Ciriaco è documentata nella relazione del 23 Dicembre 1575 di P.D. Marco Mazziotta priore nel Monastero di Sant’Adriano, Visitatore Apostolico inviato dal Papa per verificare lo stato del monastero di Buonvicino. Al punto 6 così scrive: “vi è una cappella inclusa con le predette sei, di Santo Ciriaco, che serve per sacrestia, ove sta il suo santo corpo fabbricato dentro il muro, e vi si faccino miracoli per esperienza degli spiritati, et altri infermi sanati. Innanzi detta sacristia vi è una imagine lignea grande di Santo Ciriaco”. Al tempo del Vescovo di San Marco Argentano (1633 – 1647) venne a predicare la quaresima a Buonvicino il padre Daniele da Cosenza e dal pulpito avvertì i fedeli che nella Chiesa del Monastero del Mercurito, che cominciava ad andare in rovina, giaceva il corpo di San Ciriaco, completamente immerso nell’acqua e rischiava il totale disfacimento. Di fronte all’incredulo assenteismo del popolo, il predicatore, con l’ausilio di volontari, aprì nottetempo la tomba trovandola invasa d’acqua, mentre il corpo, ancora intatto, emanava un “soave odore”. Il Vescovo, prontamente informato, inviò sul posto suo fratello Giacinto, domenicano, e il suo vicario generale, Mons. Annibale Sillano, i quali ordinarono una pubblica esumazione: affiorarono tre casse che contenevano il corpo di San Ciriaco e i resti dei monaci Cipriano e Basilio, presunti fondatori del monastero. Dal corpo del santo ne tolsero un pezzo che fu appeso, per reliquia, alla sua statua fatta realizzare in legno dai monaci verso il 1400, corpo che poi fu sistemato nella stessa chiesetta, in un luogo migliore con la scritta in latino: – Cyriacus Sanctus  – sapiens insignus et abbas hie iacet – In occasione di questa prodigiosa scoperta furono guariti molti infermi e compiuti numerosi altri miracoli come fu specificato nella relazione inviata al vescovo ma che andò perduta quando l’Episcopio fu messo a soqquadro durante i tumulti del 1647. La relazione dell’esumazione fu riscritta da Mons. Martire in base alle deposizioni dei testimoni oculari. Nel 1686 il corpo del Santo giaceva ancora nella chiesa dell’Abbazia. Ciò fu constatato personalmente dal Martire che in quell’anno venne a Buonvicino, ospite del barone Cavalcanti. Solo nella metà del 1700, si pensò di trasferire la statua e le poche Sacre Reliquie, dalla chiesetta del monastero andata in totale rovina, nella nuova Chiesa Abbadiale che intanto era sorta nel centro abitato. Il culto del Santo, “Cittadino e Protettore di Buonvicino” è tutt’ora vivo non solo a Buonvicino e nei dintorni, ma in tutta la Calabria e “i figli di Buonvicino emigrati” lo hanno portato non solo in tutta Europa, ma anche fuori dal vecchio continente. Fu San Ciriaco che, con la donazione di Michele IV, determinò l’attuale configurazione territoriale. Fu la costante opera benefica dei Basiliani che attrasse intorno al monastero gli abitanti dei tre villaggi che sin dal primo arrivo chiamarono semplicemente “buoni-vicini” da cui Buonvicino. Senza di Lui dubbia sarebbe stata la genesi di questo paese o, comunque con una storia diversa.        

  • Memoria di San Teodoro di nazionalità greca, Arcivescovo di Canterbury (nel 690)

Tratto da: https://it.wikipedia.org/wiki/Teodoro_di_Canterbury

La vita di Teodoro può essere divisa in due parti: la prima, quella antecedente il suo arrivo in Inghilterra come arcivescovo di Canterbury e la seconda, quella relativa al suo episcopato. Fino a poco tempo fa gli studi su Teodoro sono stati focalizzati solo sul secondo periodo, dato che questo è descritto nella Storia ecclesiastica dell’Inghilterra ed anche nella Vita Sancti Wilfrithi di Stefano di Ripon, mentre nessuna fonte diretta parla delle attività precedenti di Teodoro. Michael Lapidge e Bernard Bischoff hanno ricostruito la prima parte della sua vita basandosi su studi effettuati sui libri scritti dalla sua Scuola di Canterbury.

