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Sinassario | 18 luglio 2024

Lug 18, 2024 | Sinassario

18.07: Memoria dei Santi Paolo, Valentina e Tea, martiri

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

I santi Paolo, Valentina e Tea nacquero in Egitto, fratelli fra loro e figli di genitori cristiani. Subirono il martirio a Diocesarea, dove furono arrestati dal governatore Firmiliano e invitati a rinnegare Cristo. Ma essi confessarono con forza la loro fede e dichiararono di essere pronti per la prigione, per la tortura e perfino per la morte.

Valentine e Tea, giovani donne nel fiore degli anni, morirono dopo essere state gettate nel fuoco. In precedenza, tuttavia, i carnefici avevano squarciato le loro carni con strumenti di ferro.

Paolo, indirizzate alcune parole alla folla sulla salvezza attraverso Gesù Cristo e l’amore, subì anch’egli il martirio, per decapitazione.

  • 18.07: Memoria di San Giacinto di Amastris, martire

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

San Giacinto era figlio di genitori devoti, Teoclito e Teonilla. Proveniva dalla città di Amasra in Paflagonia, che in quegli anni aveva come vescovo Eraclide. Giacinto, ancora piccolo, mostrava la pietà di un grande uomo spirituale. All’età di tre anni, con l’invocazione del nome di Cristo, resuscitò un bambino morto. Così crebbero con l’età fisica e spirituale anche le virtù, compiendo molti altri miracoli. Un giorno, vide i pagani inginocchiarsi davanti ad un albero da frutto, ed egli, animato da sacra indignazione, andò a reciderlo. Allora fu arrestato e condotto dal governatore Castrinzio, che lo trattò senza pietà, facendogli strappare i denti. Poi fu trascinato fuori dalla città legato con delle corde, e venne colpito ripetutamente con canne appuntite. Poi fu gettato in prigione, dove consegnò a Dio la sua anima santa.

 

 

  • 18.07: Memoria di SAN GIOVANNI IX IEROMNEMONE, PATRIARCA DI COSTANTINOPOLI (+1134)

testo inglese tradotto da Joseph Giovanni Fumusa

Tratto da: https://www.johnsanidopoulos.com/2016/07/saint-john-ix-hieromnemon-patriarch-of.html

Giovanni IX Agapeto o Ieromnemone fu Patriarca Ecumenico di Costantinopoli tra il 1111 ed il 1134. Il primo soprannome di Giovanni, Agapeto, viene tradotto come “amato”, mentre il secondo è dovuto al fatto che, prima della sua elezione al trono patriarcale, coprisse il ruolo di ieromnemone nel Patriarcato. Era nipote di un prominente Metropolita di Calcedonia.

Giovanni fu un ecclesiastico del ramo accademico e filosofico della gerarchia della Chiesa, e scalò i ranghi del clero patriarcale. Cercò di invertire la tendenza secolarizzante del clero, vietando loro di fungere da difensori nei tribunali civili. Un accademico a vita, tentò di recuperare la grande, ma sparpagliata collezione di libri nella capitale, poiché non vi era una biblioteca centrale. Rese una pratica quella acquisire le collezioni di libri degli uomini potenti deceduti e farli ricopiare dal personale del Patriarcato. I suoi provvedimenti ampliarono grandemente la gamma di titoli conservati nella Grande Chiesa.

Riguardo alle questioni religiose, spinse per la tendenza di rendere il clero patriarcale, piuttosto che la comunità monastica, la voce autorevole dell’Ortodossia. Convocò anche un concilio a Costantinopoli nel 1117 in cui si condannò come nestoriana la dottrina di Eustrazio di Nicea nonostante la difesa offerta dal Patriarca. Durante il suo patriarcato, l’Imperatore Alessio I Comneno tentò di mediare lo scisma tra la Chiesa Ortodossa e quella Papale, ma fallì quando Papa Pasquale II, alla fine del 1112, domandò che il Patriarca di Costantinopoli riconoscesse il primato del Papa su “tutte le chiese di Dio ovunque nel mondo”. Questa era una cosa impossibile da fare per il Patriarca, se non trovandosi contro il clero secolare, il mondo monastico e i laici. Gli si attribuiscono delle omelie riguardanti ogni domenica dell’anno ecclesiastico.

 

  • 18.07: Memoria di San Pambone, asceta

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Il Santo Pambone, contemporaneo di Santa Melania e Sant’Isidoro, si stagliò come decoro degli asceti dei monti di Nitria. Pambone fu grande in tutte le sue cose: in pietà, parola, silenzio, consiglio, grazia, rigore, esperienza, conoscenza, saggezza, semplicità e in qualunque altro campo. Allevò discepoli meravigliosi, come il vescovo Dioscoro, Ammone e Giovanni, nipote di Draconzio. Fu sempre sobrio e laborioso; era sano e non si ammalò mai nella sua vita. La sua morte non fu solo tranquilla e indolore, ma anche gradita al Padre celeste. Fu seppellito dai suoi figli spirituali, che lodavano Dio che li aveva ritenuti degni di essere istruiti da un tale grande asceta.

 

  • 18.07: Memoria di Sant’ Emiliano di Durostorum, martire

Vicariato Arcivescovile della Campania- Chiesa dei SS. Pietro e Paolo – Napoli

Sant’Emiliano nacque a Durostorum (sulla riva destra del Danubio, vicino all’attuale città di Silistra in Bulgaria) al tempo dell’imperatore Giuliano l’apostata. Era servo di un pagano crudele e fanatico (altre fonti dicono che era il figlio di un ufficiale locale di nome Sabbaziano); costui, venuto a sapere della fede di Emiliano in Cristo, si adirò così tanto che, dopo averlo ingiuriato con le parole più volgari, lo fece frustare senza pietà. Inoltre, gli spiegò che, se avesse perseverato nella sua fede, gli sarebbero accadute cose molto peggiori. Ma le punizioni e le minacce, invece di piegare la mente di Emiliano, infiammarono ancor di più la sua fede in Cristo. Il giorno successivo si recò in un tempio pagano e con un martello spaccò tutte le statue che si trovavano in quel luogo. I sacerdoti pagani, infuriati, lo fecero arrestare perché fosse processato.

Quando il padrone di Emiliano ne fu informato, corse immediatamente da lui e, dopo avere ancora ingiuriato Emiliano per le sue azioni, gli ordinò di rinnegare Cristo senza obiezioni. Emiliano sorridendo rispose al suo padrone: “Puoi comandare quello che vuoi, ti obbedirò, ma la mia fede è al di là dei tuoi decreti. Poiché riconosco un unico Signore, Gesù Cristo. Questo è il mio grande ed eterno Signore, che governa il mio corpo e la mia anima, e non lo rinnegherò mai “. Il dignitario pagano con odio schiaffeggiò Emiliano. Poi il Santo venne torturato e gettato nel fuoco. La moglie del dignitario pagano, che era cristiana di nascosto, seppellì con ogni onore le sue spoglie.

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