Teodoro nacque a Tarso in Cilicia, una diocesi di lingua greca dell’Impero bizantino.

Nella sua infanzia sperimentò le devastanti guerre fra l’Impero dei Sassanidi e quello bizantino, che determinarono la conquista di Antiochia, Damasco e Gerusalemme da parte dei primi, nel biennio 613-614. Tarso fu catturata dalle forze persiane quando egli doveva avere 11 o 12 anni. Ci sono prove che Teodoro conosceva la cultura persiana.[2] È molto probabile che egli abbia studiato ad Antiochia, sede storica di una scuola di esegesi della quale egli fu un proponente.[3] Teodoro aveva anche familiarità con la cultura, la lingua e la letteratura siriana e deve essere stato ad Edessa.[4] Sebbene fosse possibile per un greco vivere con le leggi persiane, le conquiste da parte degli arabi, compresa quella di Tarso, avvenuta nel 637, certamente condusse Teodoro via dalla sua città natale. Se non ne era fuggito prima, a quell’epoca egli doveva avere 35 anni di età.[5] In seguito egli studiò nella capitale bizantina di Costantinopoli, avendo come oggetto di studio, fra gli altri, astronomia, astrologia, medicina, diritto romano, retorica e filosofia greche.[6]

In qualche momento prima del 660 Teodoro venne in occidente, a Roma, ove visse presso una comunità di monaci orientali, probabilmente presso il monastero di Santa Anastasia.[7] Egli quindi, oltre alla sua profonda conoscenza della cultura greca, divenne esperto anche in letteratura Latina, sia sacra che profana.[8] Il Sinodo di Whitby (664) confermò la decisione della Chiesa Anglo-Sassone di seguire Roma e nel 667, allorché Teodoro aveva 66 anni, la sede vescovile di Canterbury divenne vacante, ma il vescovo designato Wighard, morì improvvisamente. Wighard era stato inviato a Roma da papa Vitaliano da Ecgberht, re del Kent, e da Oswiu, re di Northumbria, per essere consacrato arcivescovo. A causa del suo decesso, fu scelto Teodoro, dietro raccomandazione di Adriano (successivamente abate di San Pietro in Canterbury). Teodoro fu consacrato vescovo in Roma il 26 marzo 668, e partì per l’Inghilterra ove giunse con Adriano il 27 maggio 669.

Teodoro condusse un’indagine sulla Chiesa inglese, insediò numerosi vescovi nella sedi che erano ancora vacanti da tempo,[9] e convocò il Sinodo di Hertford per realizzare riforme riguardo alla data di celebrazione della Pasqua, l’autorità dei vescovi, i monaci itineranti, la regolarità di convocazione dei successivi sinodi, il matrimonio con il divieto di consanguineità ed altri temi.[10] Egli propose anche la suddivisione delle grandi diocesi di Northumbria in diocesi meno estese, una politica che lo portò in conflitto con il vescovo Wilfrido, che lui stesso aveva insediato nella diocesi di York. Teodoro depose ed espulse Wilfrido nel 678, scomponendone poi la diocesi. Il suo conflitto con Wilfrid non fu composto fino al 686–687.

Nel 679 Aelfwine, fratello del re Ecgfrith di Northumbria, rimase ucciso nella battaglia contro i Merciani. L’intervento di Teodoro scongiurò l’escalation della guerra, conducendo alla pace i due regni, con il re Æthelred di Mercia che pagò un guidrigildo di compensazione per la morte di Aelfwine.[11

Teodoro ed Adriano istituirono una scuola a Cantebury che determinò una specie di “età d’oro” del sistema educativo anglo-sassone.

Essi attrassero un gran numero di studenti nelle cui menti versavano l’acqua della conoscenza completa giorno per giorno. Oltre ad insegnare loro le sacre scritture, essi li istruivano nella poesia, nell’astronomia e nel calcolo del calendario della Chiesa… Non vi furono mai tempi così felici da quando gl’inglesi si sistemarono in Britannia. .[12]

Teodoro insegnò anche musica sacra,[13] introdusse numerosi testi, la conoscenza dei santi orientali e potrebbe essere stato anche colui che introdusse le Litanie dei Santi, una grande innovazione liturgica, in Occidente.[14] Parte del suo pensiero è riscontrabile nei Biblical Commentaries, note compilate dagli studenti della Scuola di Canterbury.[15]

Di enorme interesse è il testo, recentemente attribuitogli, denominato Laterculus Malalianus.[16] Trascurato per tanti anni, esso fu riscoperto negli anni novanta e si è mostrato ricco di elementi che riflettono la formazione trans-Mediterranea di Teodoro.[17]

Molti allievi della Scuola di Cantebury divennero abati benedettini nel sud dell’Inghilterra, diffondendo la fama di Teodoro.

Teodoro convocò altri sinodi, nel settembre del 680 ad Hatfield, che confermò l’ortodossia inglese nella controversia monotelita,[18] e verso il 684 at Twyford, presso Alnwick, in Northumbria. Infine, un penitenziale composto sotto la sua direzione è ancora utilizzato.

Teodoro morì alla veneranda età di 88 anni, avendo retto l’arcidiocesi per ventidue anni e fu sepolto nella chiesa di San Pietro a Canterbury.

 

Teodoro è ricordato come santo il 19 settembre dalla Chiesa anglicana, dalla Chiesa episcopale degli Stati Uniti d’America e dalla Chiesa ortodossa. Anche la Chiesa cattolica lo ricorda nel medesimo giorno nel suo Martirologio Romano. Canterbury lo festeggia anche il 26 marzo giorno della sua consacrazione.[1

Note

  1. ^ a b Farmer Oxford Dictionary of Saints pp. 496-497
  2. ^ Lapidge, The Career of Archbishop Theodore in Archbishop Theodore, pp. 8–9
  3. ^ Lapidge, “Career of Theodore” p. 4
  4. ^ Lapidge, Career of Theodore pp. 7–8
  5. ^ Lapidge, Career of Theodore p. 10
  6. ^ Lapidge, Career of Theodore pp. 17-18
  7. ^ Lapidge, Career of Theodore pp. 21–22
  8. ^ Veverabile Beda, Historia ecclesiastica 4.1
  9. ^ Venerabile Beda, Historia ecclesiastica IV.2 — insediamenti: Bisi a vescovo dell’East Anglia, Putta a vescovo di Rochester, Hlothhere a vescovo del Wessex e Ceadda dopo la consacrazione a vescovo della Mercia.
  10. ^ Canoni di Hertford, preservati in: Venerabile Beda, Historia ecclesiastica IV.5
  11. ^ Venerabile Beda, Historia ecclesiastica, libro IV, cap. 21.
  12. ^ Venerabile Beda, Historia ecclesiastica IV.2, trans. D. H. Farmer
  13. ^ Venerabile Beda Historia ecclesiastica, IV.2.
  14. ^ Bischoff & Lapidge, Biblical Commentaries p. 172
  15. ^ B. Bischoff & M. Lapidge, Biblical Commentaries
  16. ^ J. Stevenson, The Laterculus Malalianus and the School of Archbishop Theodore
  17. ^ J. Siemens, “The Restoration of Humankind in the Laterculus Malalianus, 14”, in The Heythrop Journal
  18. ^ Jeremy Collier, An Ecclesiastical History of Great Britain vol. I 1840:250.
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